Riforma della pensione giunta in porto
Donne in pensione a 65 anni ed età di pensionamento, IVA su di 0,4 punti per garantire il finanziamento ma nessun contributo dalla Banca nazionale: sono i punti centrali della riforma 'AVS21', la prima dal 1997, che ha concluso mercoledì, il suo iter parlamentare. Ultima parola al popolo.
La riforma della pensione, in Svizzera come in Italia, scalda gli animi dei politici. Nella Confederazione sono anni che i parlamentari sono alle presa con una riforma necessaria della pensione, senza però trovare un compromesso accettabile per tutte le parti. Mancava un finanziamento certo per il futuro e le soluzioni dove trovare i soldi sono state spesso bocciate.
Dopo lunghissime discussioni, mercoledì finalmente l’iter parlamentare è però arrivato alla sua fine. La riforma dovrà garantire la solidità del cosiddetto primo pilastro fino al 2030 (il sistema pensionistico elvetico si basa su tre pilastri: l’AVS, il secondo pilastro, ambedue obbligatori e il terzo pilastro che è un’assicurazione privata facoltativa). La solidità sarà garantita dai risparmi annui a regime per 1,4 miliardi, ma ad avere l’ultima parola sarà senz’altro il popolo: il ritocco dell’IVA comporta una modifica costituzionale, dunque sottoposta al giudizio dei cittadini. Inoltre è già stato preannunciato un referendum contro la modifica della legge.
Sulla riforma le due camere del Parlamento hanno mantenuto fino alla fine delle piccole divergenze, Mercoledì mattina hanno infine dato il via libera alle proposta della conferenza di conciliazione sull’ultima divergenza rimasta. Per le donne che andranno in pensione nei primi nove anni dopo l’introduzione della riforma (quelle nate fra il 1960 e il 1968 se sarà applicata dal 2023) sono previste delle compensazioni sotto forma di supplementi di rendita modulati secondo il reddito e nel tempo. La domanda era se questi dovessero o meno essere presi in considerazione nel calcolo delle prestazioni complementari. Gli Stati propendevano per il sì, il Nazionale per il no ed è stata questa seconda versione a spuntarla.
Donne in pensione a 65 anni
Il punto più contestato del progetto era però l’aumento dell’età di pensionamento delle donne, già discriminate a livello salariale e di rendite – ha argomentato la sinistra, contraria – mentre il centro-destra ha replicato ricordando come in media le donne vivono (e quindi ricevono una rendita) quattro anni più a lungo degli uomini. Con questa riforma, inoltre, le rendite non diminuiranno. Ha prevalso la volontà di non accumulare debiti a scapito delle generazioni future.
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