I dazi statunitensi frenano l’esportazione di orologi svizzeri

Le vendite di orologi svizzeri all'estero hanno subito un calo anche in settembre, sulla scia del crollo osservato negli Stati Uniti.
Stando ai dati diffusi martedì dalla Federazione dell’industria orologiera (FH), nel nono mese del 2025 le esportazioni si sono attestate a 2 miliardi di franchi, in diminuzione del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. In termini di numero i segnatempo smerciati hanno presentato una contrazione ancora più marcata, pari al 7,6% (a 1,1 milioni). Sull’arco dei primi nove mesi il bilancio rimane debole: l’export orologiero elvetico è infatti sceso (su base annua) dell’1,2% in valore, attestandosi a 19,0 miliardi.
A livello di singoli mercati e tornando a focalizzare l’attenzione su settembre spicca il tonfo degli USA (-55,6% a quasi 158 milioni di franchi), che scivolano al terzo posto fra i principali sbocchi del made in Switzerland, superati da Regno Unito (+15,2% a 173 milioni) e Giappone (-7,9% a 158 milioni). Dal 7 agosto, le autorità statunitensi applicano un dazio del 39% sull’importazione di beni dalla Svizzera.
Dopo Regno Unito e Giappone, seguono Hong Kong (+20,6% a 156 milioni), Cina continentale (+17,8% a 152 milioni) e Singapore (+8,3% a 133 milioni). Insieme questi sei mercati rappresentano il 47% delle vendite oltre frontiera.
L’Italia è il decimo mercato in ordine d’importanza per gli orologi svizzeri. In settembre le esportazioni sono ammontate a 92 milioni di franchi, il 3,9% in meno rispetto al mese precedente.
Con accenti diversi ma quasi sempre in ribasso si presenta l’andamento delle esportazioni in relazione ai segmenti di prezzo. Gli orologi di meno di 200 franchi hanno mostrato una contrazione del 9,6% in termini di valore, la gamma 200-500 una flessione del 22,7%, il comparto 500-3000 segna +4,2%, mentre per la fascia oltre 3000 franchi si osserva un -3,4%.

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