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Ecco come gestiremo gli anziani del futuro

A un anziano signore, a casa sua, viene misurata la pressione da un infermiera.
La strategia cantonale ruota attorno al principio che chi invecchia preferisce farlo a casa propria. © Keystone / Gaetan Bally

Il numero di persone oltre i 65, ma sopratutto oltre gli 80 anni, in Ticino nel 2030 sarà importante. Gli anziani di domani saranno però diversi da quelli di oggi, per quanto riguarda formazione, finanze, salute e tecnologia, e l'autonomia sarà un fattore sempre più importante.

Le autorità ticinesi hanno quindi adottato una pianificazione che favorisce la scelta di restare a casa propria, integrando la politica delle case per anziani con l’assistenza e la cura a domicilio e i vari servizi sul territorio.

Sono stati lanciati anche diversi approfondimenti più a lungo temine, fino al 2040, su temi che vanno dalle badanti alla formazione del personale, fino alla costruzione di case per anziani. I costi previsti sono di 340 milioni di franchi all’anno, di cui l’80% sarà a carico dei Comuni.

L’anziano di domani

“Le condizioni di vita della popolazione anziana dovrebbero continuare a migliorare anche in futuro. L’anziano di domani sarà una persona con un grado di formazione più elevato, che beneficia di una situazione economica relativamente confortevole, che godrà di migliore salute, più attivo e connesso rispetto a oggi. Avrà però anche meno figli”: a tracciare il ritratto e Stefano Cavalli, professore alla SUPSI e responsabile del centro competenze anziani.

Un ritratto che però non vale per tutti ed emerge un segnale inquietante: “È una popolazione molto eterogenea”, afferma Cavalli, e se negli ultimi anni si è assistito a un continuo miglioramento delle condizioni di salute – che dipende molto da formazione, professione e reddito – questo trend “sembra destinato a proseguire in futuro per le persone più privilegiate, mentre nelle persone con un livello di più basso sembrerebbe che si possa assistere a un declino rispetto alle generazioni precedenti”.

Di queste differenze dovute alle circostanze sociali si dovrà tener conto anche nella strategia cantonale per la terza età, afferma Cavalli. Servirà un’attenzione particolare per i gruppi particolarmente vulnerabili.

Il progetto presentato venerdì dalle autorità ticinesi, mette l’accento anche sul ruolo dei famigliari curanti. Con il calo dei figli saranno sempre meno, ma, afferma Cavalli, “bisogna anche riconoscere che gli anziani stessi, in particolare quelli più giovani, sono un’importante risorsa dentro la famiglia e non solo. Rendono servizi a vicini, conoscenti e amici”.

Il servizio del Quotidiano:

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Ruota attorno al principio che chi invecchia preferisce farlo a casa propria e stima l’evoluzione della popolazione anziana nel prossimo decennio: nel 2030 gli ultra 80enni saranno aumentati del 50%, saranno 38’000, e gli ultra 65enni del 40% a 108’000 persone. Occorrerà quindi un potenziamento degli enti che si occupano della categoria, dall’aiuto a domicilio fino alle case di riposo passando per i centri diurni, oltre a un maggior dialogo fra gli stessi. Per l’assistenza a casa occorreranno in particolare – si calcola – 740’000 ore di lavoro in più. In un momento di emergenza finanziaria, inoltre, emerge come i costi sono destinati ad aumentare da 200 a 340 milioni di franchi annui. La pianificazione si basa su dati e tendenze di prima della pandemia e dovrà essere aggiornata attorno a metà decennio, ma di alcuni insegnamenti del coronavirus si è già tenuto conto, in particolare della necessità di disporre nelle strutture stazionarie di camere singole.

tvsvizzera.it/fra con RSI


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