Fuga di giovani fedeli dalla Chiesa cattolica
Sono oltre 25'000 le persone che nel 2018 hanno smesso di dichiararsi aderenti alla Chiesa cattolica in Svizzera. La cifra, superiore di circa 5'000 unità all'anno precedente, preoccupa l'Istituto svizzero di sociologia pastorale, che elabora la statistica per conto della Conferenza dei vescovi svizzeri e stima che un terzo dei neonati nelle famiglie cattoliche, oggi, non venga battezzato.
I credenti cattolici, per la verità, costituiscono il gruppo più consistente del Paese e sono ormai più numerosi anche in cantoni tradizionalmente protestanti. Negli ultimi 40 anni, la loro quota è rimasta relativamente stabile (mentre quella degli evangelici-riformati, ad esempio, è fortemente diminuita e sempre più persone si dichiarano senza appartenenza religiosa).
Le due evoluzioni non sono in contraddizione. “L’elevato numero di credenti”, spiega il direttore dell’Istituto Arnd Bünker, “è da ricondurre alla forte immigrazione da Paesi cattolici. La perdita di fedeli, invece, alla secolarizzazione della società”.
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Tasse e condizione femminile
Giovani uomini e donne tra i 40 i 50 anni sono le categorie che più di tutte lasciano formalmente la Chiesa (“si può, tecnicamente, solo in quei cantoni a nord delle Alpi dove le chiese sono organizzate come enti di diritto pubblico riconosciutiCollegamento esterno dallo Stato, e che prelevano la tassa di culto”, precisa Bünker).
Per i giovani alla prima attività lavorativa, il motivo è spesso proprio l’imposta di culto. Sulle ragioni delle 40-50enni, l’Istituto ha solo ipotesi, ad esempio che siano deluse dalla condizione femminile nella Chiesa cattolica.
Quanto ai neonati non battezzati, l’eccezione della diocesi di Lugano potrebbe spiegare il fenomeno. A sud delle Alpi c’è maggiore omogeneità confessionale, spiega Bünker, e se entrambi i genitori sono cattolici, la probabilità che i figli siano battezzati è molto più elevata rispetto ai matrimoni misti.
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