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Rendite di vedovanza con limite di tempo, non tutti sono d’accordo

Uomo solo su una panchina guarda uno specchio d'acqua.
A livello contabile, si calcola una riduzione delle spese di circa 720 milioni di franchi per l'AVS. La Confederazione risparmierà 160 milioni. KEYSTONE

Il Consiglio federale vuole eliminare una disparità concernente il versamento delle rendite: le donne beneficiano di una rendita a vita, mentre i vedovi unicamente fino al raggiungimento della maggiore età dell'ultimo figlio. La situazione sta per cambiare ma non tutti sono d'accordo.

Per alcuni è un progetto equilibrato e sensato, mentre per altri una novità che rischia di avere un impatto negativo sui più svantaggiati, in particolare le donne. Si tratta della modifica della Legge federale sull’assicurazione per la vecchiaia e per i superstitiCollegamento esterno (AVS), con la quale il Consiglio federale vuole eliminare una disparità di trattamento tra i sessi concernente il versamento delle rendite per chi rimane vedovoCollegamento esterno.

In una sentenza del 2022, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva criticato il fatto che in Svizzera le vedove beneficiassero di una rendita a vita, mentre i vedovi unicamente fino al raggiungimento della maggiore età da parte dell’ultimo figlio.

Fine rendite a vita

Il progetto governativo, presentato in dicembre e la cui fase di consultazione è terminata oggi, prevede quindi di abolire le rendite perenni. La riforma introduce prestazioni collegate al periodo di educazione dei figli e indipendenti dallo stato civile dei genitori.

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Per quanto riguarda i casi di vedovanza insorti dopo l’entrata in vigore della revisione, a chi ha un figlio di cui occuparsi sarà concessa una rendita fino a quando questi non avrà compiuto 25 anni. Un aiuto transitorio della durata di due anni andrà invece alle persone che non hanno più figli a carico. Prestazioni complementari sono inoltre state pensate per gli over 58 che si ritrovano in una situazione di precarietà.

Passando a chi già ora riceve una rendita, il sostegno sarà mantenuto per le persone di 55 anni e più. Per i cittadini di età inferiore, gli aiuti verranno per contro soppressi entro due anni dall’entrata in vigore della modifica. Gli over 50 beneficiari di prestazioni complementari non sono toccati dalla riforma.

A livello contabile, si calcola una riduzione delle spese di circa 720 milioni di franchi per l’AVS. La Confederazione risparmierà 160 milioni.

Opinioni discordanti

Per Pro SenectuteCollegamento esterno, associazione attiva in favore degli anziani, è giusto eliminare le rendite a vita, dato che si tratta di un sistema basato su realtà sociali ormai antiquate. “È comprensibile che l’accento sia messo sul periodo di presa a carico e di educazione dei figli”, evidenzia.

Anche stando alla Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS), il principio della modifica è giusto: al posto di concedere una rendita indipendentemente dai bisogni, vengono valutate le varie situazioni dopo un decesso.

Di avviso opposto Pro FamiliaCollegamento esterno, secondo cui la riforma “viene attuata a spese delle donne”. Per l’organizzazione, si rischia in effetti di creare contesti di precarietà le cui principali vittime sono donne che hanno diminuito la loro attività professionale per occuparsi della famiglia. La Federazione associazioni dei pensionati e d’autoaiuto in Svizzera (FARES) ritiene pure che il progetto riduca la sicurezza sociale dei nuovi vedovi e vedove.

Critiche da sinistra

Fra i partiti, il PLR definisce la revisione “equilibrata”. Essa abolisce una disparità di trattamento, prevede prestazioni transitorie e tiene conto dei casi di rigore. Approvazione giunge anche dall’UDC, contenta sia della fine delle rendite a vita per le donne sia dei risparmi per le casse federali.

Stando al Centro, è positivo che il progetto consideri le realtà sociali attuali e i modelli famigliari. Dal canto suo, il PS è soddisfatto che si introducano diritti uguali per i due sessi, ma rifiuta i tagli preventivati.

Restando a sinistra, i Verdi respingono la proposta dell’esecutivo, in quanto deteriora le prestazioni per alcune categorie di donne. Gli ecologisti sospettano che il vero obiettivo sia spendere meno, e non rimediare alle disuguaglianze fra i generi.

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