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Spogliatoi scolastici, zona a rischio di vergogna e bullismo

palestra scolastica
Keystone-SDA

Gli spogliatoi degli impianti sportivi scolastici stanno diventando un punto caldo per bullismo, litigi e riprese non autorizzate con i cellulari: lo scrive oggi la NZZ am Sonntag (NZZaS), che al tema dedica un ampio approfondimento.

Il domenicale riferisce di un nuovo sondaggio dell’Associazione svizzera di educazione fisica nella scuola (ASEF), l’organizzazione dei docenti di ginnastica: il 39% di 458 insegnanti di sport interpellati riferisce di aver avuto problemi per risse negli spogliatoi, il 29% parla di episodi di mobbing. Diversi allievi hanno paura di essere filmati: secondo l’indagine, condotta dallo scienziato dello sport Gregory Quin dell’Università di Losanna per conto dell’ASEF, in quasi tre quarti degli istituti i ragazzi possono portare il cellulare negli spazi per cambiarsi.

“Ci sono sempre più problemi negli spogliatoi”, afferma Jonathan Badan, copresidente di ASEF, citato dal settimanale. Particolarmente diffusa è la vergogna: il 69% degli insegnanti afferma nel sondaggio che i loro alunni si vergognano quando fanno la doccia e il 35% quando si cambiano. Solo il 6% fa sempre la doccia dopo le lezioni di sport. L’associazione chiede quindi cambiamenti strutturali, come cabine individuali, per proteggere la privacy. “L’infrastruttura deve essere adattata in modo che gli alunni si sentano di nuovo a proprio agio, e non il contrario”, osserva Badan.

Il contesto generale è caratterizzato dall’abuso dei telefoni cellulari e dalla crescente insicurezza nei confronti del proprio corpo. Nel guardaroba i giovani si osservano da vicino e si confrontano: chi si depila le gambe, chi ha più muscoli, seni, peli intimi? “La paura del confronto è aumentata”, sostiene l’educatrice sessuale Claudia Mollet, a sua volta citata dalla NZZaS. “I giovani sanno che non c’è mai molta distanza dalla prossima fotocamera del telefonino: è diverso se si è visti da dieci paia di occhi o potenzialmente da migliaia di persone online”. Inoltre i social aumentano le aspettative, verso se stessi e verso gli altri.

Kaspar Vogel, insegnante in una scuola secondaria a Winterthur (ZH), sa quanto sia profonda la vergogna del corpo: durante un’escursione, la sua classe doveva percorrere un sentiero a piedi nudi, “ma alcune alunne si sono rifiutate di togliersi le scarpe perché non avevano preparato i piedi in modo adeguato”. Il docente ha fatto osservazioni analoghe nel calcio giovanile. “Dopo una partita di calcio, i bambini spesso tornano a casa con i vestiti sudati, quasi nessuno vuole più fare la doccia o cambiarsi”. Altri insegnanti riferiscono che i ragazzi si cambiano nelle cabine dei bagni: e per aggirare l’obbligo della doccia, alcuni si bagnano solo brevemente i capelli. Diversi ragazzi lasciano i pantaloni sotto il costume durante le lezioni di nuoto, per paura di mostrarsi nudi quando si cambiano.

Alcune città sono nel frattempo già passate all’azione. Zurigo, ad esempio, ha introdotto nuovi standard per i locali nel 2022: per ogni spogliatoio dovranno essere previste due cabine individuali con chiusura a chiave per “persone timide o molto attente al proprio corpo”. Si sta valutando l’installazione di tali cabine anche nell’area delle docce. La città di Berna sta progettando cabine individuali in diversi edifici scolastici e, in un caso, pareti divisorie nelle docce. E Basilea vuole “prestare maggiore attenzione alle infrastrutture adatte al genere” quando progetterà nuovi edifici e ristrutturazioni in futuro.

Ma non tutti accolgono con favore questa tendenza. Thomas Minder, presidente dell’Associazione svizzera dei presidi, mette in guardia dalle soluzioni puramente strutturali. “Vogliamo davvero evitare tutte le difficoltà in questo modo?”, si chiede in dichiarazioni riportate dal giornale. A suo avviso i conflitti nella vita scolastica quotidiana ci sono comunque e le misure strutturali da sole non possono evitarli e non risolverebbero tutti i problemi di spogliatoio: se non succedono lì si verificano semplicemente dietro l’edificio scolastico o lungo il tragitto verso la scuola. L’educazione e la sensibilizzazione degli insegnanti sono quindi più importanti di grandi investimenti. “Così si possono affrontare i problemi e i giovani imparano qualcosa per la vita”, argomenta l’esperto.

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