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Accordo con l’UE, il governo porta avanti i negoziati

Continuano le trattative tre Berna e Bruxelles per arrivare a un accordo istituzionale, ma le regole elvetiche riguardanti i lavoratori distaccati europei restano un ostacolo. Nel frattempo il governo elvetico, come "segnale di buona volontà", ha deciso di rinnovare il contributo di coesione da 1,3 miliardi a favore dei paesi dell'Unione. Il Parlamento potrebbe esprimersi già in dicembre.

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Per arrivare a un accordo istituzionale, Bruxelles vuole concessioni da Berna sulle regole riguardanti i lavoratori distaccati. Per questo, la Confederazione tenterà ancora di trovare un dialogo con i sindacati, ha detto venerdì il ministro degli esteri Ignazio Cassis.

Il Governo ha ribadito che intende continuare a trattare nell’ambito del mandato attuale per raggiungere un’intesa su tutte le questioni aperte, ha precisato il ministro ticinese, sottolineando ancora l’importanza di preservare i provvedimenti a protezione dei lavoratori in vigore in Svizzera.

In particolare, l’Ue ha sempre considerato la regola degli 8 giorni, e la cauzione che le ditte estere devono depositare quando intendono inviare lavoratori distaccati in Svizzera, “contraria all’accordo sulla libera circolazione delle persone”, ha ricordato Cassis. Su questo punto Bruxelles non pare pronta a fare concessioni.

Il miliardo di coesione, “segnale di buona volontà”

Anche quale segnale psicologico, il governo svizzero ha quindi deciso oggi di rinnovare per altri dieci anni il contributo di coesione agli Stati Ue.

Buona parte di questa somma verrà impiegata nei paesi dell’est europeo per promuovere soprattutto la formazione professionale, mentre una fetta degli 1,3 miliardi di franchi previsti andrà ai paesi del Sud del continente al fine di gestire il problema migratorio.

Secondo il governo, il contributo fa gli interessi della Svizzera. Il Parlamento, forse già in dicembre, potrà esprimersi sull’opportunità o meno di concedere questo aiuto, ha affermato Cassis.

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