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Seco: “Non prevediamo un aumento massiccio di richieste di lavoro ridotto”

Il responsabile della Direzione del lavoro della SECO Jérôme Cosandey.
Il responsabile della Direzione del lavoro della SECO Jérôme Cosandey. Keystone-SDA

La Segreteria di Stato dell'economia (Seco) non prevede a breve termine un aumento massiccio delle richieste di lavoro ridotto a causa dei dazi doganali al 39% decisi dagli Stati Uniti.

Le aziende elvetiche hanno presentato alla Seco in luglio domande di indennità per circa 25’000 impieghi, ha indicato oggi in una conferenza stampa il responsabile della Direzione del lavoro Jérôme Cosandey. Si tratta di un numero nettamente inferiore rispetto a marzo, quando le istanze interessavano circa 37’000 impieghi. L’esperienza mostra che circa la metà delle richieste preliminari si tramuta poi in effettiva disoccupazione parziale.

È possibile che, con l’introduzione delle tariffe americane, le domande aumentino nuovamente: l’esperto non prevede però “un’esplosione” delle cifre. L’incertezza legata alle barriere doganali porterà comunque sicuramente le aziende a rinviare le decisioni di investimento e a limitare le assunzioni di personale.

In primavera il Consiglio federale ha esteso la durata massima delle indennità di lavoro ridotto da 12 a 18 mesi. Inoltre ha espressamente riconosciuto i dazi statunitensi come motivo per ricevere i compensi. Finora una richiesta su dieci si riferisce a tale motivo, ha affermato Cosandey. A suo avviso il lavoro ridotto si conferma un buon ammortizzatore del mercato del lavoro.

Nel complesso la Seco vede all’orizzonte un aumento della disoccupazione e mantiene i suoi scenari: nelle ultime previsioni economiche di giugno gli economisti bernesi hanno ipotizzato un tasso di disoccupazione medio del 2,9% per il 2025. In uno scenario con dazi americani elevati la disoccupazione in Svizzera salirebbe al 3,5% nel 2026, mentre con tariffe più moderate il tasso dovrebbe progredire al 3,2%.

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