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Perché il Ticino fa parte della Svizzera?

illustrazione con un palazzo e un gruppo di soldati
Il corpo dei volontari luganesi verso il 1798. Penna e inchiostro di Rocco Torricelli. Collezione Città di Lugano

Oggi nessuno mette in dubbio l'appartenenza del Canton Ticino alla Svizzera. Tuttavia, colpi di Stato, rivoluzioni e movimenti indipendentisti hanno lasciato il segno su questo rapporto. Vediamo più da vicino cosa si nasconde dietro l'apparente ovvietà di questa Svizzera a sud delle Alpi.

Il mattino del 15 febbraio 1798, un gruppo di uomini armati fa irruzione nel municipio di Lugano. I putschisti rovesciano le autorità confederate di Lugano, prendono in ostaggio il balivo Jost Remigi Traxler di Nidvaldo e chiedono che Lugano venga incorporata nella Repubblica Cisalpina. Cosa sta succedendo? Chi è questo balivo e perché Lugano dovrebbe entrare nella Repubblica Cisalpina?

Nel 1798, l’attuale Ticino era costituito esclusivamente da Paesi soggetti alla vecchia Confederazione. Nel 1521, i Confederati avevano conquistato la regione dal Passo del San Gottardo fino a Chiasso, rosicchiando il Ducato di Milano. Ma c’era ancora molta strada da fare prima che nascesse il Canton Ticino. Uri regnava da solo sulla Leventina e, insieme a Svitto e Nidvaldo, fondò i baliaggi di Blenio, Riviera e Bellinzona. I 12 capoluoghi confederati governavano congiuntamente gli altri baliaggi di Locarno, Vallemaggia, Lugano e Mendrisio, che erano Paesi soggetti e che dovevano fornire soldati ai loro padroni stranieri e versare loro tasse come le decime.

SWI swissinfo.ch pubblica regolarmente articoli dal blogCollegamento esterno del Museo nazionale svizzero dedicati a temi storici. Gli articoli originali sono generalmente in tedesco, talvolta in francese o in inglese.

Il sistema di governo confederato iniziò a vacillare solo nell’estate del 1797, quando Napoleone Bonaparte completò la sua vittoriosa campagna d’Italia e istituì la Repubblica Cisalpina sul modello francese, ispirata agli ideali rivoluzionari di libertà, uguaglianza e fraternità. Napoleone liberò i sudditi della sua Repubblica e poi estese i principi egualitari e libertari ai Paesi soggetti della regione. Integrò così la Valtellina, già parte dei Grigioni, nella Repubblica Cisalpina. Questi eventi furono la miccia che accese la contestazione nei confronti dei balivi. Il 15 febbraio 1798, a Lugano, i sostenitori della Repubblica Cisalpina colsero l’occasione per porre fine alla dominazione confederata. La strada sembrava spianata per integrare la Repubblica Cisalpina.

Illustrazioni di due città
Le città di Lugano (sopra) e Belllinzona verso il 1654, incisione su legno di Matthäus Merian. Eth-bibliothek Zürich, Alte Und Seltene Drucke

Ma così non fu. Un corpo di volontari luganesi scacciò i golpisti il giorno stesso del colpo di Stato, per impedire l’incorporazione nella repubblica rivoluzionaria di Napoleone, senza però ripristinare il dominio confederale appena cancellato. Il balivo Traxler fu liberato, ma dovette abbandonare la città e lasciare il governo ai luganesi, che la sera stessa eressero in quella che si chiamava allora Piazza Grande (oggi Piazza Riforma) un albero della libertà, sul modello della Rivoluzione francese. Ma al posto del berretto giacobino, coronarono l’albero con un cappello simile a quello di Guglielmo Tell, e lo slogan “liberi e svizzeri” si diffuse in tutta la città. Vogliamo essere degli svizzeri liberi!

Gli altri baliaggi seguirono rapidamente l’esempio di Lugano. I loro sudditi si liberarono dichiarando fedeltà alla Confederazione. Una domanda è quindi lecita: perché gli ex sudditi non voltarono le spalle ai loro ex governanti? Cosa rendeva la vecchia Confederazione così attraente rispetto alla rivoluzionaria Repubblica Cisalpina?

cartina geografica
La Repubblica Cisalpina (in verde) nel 1799. wikipedia

In quei tempi turbolenti, la conservazione dell’autonomia locale era fondamentale per gli ex sudditi. Sotto l’autorità della Confederazione, ogni comune era ampiamente autonomo. Quella che allora si chiamava VicinanzaCollegamento esterno (forma di organizzazione comunitaria) aveva piena autonomia nella gestione di beni comuni come boschi e altri terreni. L’organizzazione necessaria per l’utilizzo dei beni collettivi e l’assenza di interferenze da parte dei governanti confederati contribuirono alla nascita di sistemi politici, giuridici ed economici autonomi a livello locale.

Nel 1798, queste Vicinanze volevano conservare le loro antiche strutture e la loro autonomia, che corrispondevano a quelle delle corporazioni e delle cooperative delle città federate. Nella Repubblica Cisalpina, invece, i comuni erano stati ridotti a semplici unità amministrative prive di autonomia politica. Le strutture federali offrivano quindi vantaggi tangibili agli ex Paesi soggetti: rimanendo all’interno della Confederazione, essi conservavano le loro prerogative politiche, culturali e materiali.

soldati in una piazza
L’insurrezione del 15 febbraio 1798, acquarello di Rocco Torricelli. Collezione Città di Lugano

Il Ticino appare nel XIX secolo…

Nel 1798 – è bene precisarlo – il canton Ticino non esisteva ancora. Ogni baliaggio si era dichiarato indipendente e questi nuovi piccoli Stati avevano poco in comune. Si differenziavano politicamente, culturalmente ed economicamente. Queste differenze regionali persistevano anche nella Repubblica ElveticaCollegamento esterno. Nell’estate del 1798, l’intervento militare francese trasformò l’ex Confederazione in uno Stato unitario centralizzato sul modello francese. I generali francesi volevano unire gli ex Paesi soggetti delle Alpi meridionali in un unico Cantone, ma non ci riuscirono. Due Cantoni, Lugano e Bellinzona, furono creati in fretta e furia a seguito di profonde differenze locali e di forti richieste di autonomia.

La Repubblica Elvetica scomparve quasi subito, dissolta dall’Atto di mediazione del 1803. Napoleone istituì la Confederazione Elvetica, che d’allora in poi fu concepita come uno Stato federale. Questa riorganizzazione vide, tra l’altro, la creazione del Canton Ticino, un piccolo Stato sovrano che comprendeva gli otto ex baliaggi.

paesaggio di montagna
Vista al di sopra di Campo, in Val di Blenio. swissinfo.ch

Appena unificato, il Ticino rischiò però di collassare di nuovo. Nel 1815, la Svizzera era determinata a preservare la propria integrità territoriale. Dopo la fine del regno di Napoleone e l’inizio della Restaurazione in seguito al Congresso di Vienna, alcuni cantoni avevano messo gli occhi sui loro ex Paesi soggetti. Anche Uri voleva riavere la Leventina. Il Governo ticinese riuscì, seppur con molte difficoltà, a impedire il ripristino delle infeudazioni precedenti al 1798 e nel 1848 entrò a far parte del nuovo Stato federale.

cartina geografica
Cartina della Repubblica Elvetica e dei suoi cantoni nel 1799. All’epoca, il territorio dell’attuale Canton Ticino era diviso nei due cantoni di Bellinzona (giallo) e Lugano (blu) Zentralbibliothek Zurigo

… e viene coinvolto nel vortice del Risorgimento

Ciò non significò però automaticamente pace e tranquillità per il Ticino. A partire dal 1848, il movimento di unificazione italiano, guidato dal Regno di Sardegna-Piemonte e da Giuseppe Garibaldi, ebbe un forte impatto sul Cantone a sud delle Alpi, la cui appartenenza alla Svizzera fu messa in discussione da ogni parte.

stemmi
Gli stemmi degli otto distretti del Canton Ticino, fondato nel 1803. Museo nazionale svizzero

Durante le guerre d’indipendenza italiane del 1848 e del 1859, diverse migliaia di combattenti che volevano liberare la Lombardia dalla dominazione straniera austriaca trovarono rifugio in Ticino. Anche molti ticinesi parteciparono a queste lotte. Quando Milano fu liberata dalla dominazione austriaca dopo la battaglia di Solferino nel 1859, il desiderio di unificazione nazionale si diffuse nell’Italia settentrionale e queste rivendicazioni trovarono ampia eco anche nel Cantone italofono. Disturbato da queste richieste e dalla simpatia talvolta molto pronunciata della popolazione ticinese per l’unificazione italiana, il Consiglio federale pose ai ticinesi la fatidica domanda: volevate davvero rimanere svizzeri?

Furioso, il governo ticinese inviò a Berna una lettera graffiante, negando con veemenza qualsiasi mancanza di fedeltà alla Confederazione. E per dimostrare ulteriormente il suo attaccamento alla Svizzera, ricordò al Consiglio federale gli eventi del 15 febbraio 1798, il cappello di Tell sull’albero della libertà, lo slogan “liberi e svizzeri” e il rifiuto della Repubblica Cisalpina: tutte prove inconfutabili dell’appartenenza del Ticino alla Svizzera.

disegno di una piazza
L’albero della libertà con il cappello di Tell in Piazza Grande a Lugano, 1799. Penna e inchiostro di Rocco Torricelli. Collezione Città di Lugano

Traduzione di Daniele Mariani

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