Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
A meno di due settimane dalle votazioni federali sull’identità elettronica (e-ID) e sull’abolizione del valore locativo, vi presentiamo i risultati del secondo sondaggio SSR sulle intenzioni di voto.
Intanto, i jet da combattimento F-35 ordinati dalla Svizzera agli Stati Uniti tornano al centro dell’attenzione. Un sondaggio rivela che i ripetuti scandali hanno minato la fiducia nel Consiglio federale su questo dossier da parte della popolazione, che ritiene non si debba pagare di più per i velivoli.
Buona lettura!
Il secondo sondaggio SSR sulle votazioni federali del 28 settembre mostra che l’e-ID sembra avviata verso l’accettazione da parte del popolo. L’esito del voto sull’abolizione del valore locativo si preannuncia invece incerto.
Come nel primo sondaggio, le persone vicine a tutti i partiti, tranne l’Unione democratico di centro (UDC, destra conservatrice), si mostrano favorevoli alla legge sull’e-ID. Tuttavia, le critiche sono aumentate nelle zone rurali e tra chi nutre diffidenza verso le istituzioni.
L’introduzione di un’identità elettronica è una richiesta di lunga data dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), che vi vede un’opportunità per semplificare i rapporti tra la diaspora e le autorità elvetiche.
Le cittadine e i cittadini rossocrociati cha abitano al di fuori dei confini della Confederazione appoggiano il progetto in modo leggermente maggiore dell’intero corpo elettorale (60% contro 59%).
La situazione è molto meno chiara per quanto riguarda l’abolizione del valore locativo. Il sostegno è in calo e si attesta ora al 51%. Tra chi risiede all’estero, scende al 49%. “Le opposizioni sono aumentate, mentre il consenso è diminuito”, osserva la politologa Martina Mousson, dell’istituto gfs.bern. “Ecco perché parliamo di una tendenza al ‘no’, anche se la maggioranza resta ancora favorevole”.
Mercoledì, il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione che chiede che le persone con doppia cittadinanza franco-svizzera non possano più sottrarsi agli obblighi militari nella Confederazione. Come il Consiglio nazionale, ha inoltre respinto un miliardo di franchi supplementare per l’esercito.
In base a un trattato tra Svizzera e Francia, le persone binazionali possono scegliere in quale Paese adempiere ai propri obblighi militari, purché lo dichiarino prima dei 19 anni. Per evitare il servizio militare svizzero, molto più impegnativo, centinaia di giovani optano per partecipare alla “Giornata difesa e cittadinanza” in Francia.
Il consigliere agli Stati Mauro Poggia, del Movimento dei Cittadini Ginevrini (MCG), denuncia una “disparità di trattamento flagrante” e chiede che la partecipazione a questa giornata non possa più essere considerata un servizio sostitutivo per le persone franco-svizzere. La sua mozione è stata accolta dal Consiglio degli Stati con 38 voti contro 1. Il Nazionale deve ancora esprimersi.
Inoltre, il Consiglio degli Stati ha respinto l’aggiunta di un miliardo di franchi al budget dell’esercito. Destinato all’acquisto di munizioni per i sistemi di difesa terra-aria e per il supporto di fuoco indiretto a media distanza, questo credito supplementare è stato bocciato con 30 voti contro 13. Il Parlamento ha comunque approvato il budget dell’esercito.
Due terzi delle persone in Svizzera sono contrari a pagare più di 6 miliardi per l’acquisto degli F-35 statunitensi. Lo rivela un sondaggio condotto dall’istituto Ipsos per il quotidiano Le Temps. Una mozione del Partito socialista sul tema, che doveva essere discussa mercoledì al Consiglio degli Stati, è stata ritirata.
L’aumento stimato a 1,3 miliardi di franchi del prezzo d’acquisto dei 36 jet F-35 è considerato “inaccettabile” da due terzi delle persone interpellate (67%), secondo il sondaggio. Quasi la metà sarebbe favorevole alla rottura dell’accordo d’acquisto con gli Stati Uniti (45%) e il 69% dichiara di non avere più fiducia nel Consiglio federale su questo dossier, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il 67% ritiene necessaria l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
Sulla scia delle rivelazioni legate ai costi aggiuntivi per l’acquisto degli F-35 , la consigliera agli Stati socialista Franziska Roth aveva presentato una mozione per chiedere che il popolo svizzero potesse esprimersi su un credito supplementare.
Tuttavia, il Consiglio federale intende presentare una nuova analisi della situazione in novembre. Per questo motivo, la senatrice ha deciso di ritirare la sua mozione, in attesa di nuove conclusioni. “Serve una nuova votazione popolare, per ristabilire la fiducia della popolazione”, ha affermato durante la sessione parlamentare.
Il ministro dell’economia Guy Parmelin ha firmato martedì a Rio de Janeiro l’accordo di libero scambio con gli Stati del Mercosur. Il popolo svizzero potrebbe essere chiamato a esprimersi in merito.
I rappresentanti dei quattro Stati dell’Associazione europea di libero scambio (AELS: Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e quelli del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno formalmente firmato l’accordo concluso all’inizio di luglio. Ora l’intesa dovrà passare dal Parlamento svizzero e, in caso di referendum, da una votazione popolare.
L’accordo non è infatti apprezzato da tutti. Il Dipartimento federale dell’economia lo considera “una tappa importante nella politica commerciale svizzera” che permetterà di esonerare completamente dai dazi circa il 96% delle esportazioni svizzere verso gli Stati del Mercosur.
Ma i Verdi non sono della stessa opinione. Hanno già dichiarato di essere “pronti” per il referendum. Anche gli ambienti agricoli hanno promesso di esaminare con grande attenzione il testo, per capire quali concessioni siano state fatte sui prodotti agricoli sensibili.
Foto del giorno
Veduta aerea della cava di Mormont nel Canton Vaud, gestita dal produttore di cemento Holcim. Il 28 settembre 2025, il popolo vodese voterà su un’iniziativa cantonale volta, tra l’altro, a proteggere la collina da qualsiasi espansione della cava.
Tradotto con il supporto dell’IA/Zz
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative