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Pagare per raccogliere firme non sarà vietato

formulario per raccolta firme
In Svizzera le raccolte di firme sono all'ordine del giorno. Keystone / Martin Ruetschi

Il Governo svizzero ha respinto mercoledì una richiesta del Cantone Neuchâtel, che voleva vietare sul suo territorio le raccolte di firme retribuite per iniziative popolari e referendum federali.

Se la raccolta di firme fosse una disciplina olimpica, la Svizzera avrebbe grandi probabilità di arraffare una medaglia dietro l’altra. Perché nella Confederazione, raccogliere firme è un po’ uno sport nazionale.

Chi frequenta un mercato di una qualsiasi città elvetica incapperà quasi certamente in una bancarella nella quale si invitano i cittadini e le cittadine a firmare per tale o tale altra proposta.

Un fenomeno discutibile

Negli ultimi anni, si è però assistito anche all’espansione di un fenomeno che alcuni considerano poco compatibile con la democrazia diretta elvetica: la raccolta di firme retribuita. Alcune società hanno fiutato l’affare e propongono a partiti, associazioni o comitati di raccogliere per loro le sottoscrizioni necessarie, o parte di esse, per la riuscita di un referendum o di un’iniziativa popolare (a livello federale sono necessarie rispettivamente 50’000 e 100’000 firme). Naturalmente dietro pagamento.

Nulla vieta questo sistema, che del resto non è nuovo. In passato vi sono già stati casi di raccolte di firme a pagamento. Nel 1999, ad esempio, l’Unione sindacale svizzera vi aveva fatto ricorso per riuscire a raggiungere le 100’000 firme necessarie per la sua iniziativa sulla riduzione del tempo di lavoro. La centrale sindacale aveva proposto a studenti e studentesse 1,50 franchi per ogni firma fino a 200 e 2 franchi per un numero maggiore.

Ciò che è però successo negli ultimi anni è che pur di raccogliere gli agognati autografi, alcune persone impiegate da queste aziende, che vengono pagate un forfait per ogni sottoscrizione, hanno cercato di convincere la gente facendo credere loro il contrario di quanto facevano firmare. Così, ad esempio, quattro anni fa si stavano raccogliendo le firme per il referendum contro la modifica di un articolo del Codice penale che mirava a vietare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Numerose testimonianze hanno raccontato di personale addetto alla raccolta delle firme, che lo presentava invece come un referendum destinato a combattere l’omofobia.

La mozioneCollegamento esterno presentata in Parlamento nel 2019 dal deputato socialista di Neuchâtel Baptiste Hurni contro quello che considera un sistema “fraudolento” è però stata bocciata dalla Camera, dopo che anche il Governo federale si era detto contrario a regolamentare simili pratiche a livello di diritto penale. Una propostaCollegamento esterno simile del 2021 del parlamentare vallesano Matthias Reynard ha conosciuto la stessa sorte.

Proprio il Cantone di Baptiste Hurni, Neuchâtel, non è però stato a guardare e ha adottato una revisione della legge sui diritti politici che vieta la raccolta di firme retribuita per iniziative popolari e referendum federali, cantonali e comunali.

Trattandosi però di una revisione che riguarda anche un tema disciplinato a livello federale, Berna ha dovuto dire la sua e mercoledì il Governo ha fatto chiaramente sapere che non se ne parla.

“In linea di principio, i Cantoni possono integrare le disposizioni federali con norme proprie – si legge nella notaCollegamento esterno della Cancelleria federale. Nel presente caso, tuttavia, tale principio non si applica poiché l’assenza nella legislazione federale di un divieto della retribuzione per la raccolta di firme in occasione di iniziative popolari e referendum federali è voluta”.

Nel comunicato si sottolinea che il Parlamento si è già occupato della questione, bocciando la mozione di Matthias Reynard.

Un divieto che rischierebbe di limitare l’accesso ai diritti popolari

Due anni fa, il Consiglio nazionale si era pronunciato contro questa mozione, seguendo il parere del Consiglio federale.

Nelle sue argomentazioni il Governo aveva sottolineato che prima di tutto è difficile accertare che vi sia un rapporto di causalità fra retribuzione e comportamento sleale nella raccolta delle firme.

Inoltre, vietare simili pratiche rischierebbe di limitare l’accesso di determinati attori ai diritti popolari. “Per i comitati della società civile che dispongono di scarse capacità finanziarie e che non possono quindi avvalersi di strutture e canali di distribuzione rodati, il fatto di retribuire in modo mirato la raccolta di firme può essere più conveniente che, ad esempio, ricorrere al ben più dispersivo invio di liste in massa. Un divieto potrebbe quindi comportare che soltanto i gruppi con una certa solidità, anche finanziaria, riescano a raccogliere il numero di firme necessarie”, argomentava il Governo.

Unica consolazione per il Canton Neuchâtel è che la decisione odierna del Consiglio federale riguarda solo iniziative popolari e referendum a livello nazionale. Per quanto concerne referendum e iniziative cantonali e comunali, il Cantone potrà continuare ad applicare le regole che si è fissato.

Il dibattito non è comunque concluso: sui banchi del Parlamento è ancora pendente un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno dell’ecologista Léonore Porchet. Il testo, intitolato “Chi monetizza la democrazia, raccoglie demagogia”, invita ancora una volta a “vietare qualsiasi iniziativa volta a ottenere un reddito legato alla raccolta o alla consegna delle firme necessarie per il successo di un’iniziativa popolare o di un referendum popolare”.

Non solo iniziative popolari e referendum

Come dicevamo all’inizio di questo articolo, la Svizzera è probabilmente tra i campioni del mondo per quanto concerne la raccolta di firme.

Vi sono naturalmente le iniziative popolari e i referendum federali. Raccogliendo rispettivamente 100’000 e 50’000 firme, l’elettorato può chiedere una modifica della Costituzione (iniziativa) o combattere una revisione legislativa approvata dal Parlamento (referendum).

Possono firmare un’iniziativa popolare o un referendum tutte le persone aventi diritto di voto in Svizzera.

È possibile anche lanciare delle iniziative popolari o dei referendum a livello cantonale e comunale. In molti esiste anche la possibilità di promuovere iniziative legislative, attraverso le quali si chieda l’adozione, la modifica o l’abrogazione di una legge cantonale. 

Ogni Cantone ha regole diverse per quanto concerne i diritti politici concessi all’elettorato, e il numero di firme necessarie. Per restare nel Canton Neuchâtel, affinché un’iniziativa sia considerata riuscita si devono presentare 10’000 firme per un’iniziativa costituzionale, 6’000 per una revisione parziale della Costituzione e 4’500 per un referendum o un’iniziativa legislativa.

Come a livello federale, anche a livello cantonale possono firmare solo le persone aventi diritto di voto. Visto che alcuni Cantoni contemplano il diritto di voto per gli stranieri (Neuchâtel è uno di questi), talvolta anche chi non ha il passaporto svizzero può firmare.

Vi sono infine, sia a livello nazionale che cantonale e comunale, le petizioni, attraverso le quali una o più persone sottopongono alle autorità domande, proposte o reclami.

Le petizioni possono essere firmate da chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla nazionalità o dal domicilio (in Svizzera o all’estero). Non hanno valore giuridico in sé. L’autorità cui è rivolta la petizione è tenuta a prenderne atto, ma non ha l’obbligo di rispondere.

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