“Inaccettabile nel triage il criterio dell’età”

La fondazione svizzera a favore delle persone anziane Pro Senectute chiede di stralciare le soglie di età contenute nelle direttive che il personale medico è chiamato a seguire per decidere chi curare per primo in caso di carenza di letti di terapia intensiva. L'Accademia svizzera delle scienze mediche e la Società svizzera di medicina intensiva, che hanno elaborato il protocollo, si difendono: l'età non costituisce, in sé e per sé, un fattore di esclusione.
Anche la versione più recente delle direttive Collegamento esternoelvetiche, elaborata a inizio novembre, cita esplicitamente le soglie di 65 e 85 anni (abbinate a un grado di fragilità clinica medio-alto) quali criteri a sfavore del ricovero. Parametri simili valgono in molti Paesi.
Tuttavia l’età -assicura Andreas Perren, direttore sanitario e primario di medicina intensiva all’ospedale di Bellinzona- “di per sé non è un criterio importante. Quel che si cerca di individuare quando si valuta il paziente è com’è la sua prognosi a breve termine. È quindi un criterio che dev’essere preso in considerazione assieme ad altri”.
Per Pro Senectute è comprensibile che se ne tenga conto, ma non che il protocollo includa delle soglie. “In questa pandemia una soglia d’età chiara e rigida è inaccettabile”, dichiara il portavoce della fondazione Peter Burri Follath. “L’individuo deve essere valutato sulla sua possibilità di guarire. Certo la mortalità e più alta tra le persone anziane, ma l’età non deve essere un criterio per escludere certi trattamenti medici promettenti”.
Per inciso, finora in Svizzera non è stato necessario far capo alle direttive, come conferma il servizio RSI.
Il testo contestato: Pandemia Covid-19: triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorseCollegamento esterno [punto 4.3]
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 01.12.2020)

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