Secondo la stampa elvetica i timori della popolazione sull’e-ID vanno presi sul serio

Secondo la stampa svizzera, il risultato del voto sull'identità digitale, approvata per un soffio, evidenzia la diffusa sfiducia dei cittadini sia verso la tecnologia sia verso la competenza delle autorità nel gestirla.
La vittoria ottenuta solo sul fino di lana domenica dal progetto di introduzione di un’identità digitale dimostra che una parte della popolazione guarda con scetticismo agli sviluppi della tecnologia. Di questo bisognerà tenere conto, commenta lunedì la stampa svizzera.
Il Consiglio federale, tutti i principali partiti e gli ambienti economici hanno pienamente sostenuto questo progetto. Queste élite non sono riuscite a percepire i timori e gli interrogativi che hanno interessato tutte le generazioni e trasceso le divisioni politiche, scrive “Le Temps”.
Ciò dimostra che i cittadini sono preoccupati riguardo alla tecnologia e la loro fiducia, anche nelle autorità, è limitata, aggiungono “24 heures” e “Tribune de Genève”. Il ricordo del certificato Covid, che ha reso la vita difficile a chi non se lo è procurato, ha probabilmente pesato sull’esito del voto, rilevano i due quotidiani romandi.
Secondo “Watson”, così come l’arrivo delle automobili ha causato numerose vittime della strada, l’introduzione di un’identità digitale porterà inevitabilmente a fughe di dati e abusi. Si tratterà di prevenirli, di rafforzare costantemente gli strumenti di protezione e di perseguire i criminali, evidenzia il portale, che chiede inoltre “un quadro giuridico e pratico sicuro”.
La futura identità elettronica deve rimanere un’opzione e non diventare di fatto un obbligo, una promessa fatta dalle autorità che va mantenuta, indicano dal canto loro i giornali del gruppo ESH. “Così come il mantenimento del contante garantisce la libertà di scelta, dobbiamo assicurare che tutti possano continuare a utilizzare alternative non digitali per tutti i servizi importanti, senza vincoli o costi aggiuntivi”, mettono in rilievo “Le Nouvelliste”, “Arcinfo” e “La Côte”.
L’amministrazione si è fatta notare troppo spesso per progetti tecnologici falliti, scrive la “Neue Zürcher Zeitung”. Se la Confederazione commette errori anche stavolta, la poca fiducia che rimane andrà quindi rapidamente perduta.
Per le testate di Tamedia, il sì di misura è uno “schiaffo in faccia” al consigliere federale Beat Jans, all’intero governo e al Parlamento. Mostra infatti come praticamente la metà degli svizzeri non abbia fiducia nelle loro competenze in materia di progetti IT.
Gli oppositori dell’identità elettronica, alcuni dei quali provenienti dal campo critico nei confronti delle misure anti-Covid, sono riusciti a seminare dubbi, sottolineano invece i giornali di CH Media. I sostenitori, al contrario, non hanno dato l’impressione di combattere con passione per la propria causa e alla fine il tema è stato trattato come un oggetto di “categoria C”, il che ha rischiato di ritorcersi contro.
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