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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

il Parlamento elvetico non ha una circoscrizione per le persone residenti fuori dai confini della Confederazione, ma un esponente della Quinta Svizzera è appena diventato membro della Camera bassa. 

Vi parleremo poi di uno studio sull'ostilità nei confronti delle persone elette e delle novità sulla partecipazione elvetica ai programmi UE come Horizon e Erasmus+. La nostra selezione quotidiana si chiuderà con un dilemma etico sul fine vita.

Buona lettura!

Persona intervistata
Rudi Berli, un frontaliere in Parlamento. Keystone / Anthony Anex

Dopo le elezioni del consigliere nazionale Nicolas Walder nel Governo del Canton Ginevra, sarà Rudi Berli, svizzero residente in Francia, a prendere il suo posto alla Camera bassa del Parlamento elvetico.

Zurighese di origine, di professione orticoltore e impegnato da tempo nel sindacato Uniterre, Berli abita a Pougny, a circa un chilometro dal confine. Ogni giorno attraversa la frontiera per lavorare nei Jardins de Cocagne, vicino a Ginevra, e non smetterà di farlo. “Avrò bisogno di continuare a stare ancora nei campi, altrimenti sarà dura a Berna”, dice l’esponente del partito dei Verdi (sinistra ecologista), difensore di un’Europa delle regioni e dei territori, democratica e gestita dal basso.

Berli è il quarto deputato residente all’estero a occupare un seggio in Consiglio nazionale. Prima di lui ci sono stati Ruedi e Stephanie Baumann, marito e moglie che hanno rappresentato il Canton Berna a Palazzo federale tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila e si trasferirono in Francia durante la loro ultima legislatura.

Vi è stato poi Tim Guldimann, ex ambasciatore svizzero in Iran e poi in Germania, eletto nel 2015 al Nazionale per Zurigo quando risiedeva a Berlino. Rinunciò alla carica dopo due anni per le difficoltà a conciliare le funzioni parlamentari con il suo distante domicilio.

Aula del Consiglio nazionale vista attraverso una porta a vetri
Quasi tutti i e le parlamentari federali sono stati vittima di ostilità. Keystone / Alessandro Della Valle

La maggior parte delle persone elette nei legislativi svizzeri si dichiara vittima di atti o discorsi ostili. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Zurigo commissionato dal Dipartimento federale di giustizia e polizia.

L’ateneo ha interpellato più di 3’500 persone con una carica in un legislativo, a livello comunale, cantonale o federale. La maggior parte si dice vittima di insulti, discorsi d’odio, minacce e anche aggressioni fisiche durante l’esercizio della funzione.

La quasi totalità delle e dei parlamentari federali è colpita, mentre a livello comunale il fenomeno tocca in particolare le donne e le minoranze (religiose, etniche o sessuali).

Questo ha anche conseguenze democratiche. La frequenza degli atti di ostilità, infatti, aumenta con la visibilità della persona eletta. Per questa ragione, rispetto agli uomini e ai membri della maggioranza, donne e rappresentanti delle minoranze tendono più spesso a evitare le apparizioni pubbliche.

Guy Parmelin
Guy Parmelin, responsabile del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca. Keystone / Alessandro Della Valle

Gli Stati membri dell’UE hanno autorizzato la Commissione europea a sottoscrivere l’accordo sui programmi europei (EUPA) che regola la partecipazione della Svizzera, ad esempio, a Horizon, Euratom, ITER ed Erasmus+.

La firma dell’accordo è prevista per il 10 novembre a Berna, ha annunciato il Consiglio dell’Unione europea. “Sono molto contento di ciò”, ha commentato poco dopo su X il consigliere federale Guy Parmelin.

La firma consentirà alla Confederazione di prendere parte al programma di ricerca Horizon retroattivamente, dal primo gennaio 2025. Sebbene ricercatrici e ricercatori possano già richiedere sovvenzioni, i fondi saranno erogati solo al momento della sottoscrizione.

Berna parteciperà poi gradualmente agli altri programmi, ad esempio a ITER (per la realizzazione di un reattore termonucleare sperimentale) a partire dal 2026 e al programma di ricerca e formazione Erasmus+ dal 2027.

Tuttavia, affinché l’EUPA possa essere attuato definitivamente, la Svizzera dovrà completare le procedure per l’entrata in vigore dell’intero pacchetto di accordi con l’UE, attorno al quale si prospetta un intenso dibattito politico, entro la fine del 2028. 

Immagine simbolica di paziente a letto
Suicidio assistito e trapianti di organi. Ospedali e professionisti della salute stanno sollecitando con sempre più frequenza la Commissione centrale d’etica. Keystone / Gaetan Bally

Il quotidiano francofono 24heures dedica spazio oggi al dibattito delicato sul suicidio assistito e sulla donazione di organi. Sebbene entrambe le pratiche siano legali in Svizzera, la loro combinazione solleva interrogativi etici complessi, afferma Paul Hoff, presidente della Commissione centrale di etica dell’Accademia svizzera delle scienze mediche (ASSM).

Hoff sottolinea l’importanza dell’autonomia della persona, ma teme che la possibilità di donare gli organi possa influenzare indebitamente la decisione di porre fine alla propria vita. In una presa di posizione di quest’anno, l’ASSM non propone direttive vincolanti, ma invita a un ampio dibattito pubblico sulla combinazione di queste due procedure. 

Attualmente, in Svizzera nulla vieta la donazione di organi dopo un suicidio assistito, ma concretamente non è mai stata praticata. Circa il 10% di tutte le persone che desiderano morire tramite suicidio assistito potrebbero essere medicalmente idonee alla donazione. Nella Confederazione, si tratta di circa 170 persone all’anno.

Manifestazione
Keystone / Ti-Press / Elia Bianchi

Foto del giorno

I lavoratori edili sono scesi in piazza lunedì a Bellinzona. Quello ticinese è il primo di una serie di scioperi previsti in tutta la Svizzera quest’autunno dopo il fallimento dei negoziati sul contratto collettivo nazionale del settore.   

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