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Per Beat Jans la situazione dell’asilo in Svizzera può peggiorare

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Il consigliere federale Beat Jans. Keystone / Anthony Anex

Secondo il consigliere federale Beat Jans alcune proposte dell'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) in materia d'asilo sono in contraddizione con la Costituzione elvetica.

Alcune delle misure riguardanti la politica elvetica d’asilo approvate martedì dal Nazionale – sono in contraddizione con la Costituzione. In particolare, si riferisce all’idea di impedire i ricongiungimenti familiari per chi è accolto provvisoriamente. Proposte ora rinviate dal Consiglio degli Stati alla Commissione competente.

Ospite al Telegiornale della RSI del 25 settembre, Beat Jans ha discusso di asilo.

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“Sono contento che il Consiglio degli stati si prenda del tempo per discutere queste proposte. Proposte che – in parte – contraddicono la costituzione federale e il diritto internazionale e che sono anche molto difficili da mettere in pratica. È un bene che le valutiamo con tranquillità e non facciamo le cose troppo in fretta. L’anno scorso 30’000 persone hanno chiesto asilo in svizzera e quest’anno se ne attendono altrettante. La situazione potrebbe diventare ingestibile”.

È vero che, ha aggiunto, in Svizzera sono arrivate meno persone rispetto a quanto si era previsto a inizio anno, e anche se “sono ancora tante, nei centri federali i posti sono sufficienti”.

Malgrado tutto, però, “la situazione si è calmata e anche la criminalità nei e attorno ai centri è calata”. A dimostrazione del fatto, prosegue Jans, che “i provvedimenti presi stanno dando i loro frutti”.

Per quanto riguarda la proposta di spostare all’estero le procedure d’asilo, il consigliere federale ha dichiarato che lo reputa, a titolo personale, un buon “modo di dare – ad esempio a chi vive in Africa – la possibilità di venire in Svizzera in modo regolare, un po’ come con le domande d’asilo in ambasciata”. Un mnodo, anche, per evitare le tragedie in mare: “Possono cosi ricevere risposta senza dover affrontare il Mediterraneo e mettersi in pericolo. Non sarà facile trovare la soluzione e la cosa migliore e farlo insieme all’UE”.

I controlli ai confini già si fanno

E a proposito di UE, in Svizzera c’è chi chiede che vengano rafforzati i controlli ai confini, come sta già facendo la Germania (anche sui confini con la Confederazione). In realtà, però, quello che sta facendo Berlino, Berna lo fa da sempre: “Visto che non siamo nell’Unione doganale, le nostre guardie di confine controllano sempre merci e documenti. I tedeschi non fanno niente di diverso. Noi abbiamo intensificato questi controlli durante l’estate per i Mondiali e le Olimpiadi e ciò non ha avuto effetti sulle entrate illegali e le domande d’asilo”, che sono meno rispetto a un anno fa ma per vari motivi”.

Alla domanda se la situazione al confine meridionale sia migliorata dalla primavera, ossia quando per i e le migranti del Maghreb c’è la procedura d’asilo di 24 ore, il capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha risposto che si tratta di “una buona misura che dà i suoi frutti. Abbiamo il 40% in meno di migranti da questi Paesi nei centri federali. Anche la criminalità nelle strutture è calata”.

Infine, però, avverte che la situazione attuale, seppur globalmente più positiva rispetto al passato, può peggiorare.

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