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Fino a 8 miliardi per la difesa aerea, si vota

Formazione di aerei alta in cielo e, in primo piano, persone che li fotografano.
F/A-18 e F-5 Tiger, velivoli attualmente in dotazione all'esercito svizzero, durante un'esibizione nell'ottobre 2017. © KEYSTONE / CHRISTIAN MERZ

L'acquisto di nuovi jet da combattimento e di un sistema di difesa terra-aria deve essere suscettibile di referendum. Lo ha deciso venerdì il governo svizzero, che sottoporrà al parlamento un progetto "di ampia portata" per una spesa fino a 8 miliardi di franchi.

Un’eventuale votazione popolare sul Programma Air2030Collegamento esterno si terrà al più tardi a fine 2020, cioè prima della scelta del tipo di aereo. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsECollegamento esterno) ha annunciato venerdì stesso che lancerà il referendum.

Una votazione di principio

Il Consiglio federale invierà il progetto alle Camere, verosimilmente entro fine anno, in forma di decreto programmatico, ovvero una decisione preliminare su come l’obiettivo debba essere perseguito, che è soggetta a referendum se di “ampia portata”.

Una formaCollegamento esterno prevista dalla legge sul ParlamentoCollegamento esterno che, a conoscenza del consigliere federale Guy Parmelin, è utilizzata per la prima volta. L’ampia portata, ha aggiunto il ministro della difesa, è data “dall’importanza della protezione e della difesa dello spazio aereo per la sicurezza della popolazione e dal considerevole onere finanziario”.

“Rinnovo fondamentale”

Votando entro il 2020 sul programma, ha spiegato Parmelin, si eviterà “che la campagna referendaria sia influenzata dalle discussioni sulla scelta del futuro modello di aereo militare” [cfr. ‘Il precedente da evitare’].

Secondo il ministro è importante rinnovare tali armamenti poiché “non è escluso che in futuro il nostro Paese possa trovarsi coinvolto in un conflitto armato”.

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La consultazioneCollegamento esterno sul progetto dovrebbe durare fino a giugno. Entro fine anno, il decreto programmatico dovrebbe giungere sui banchi del Parlamento. Previo nullaosta delle Camere, il pacchetto di difesa sarà soggetto a referendum facoltativo.

L’acquisto dei velivoli sarebbe poi proposto al Parlamento verosimilmente nel 2022.

Il precedente da evitare

Nel 2014, lo stanziamento per l’acquisto dei cacciabombardieri svedesi Gripen era stato bocciato in votazione popolare, rendendo vani i lavori di pianificazione. Quel che il governo svizzero, questa volta, vorrebbe evitare.

Nulla impedisce tuttavia che dopo un “sì” di principio nel 2020, sia nuovamente lanciato un referendumCollegamento esterno nel 2022.

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Con un “no”, avverte Guy Parmelin, “si creerebbe un’enorme lacuna”. Gli attuali jet da combattimento F/A-18 raggiungeranno la fine del ciclo di impiego nel 2030, mentre i rimanenti Tiger F-5 possono già ora essere impiegati solo di giorno e col bel tempo.

I sistemi di difesa terra-aria Rapier, Stinger e contraerea media giungeranno anch’essi prossimamente al termine del periodo di utilizzo.

I caccia in lizza

In attesa che si voti, l’Ufficio federale dell’armamento ha già preso contatto con i governi di Stati Uniti, Germania, Svezia e Francia per valutare aerei da combattimento e sistemi di difesa terra-aria. 

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In lizza ci sono il Rafale francese, l’Eurofighter tedesco, l’F-35 americano e il Gripen svedese.

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