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Stretta in vista al diritto di ricorso degli ambientalisti

Due gru in mezzo a palazzi in costruzione.
Niente opposizioni ai progetti di superficie inferiore ai 400 m2. KEYSTONE/OBS/SCHWEIZERISCHER STAEDTEVERBAND / UNION DES VILLES SUISSES

In Parlamento si fa strada la proposta di limitare le opposizioni delle organizzazioni ecologiste contro i progetti immobiliari di superficie ridotta.

Il Consiglio nazionale ha adottato, con 113 voti contro 72, una modifica legislativa che prevede di restringere il diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste.

Secondo le norme vigenti, queste organizzazioni sono legittimate a ricorrere contro determinati progetti in caso di sospetta violazione di disposizioni federali in materia ambientale. Ne consegue che un’autorità giudiziaria è chiamata ad effettuare accertamenti sulla conformità alla legge di un progetto.

In proposito il deputato del Centro Philipp Matthias Bregy – che aveva depositato una iniziativa parlamentare sfociata nella revisione legislativa attualmente in discussione – ritiene che in relazione a edifici abitativi di minore importanza non sia giustificabile che le organizzazioni di protezione dell’ambiente possano fare ricorso.
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Dal suo punto di vista, i cittadini e le cittadine che desiderano costruire un immobile residenziale all’interno di una zona edificabile non devono temere che le associazioni ecologiste possano di regola inoltrare opposizioni.

Il tetto dei 400 m2

In concreto il testo approvato alla Camera bassa prevede di non più riconoscere il diritto di ricorso a queste associazioni per gli edifici abitativi con una superficie inferiore a 400 m2 (all’interno di zone edificabili). È comunque fatta salva la legittimazione di opporsi a progetti previsti in zone particolarmente sensibili.

Nello specifico si tratta di nuove costruzioni all’interno di centri abitati protetti, nelle immediate vicinanze di luoghi storici o monumenti culturali, come pure di progetti all’interno di biotopi d’importanza nazionale, regionale o locale o all’interno di spazi riservati alle acque.
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Durante il dibattito, lo schieramento progressista (PS e Verdi) ha invano chiesto di rinunciare alla modifica legislativa, sottolineando come un’iniziativa popolare contro il diritto di ricorso delle associazioni è stata respinta nel 2008 con il 66% dei voti.

L’ecologista Christophe Clivaz ha osservato che la proposta potrebbe essere utilizzata per aggirare le disposizioni sulle residenze secondarie introdotte con la cosiddetta iniziativa Weber.

Il centro-destra è stato compatto

Per la liberale Simone de Montmollin, invece, la modifica discussa in aula è “relativamente modesta” e ha lo scopo di applicare alla legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio gli stessi criteri di quella sulla protezione dell’ambiente, che, all’articolo 55, prevede la concessione del diritto di ricorso soltanto per i grandi progetti, ossia quelli che richiedono una valutazione dell’impatto ambientale.

La riforma, ha aggiunto la parlamentare ginevrina, garantirà anche una maggiore sicurezza di pianificazione nel settore edilizio, “il che non può che essere un fattore positivo in un periodo caratterizzato da una penuria di alloggi”.

Durante il dibattito particolareggiato la sinistra ha chiesto che venga perlomeno limitata a 250 m2 la superficie fino alla quale le associazioni non potranno più fare ricorso, un limite ritenuto già generoso, se si considera che la taglia media delle case individuali in Svizzera è di 170 metri quadrati.

Adesione del Governo

Con 112 voti contro 72, la maggioranza di centro-destra è riuscita però a confermare il limite a 400 m2, sostenuto anche dal consigliere federale Albert Rösti, per il quale una casa di 400 m2 è da considerarsi relativamente piccola.

Da parte sua Nicolò Paganini (Centro) ha rilevato che la soglia di 400 m2 è frutto di un compromesso dato che in commissione c’era chi voleva fissarlo a 600 m2. La revisione della legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio passa ora all’esame del Consiglio degli Stati.

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