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I patrimoni russi bloccati in Svizzera sono aumentati di 1,6 miliardi di franchi

cassette di sicurezza
Il 31 marzo il loro valore totale era di 7,4 miliardi di franchi. Keystone-SDA

Rispetto all'aprile 2024, il valore degli averi russi riconducibili a privati o società bloccati in seguito all'invasione dell'Ucraina sono aumentati di 1,6 miliardi di franchi per attestarsi a 7,4 miliardi al 31 marzo.

In un anno sono aumentati di 1,6 miliardi di franchi i patrimoni russi congelati nella Confederazione, portando il totale, dall’inizio della sanzioni, a 7,4 miliardi.

Questo incremento si spiega, secondo una nota odierna della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), con l’individuazione e il congelamento di ulteriori patrimoni.

1’859 persone

Più in dettaglio il blocco dei patrimoni riguarda in totale 1’859 persone fisiche e 541 società o imprese, ha sottolineato ai media Simon Plüss della SECO.

Il servizio del TG 12.30 della RSI del 1. aprile 2025:

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Oltre a ciò, sono finiti nella rete delle sanzioni 14 immobili appartenenti a persone fisiche, imprese e organizzazioni soggette a sanzioni. Dopo indagini approfondite, la SECO ha sbloccato averi per un totale di 60 milioni poiché i requisiti legali per il blocco non erano soddisfatti.

Nel 2024, le fluttuazioni del valore nei conti già congelati hanno generato un aumento netto di 180 milioni. L’importo dei beni congelati è stato influenzato anche dalle cancellazioni (-310 milioni) e dalle aggiunte (+130 milioni) di persone fisiche, imprese e organizzazioni nell’elenco delle sanzioni adottate dalla Svizzera in seguito agli adeguamenti dell’UE.

Immobili

Il numero di immobili bloccati in Svizzera è stato ridotto di quattro unità dopo la rimozione dei proprietari dalla lista delle sanzioni. Si è però aggiunto un altro immobile a seguito del sanzionamento del suo proprietario. Ora sono quindi in tutto 14 immobili, situati in 6 diversi Cantoni, in particolare Berna, Ginevra, Vallese e Zurigo.

Inoltre, continuano a essere indisponibili per i proprietari veicoli sportivi e di lusso, opere d’arte, mobili e strumenti appartenenti a persone fisiche, imprese e organizzazioni sanzionate.

Le riserve e i valori patrimoniali della Banca centrale della Federazione Russa detenuti in Svizzera, che secondo il tasso di cambio corrente ammontano a 7,45 miliardi di franchi, devono essere distinti dai valori patrimoniali bloccati.

Dal 25 marzo 2022 sono vietate tutte le operazioni relative alla gestione delle riserve e dei valori patrimoniali dell’istituto di emissione russo (immobilizzazione). Le notifiche sulle riserve e sui valori patrimoniali dell’istituto finanziario continueranno a essere obbligatorie anche in futuro.

Le sanzioni contro la Russia comprendono anche numerose altre misure nel settore finanziario, commerciale e dell’energia, nonché varie restrizioni nell’ambito dei servizi e del trasporto aereo il cuoi impatto non si riflette nelle cifre comunicate oggi, precisa la nota.

Finanziamento della ricostruzione dell’Ucraina

In merito alla delicata questione del finanziamento della ricostruzione dell’Ucraina con i beni russi congelati, la situazione non è cambiata, ha spiegato Plüss, aggiungendo che la Svizzera segue da vicino i dibattiti in corso nell’UE e a livello globale.

La SECO ha inoltre ribadito che la decisione dell’UE di utilizzare i profitti eccezionali generati dal congelamento dei fondi della Banca centrale russa non può essere applicata in Svizzera. Da noi, secondo Plüss, gli averi dell’istituto di emissione russo non generano profitti eccezionali, poiché gli attivi detenuti dalle istituzioni finanziarie svizzere sono depositati sotto forma di liquidità presso le banche commerciali.

615 segnalazioni

Dal 2022, la SECO ha ricevuto 615 segnalazioni di sospette violazioni delle sanzioni da parte di individui o entità russe, di cui 273 da aprile 2024. La Seco dispone di diverse fonti per queste segnalazioni, tra cui whisteblowers, l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro, le banche svizzere o straniere e gli uffici doganali.

Alla domanda specifica sulle 68 procedure amministrative attualmente in corso, la SECO ha affermato che alcune di esse riguardano il commercio di materie prime con sede in Svizzera. Ma ha rifiutato di fornire i nomi o il numero di società coinvolte poiché le procedure sono in corso.

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