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Nelle grandi aziende svizzere lo scarto tra gli stipendi resta enorme

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Il Ceo di Ubs Sergio Ermotti è il top manager più pagato in Svizzera. © Keystone / Georgios Kefalas

La differenza tra i salari più alti e quelli più bassi nei grandi gruppi elvetici rimane abissale: lo denuncia il sindacato Unia, che martedì ha pubblicato il suo studio annuale sulla forbice salariale.

Per il suo studioCollegamento esterno, il sindacato ha analizzato le retribuzioni delle 36 principali imprese svizzere nel 2018. La forbice salariale – rileva Unia – si è ridotta leggermente, scendendo a un rapporto di 1 a 134, rispetto all’1 a 137 dell’anno prima.

La discrepanza maggiore – di 1 a 267 – la si ritrova tra le buste paga di Ubs, diretta dal manager più pagato del paese, Sergio Ermotti. Nel 2018 il ticinese ha guadagnato 13,9 milioni di franchi, una cifra lievemente inferiore (-0,6%) di quella dell’anno precedente. In altre parole, Ermotti ha incassato 7’700 franchi all’ora. “Due mesi da amministratore delegato di Ubs – rileva Unia nel suo studio – valgono quanto 50 anni di lavoro in una casa di cura”.

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Secondo il sindacatoCollegamento esterno, il livello delle retribuzioni versate agli amministratori delegati (181 milioni) e ai membri delle direzioni delle 36 imprese analizzate (quasi un miliardo di franchi) mostra che “l’iniziativa contro le retribuzioni abusive non ha permesso di risolvere il problema dei salari esorbitanti”. Questa iniziativa popolare – che si prefiggeva appunto di porre dei limiti agli stipendi dei top manager – era stata accettata dai votanti nel 2013.

Il sindacato è critico anche per quanto riguarda i compensi versati ai top manager delle grandi aziende parastatali. Il Ceo di Swisscom Urs Schaeppi ha guadagnato 1,5 milioni, mentre i suoi omologhi della Posta Ulrich Urni 1,1 milioni e delle Ferrovie Federali Svizzere Andreas Meyer circa un milione.

Tre anni fa, il consigliere nazionale socialista e membro della direzione di Unia Corrado Pardini aveva presentato una mozioneCollegamento esterno in cui chiedeva un tetto massimo di 500’000 franchi per i quadri delle ditte di cui la Confederazione è azionista di maggioranza. La proposta era però stata respinta dal Governo, secondo cui introdurre dei tetti massimi avrebbe causato “un’ingerenza troppo forte e diretta nella gestione della aziende”.

Più soldi agli azionisti che all’insieme dei collaboratori

Nello studio, Unia ha analizzato anche le differenze tra i dividendi versati agli azionisti e le somme pagate all’insieme dei collaboratori.

Tre aziende hanno versato più soldi agli azionisti che ai dipendenti. In cima alla ‘classifica’ vi è la Ems Chemie: i costi per il personale si sono attestati a 244 milioni, mentre agli azionisti sono andati 432 milioni. La sola famiglia Blocher, azionista di maggioranza dell’azienda, “ha incassato 57,6 milioni in più rispetto ai salari versati complessivamente a tutti i 3’075 collaboratori”, rileva il sindacato.

Altri grandi gruppi come Nestlé e Novartis, che l’anno scorso hanno versato dividendo nell’ordine di miliardi e avviato progetti di riacquisto di azioni in grande stile, hanno invece nello stesso tempo annunciato uno smantellamento di rispettivamente 550 e oltre 2000 impieghi.

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