Via il colore pelle dai criteri di ricerca nel sistema di ricerca della fedpol, Zurigo e Berna non ci stanno
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La decisione di fedpol di rimuovere l'indicazione del colore della pelle dal sistema di ricerca Ripol ha suscitato forti reazioni tra le autorità cantonali e gli esperti, alimentando un acceso dibattito sull'utilità e le implicazioni di tale misura.
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Sta facendo molto discutere la nuova direttiva dell’Ufficio federale di polizia (fedpol) relativa alla rimozione dell’indicazione del colore della pelle nel sistema di ricerca Ripol.
È “poco utile” e “motivata politicamente”, ha sostenuto il consigliere di Stato e responsabile del Dipartimento della sicurezza cantonale zurighese Mario Fehr nell’edizione di mercoledì della Neue Zürcher Zeitung. Pure da Berna giungono dure critiche.
“Abbiamo eliminato qualcosa di raramente utilizzato”, ha detto a Keystone-ATS la portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Miriam Knecht: tale indicazione si trova infatti in meno dell’1% dei casi. Venerdì scorso il sistema Ripol è stato quindi modificato di conseguenza.
Knecht ha aggiunto che invece l’eliminazione di termini relativi alla provenienza come “asiatico”, “orientale” o “slavo”, di utilizzo più frequente, non è in discussione.
Non tutti hanno però preso bene la novità. La polizia cantonale zurighese continuerà a inserire nel sistema d’informazione Polis, suo strumento primario, il colore della pelle in aggiunta ad altri tratti fisici quali il colore dei capelli, la presenza di tatuaggi e la corporatura, ha spiegato Fehr.
Sulla stessa lunghezza d’onda il canton Berna. In una lettera inviata a fedpol, che Keystone-ATS ha potuto consultare, il consigliere di Stato Philippe Müller ha affermato di “non essere d’accordo con la decisione”, definendola “oggettivamente errata”, in quanto complica l’operato delle forze dell’ordine, e invitando a riconsiderarla. Si è detto inoltre “sorpreso”, poiché si è rinunciato a coinvolgere i Cantoni e soprattutto le polizie cantonali.
Ticino: Ripol è competenza di fedpol
Dal canto suo, la polizia cantonale ticinese sottolinea come Ripol faccia parte dell’ambito di competenze di fedpol.
A Basilea Città, l’intenzione è di continuare a utilizzare la banca dati così come viene offerta, mentre a Lucerna la polizia si atterrà alle disposizioni di fedpol. Ginevra ha preso atto della direttiva, ma vuole svolgere “un’analisi approfondita, in particolare del contesto operativo”.
Una decisione “assurda”
Patrice Zumsteg, ricercatore e insegnante in materia di diritti fondamentali e diritto di polizia alla Scuola universitaria professionale zurighese di scienze applicate (ZHAW), ritiene la decisione di fedpol “assurda”. Zumsteg distingue tra diverse forme di profilazione. Quella descrittiva viene utilizzata nelle indagini penali: serve a capire che aspetto ha una persona ricercata. In questo contesto, il colore della pelle può essere un criterio utile, rileva l’esperto.
Diventa problematico il procedimento inverso, detto profilazione razziale. In questo caso si parte dal presupposto che qualcuno sia un criminale soltanto poiché appartenente a una certa etnia. Tuttavia, una ricerca mirata e una profilazione razziale non sono assolutamente la stessa cosa.
Stando a Zumsteg inoltre, è pure assurdo che i termini relativi alla provenienza siano stati mantenuti. Denominazioni come “asiatico” o “slavo” vengono in effetti a suo giudizio associate a stereotipi e potrebbero essere altrettanto discriminatorie.
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