Il sogno eritreo di un viticoltore ticinese
Trovare un vitigno adatto agli altopiani dell'Eritrea e permettere alle piccole aziende familiari di produrre uva da tavola: è il progetto che accarezza da tempo Adriano Kaufmann.
Bernese di origine, Adriano Kaufmann è un personaggio noto e rispettato nel mondo della viticoltura ticinese. Installatosi negli anni ’80 nel cantone a sud delle Alpi, ha svolto opera da pioniere, introducendo ad esempio nuovi vitigni, sperimentando e soprattutto puntando sulla viticoltura biodinamica.
Oggi in pensione, Kaufmann non ha perso questo spirito pionieristico e da circa quattro anni sta provando ad esportare le sue conoscenze in un paese di cui si è innamorato, l’Eritrea.
Il suo obiettivo è di trovare i vitigni più adatti per produrre uva da tavola e permettere così a piccole aziende familiari di avere altre fonti di entrata.
Da alcuni anni ha così piantato un vigneto sperimentale di circa 4’000 metri quadrati a 2’000 metri di altitudine, in cui vengono valutate 17 diverse qualità di viti e la loro resistenza alle malattie.
Le difficoltà sono però tante. “Ci sono grandi problemi di grandine e di termiti”, spiega Kaufmann alla Radiotelevisione svizzera. “Stiamo cercando delle soluzioni biologiche. Con la chimica non sarebbe un problema, ma non vogliamo”.
Lo scopo, come detto, è di produrre uva da tavola e non uva per la vinificazione. Nello Stato del Corno d’Africa manca tutto, anche le bottiglie, e sarebbe necessario aprire l’economia. “Finché non c’è un libero mercato e i privati non hanno la possibilità di importare – osserva Adriano Kaufmann – non si può fare niente”.
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