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Per il Parlamento elvetico, lo stalking è da inserire nel Codice penale

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Da anni si parla di stalking in Svizzera, ma manca un quadro legale. KEYSTONE

Il Consiglio degli Stati ha approvato un progetto di legge (che ha già acuto l'OK dal Nazionale) che vuole inserire nel Codice Penale il reato di stalking (perseguitare, molestare o spiare ripetutamente una persona).

Lo “stalking” dovrebbe essere inserito nel Codice penale (CP) come reato specifico. Dopo il Nazionale, anche il Consiglio degli Stati ha approvato lunedì per 32 voti a 7 un progetto di legge in tal senso. Il dossier ritorna alla Camera del popolo per alcune divergenze.

Lo “stalking” consiste nel perseguitare, molestare o spiare ripetutamente una persona. L’intensità e la ripetizione di tali atti possono farli diventare minacciosi per chi li subisce, limitare la libertà e condizionare le abitudini di vita delle vittime, incutendo paura.

Pur non mettendo in dubbio il fenomeno, che può rendere un inferno la vita delle persone oggetto di attenzioni insistenti non richieste, lo svittese Pirmin Schwander (Unione democratica di centro UDC, destra conservatrice) e lo zurighese Daniel Jositsch (Partito socialista PS) hanno tentato di convincere il plenum di non entrare in materia.

Misure inefficaci, secondo Daniel Jositsch

In particolare, Jositsch, professore di diritto all’università di Zurigo, ha messo in guardia da attese eccessive facendo notare ai colleghi che non basta mettersi la coscienza a posto modificando il CP per affrontare questo problema.

Prima di una arrivare a una condanna ci vuole del tempo, ha spiegato, mentre la vittima ha sovente bisogno di un aiuto immediato. Quanto alle pene – condanna fino a tre anni secondo il progetto di legge o una pena pecuniaria – difficilmente un giudice condannerà alla reclusione uno stalker; al massimo pronuncerà una pena pecuniaria con la condizionale. Insomma, questa aggiunta al CP, per Jositsch, non porterà a nulla.

Stando al “senatore” zurighese, sarebbe più giudizioso invece inasprire il Codice civile che prevede già divieti di avvicinamento e anche l’uso del braccialetto elettronico per i persecutori.

I social hanno esacerbato il problema

Un appello rimasto inascoltato dal plenum che per 37 voti a 7 è entrato in materia sul disegno di legge. A nome della commissione, la neocastellana Céline Vara (Verdi) ha insistito sulla necessità di fare qualcosa per contrastare un fenomeno che, complici anche alle reti sociali, è in forte espansione nel nostro Paese. Le vittime non sono soprattutto donne, ma anche i giovani. In alcuni casi, lo stalking può sfociare in tragedie, come dimostrano i casi di suicidio legati al bullismo sui social. Tutto ciò, ha affermato la “senatrice” ecologista, “è inammissibile”.

Il disegno di legge descrive il reato come stalking (pedinamento, spionaggio, ripetuti incontri inopportuni sul posto di lavoro o a casa), molestie (regali, contatti ripetuti per telefono o e-mail, social network) o minacce (tentativi di intimidazione, aggressione, invasione di abitazioni o di proprietà). Non fa differenza se l’autore del reato agisce nel mondo reale o attraverso la tecnologia informatica.

Il perseguimento penale avrà luogo solo sulla base di una denuncia. Solamente la vittima può stabilire se la sua sicurezza o libertà è stata violata. In nessun caso si può avviare un procedimento penale contro la volontà della vittima.

A differenza del Nazionale, per gli Stati quello di stalking dovrebbe essere configurato quale reato di messa in pericolo e non quale reato di evento: una persona sarebbe quindi già punibile semplicemente per il suo comportamento persecutorio, a prescindere dal fatto che il libero modo di vivere della vittima ne risulti limitato o meno.

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