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La Svizzera “latina” boccia Berna sul coronavirus

RSI-SWI

La Svizzera è spaccata in due nel giudizio sull'operato del governo federale in merito alla crisi pandemica.

Come capita non di rado i cantoni latini (Romandia e Ticino) bocciano il Consiglio federale: è l’opinione del 64% dei loro abitanti, secondo quanto emerge dal sondaggio condotto dall’istituto Sotomo per la Srg Ssr (su un campione di 30’000 persone).

Probabilmente questo è dovuto anche al fatto che a ovest della Sarine (Vaud) e a sud delle Alpi (Ticino), dove il tasso di contagi è il più elevato, il problema è particolarmente acuto e si vorrebbero decisioni più tempestive e incisive da Berna.

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Nelle regioni germanofone invece l’esecutivo può contare sull’approvazione del 56% dei cittadini.

Gli svizzeri concordano peraltro sulla necessità di misure restrittive per superare l’emergenza coronavirus (54%), con un’accentuazione in Ticino (67%), mentre nei cantoni francofoni (59%) si vorrebbero provvedimenti ancora più radicali, sul modello di quelli applicati in Francia.

Gli interpellati si dicono poi disciplinati riguardo alle misure adottate dal Consiglio federale: la stragrande maggioranza sostiene di aver avuto scarsi contatti la scorsa settimana con altre persone, come raccomandato da Berna: il 38% non ha incontrato nessuno, il 25% massimo due persone e il 18% tra tre e cinque persone.

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