Quasi una persona attiva su due teme che l’IA le rubi il posto di lavoro
Sempre più lavoratrici e lavoratori in Svizzera utilizzano l’intelligenza artificiale, ma cresce anche la preoccupazione per il suo impatto sull’occupazione.
Le lavoratrici e i lavoratori svizzeri utilizzano sempre più spesso l’intelligenza artificiale (IA), ma nel contempo molti temono le conseguenze che le nuove tecnologie avranno sui posti di lavoro. È quanto emerge da un sondaggio condotto a livello europeo dalla società di consulenza EY.
L’86% delle 500 persone interpellate nella Confederazione (su 4’900 totali) ricorre all’IA, una quota in ulteriore crescita rispetto all’82% rilevato un anno fa, spiega EY in un comunicato diffuso mercoledì. Man mano che l’uso dell’IA si diffonde sempre più dipendenti si rendono però conto che le applicazioni potrebbero portare le aziende ad avere bisogno di meno personale: il 76% pensa che l’uso dell’intelligenza artificiale porterà alla perdita di impieghi e quasi la metà (43%) è preoccupata per l’impatto dell’IA sul proprio posto. Quest’ultimo dato è in linea con il 42% rilevato a livello continentale.
Chi utilizza l’IA in Svizzera usa più frequentemente applicazioni per la creazione di testi (58%), chatbot (39%), programmi di traduzione (35%) e assistenti linguistici (29%). Gli intervistati vedono il maggior potenziale delle applicazioni di IA nelle aree del risparmio di tempo (56%), della prevenzione degli errori (38%) e della riduzione dei costi (36%).
“Il timore di perdere il posto di lavoro è comprensibile, ma una comunicazione chiara in materia di tecnologie da parte del management e le opportunità per i dipendenti di costruire o approfondire le proprie conoscenze sull’IA possono aiutare a rispondere alle preoccupazioni”, afferma Adrian Ott, esperto di EY Svizzera, citato nella nota. A suo avviso i datori di lavoro devono puntare sulla formazione.
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