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Più trasparenza nei mandati dei parlamentari? Non se ne fa nulla

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All'origine della proposta vi era l'ex consigliera agli Stati ecologista Lisa Mazzone. Keystone / Peter Klaunzer

Il Consiglio degli Stati ha respinto martedì una proposta che chiedeva maggiore trasparenza in merito alle attività accessorie dei parlamentari e delle parlamentari.

L’iniziativa parlamentareCollegamento esterno presentata dalla verde Lisa Mazzone chiedeva di introdurre nella legge un obbligo di dichiarazione più preciso dei redditi derivanti dalle attività accessorie degli eletti e delle elette.

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Per 22 voti contro 18, la Camera dei Cantoni ha però ritenuto che le norme attuali sono sufficienti.

Oggi i parlamentari devono annunciare le loro attività accessorie e indicare se queste sono remunerate. L’esponente ecologista ginevrina proponeva di completare questa disposizione in modo da divulgare l’ordine di grandezza del reddito e la data di inizio dell’attività in questione. L’attività lavorativa principale non era soggetta all’obbligo di dichiarazione.

Tale trasparenza consentirebbe al pubblico di essere meglio informato sulle attività dei parlamentari e aumenterebbe il livello di fiducia nel Parlamento, ha sostenuto il verde Mathias Zopfi. La trasparenza consentirebbe anche di porre fine alle speculazioni sull’importo potenzialmente elevato di determinate retribuzioni, ha aggiunto. Per la centrista Heidi Z’Graggen si tratta di “garantire che le nostre decisioni sono prese in modo indipendente”.

Per la maggioranza della camera, tuttavia, il Parlamento ha già fatto molto in termini di trasparenza, come sottolineato dal liberale radicale Benjamin Mühlemann. Il relatore commissionale, il socialista Daniel Jositsch, ha definito la proposta non appropriata, dato che il mandato parlamentare non viene esercitato a tempo pieno. La Svizzera funziona con un parlamento di milizia, ha ricordato.

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