
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
La Posta è al centro dell’attualità odierna. La decisione di delocalizzare 200 impieghi in Portogallo suscita numerose critiche. Al momento dell’apertura della sede a Lisbona, nel 2023, l’azienda aveva assicurato che non avrebbe trasferito alcun posto di lavoro.
Il "Gigante giallo" è stato anche al centro di un dibattito in Parlamento sulla distribuzione della posta a tutti i domicili.
Buona lettura!

Il Consiglio nazionale ha dedicato una sessione speciale ai cosiddetti “inquinanti eterni”, le PFAS. Ha anche discusso della salvaguardia della distribuzione postale a tutti i domicili. Il Consiglio degli Stati, dal canto suo, ha approvato il principio di un’educazione priva di violenza.
Il Consiglio nazionale ha approvato martedì una mozione che chiede al Governo di fissare dei valori limite per le PFAS. Queste sostanze, onnipresenti nell’ambiente, possono nuocere alla salute umana. Il testo chiede anche di limitare la produzione e l’utilizzo di prodotti che potrebbero contenerle.
Un’altra decisione significativa riguarda il mantenimento della distribuzione postale a tutti i domicili. La Camera bassa si oppone così alla revisione dell’ordinanza sulla Posta, che propone di limitare la distribuzione alle zone con almeno cinque abitazioni per ettaro. Il Consiglio degli Stati ha invece approvato un progetto di modifica del Codice civile che impone ai genitori di educare figlie e figli senza ricorrere alla violenza.
Ieri, il Consiglio nazionale ha accettato di regolamentare gli stipendi dei dirigenti delle grandi banche. I bonus non dovrebbero più essere versati in assenza di risultati commerciali. Il Consiglio degli Stati ha invece dato luce verde a un progetto del Governo volto a rafforzare l’attrattiva delle scuole superiori, in particolare attraverso l’introduzione di nuovi titoli di diploma.

La Posta trasferisce 200 impieghi in Portogallo, rivelano martedì i giornali del gruppo Tamedia. I sindacati criticano l’atteggiamento dell’azienda a partecipazione pubblica.
La Posta prevede di creare 200 posti specializzati in informatica nel suo sito di Lisbona, aperto nel 2023. Parallelamente, eliminerà altrettanti impieghi in Svizzera. Inoltre, l’azienda rinuncerà a pubblicare prioritariamente le nuove offerte di lavoro nella Confederazione.
“È l’unico modo per garantire il know-how necessario e restare competitivi di fronte alla crescente pressione sui costi”, ha spiegato una portavoce della Posta ai giornali di Tamedia. Viene anche evocata la carenza di manodopera qualificata. L’azienda prevede circa 500 posti vacanti nel settore informatico nei prossimi cinque anni.
I sindacati, da parte loro, si dichiarano preoccupati per questa decisione. Syndicom esige che non venga attuata alcuna delocalizzazione. “Non è certo nell’interesse della Confederazione, in quanto proprietaria della Posta, che il segreto postale sia garantito a partire dal Portogallo o che il sistema di voto elettronico venga gestito da lì”, ha dichiarato il portavoce del sindacato.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha assistito alla finale degli US Open su invito del gruppo orologiero svizzero Rolex. Il direttore generale di Rolex, Jean-Frédéric Dufour, ha così trascorso diverse ore con l’inquilino della Casa Bianca, riferiscono le testate di CH Media.
Jean-Frédéric Dufour ha ottenuto ciò che il ministro dell’Economia Guy Parmelin non è riuscito a ottenere: un incontro faccia a faccia con il presidente degli Stati Uniti. Insieme hanno assistito alla vittoria dello spagnolo Carlos Alcaraz nella finale del torneo, dalla loggia di Rolex. Un incontro delicato, considerando che dall’8 agosto gli orologi del marchio sono soggetti ai dazi doganali del 39% imposti da Washington.
La Casa Bianca ha rifiutato di commentare le ragioni per cui il presidente Trump ha accettato l’invito. Nulla è trapelato dalle discussioni tra i due uomini. Ma dal punto di vista di Jean-Frédéric Dufour, l’incontro di domenica rappresenta con ogni probabilità un successo.
Rolex non è l’unica azienda che sta cercando di ingraziarsi il presidente statunitense. “I patron del settore tecnologico fanno la fila alla Casa Bianca per lodare Trump”, titolava recentemente il Wall Street Journal.

Negli ultimi anni, in Svizzera ha chiuso una panetteria quasi ogni settimana, osserva la SRF. Le attività tradizionali subiscono, tra l’altro, la concorrenza degli impasti importati.
Lunedì, l’annuncio del fallimento delle panetterie Limmatbeck ha scosso i Cantoni di Zurigo e Argovia. L’azienda contava sei sedi, due caffè e numerosi clienti nel settore della ristorazione. Il caso è però indicativo di una tendenza nazionale: ogni anno, quasi 50 panetterie chiudono i battenti.
Difficoltà finanziarie, problemi legati alla posizione, mancanza di successione nell’impresa familiare… Le ragioni di queste chiusure sono molteplici, spiega Claudia Vernocchi, vicedirettrice dell’Associazione svizzera dei panettieri-confettieri. La tendenza negativa prosegue anche quest’anno, e il punto più basso non è ancora stato raggiunto, avverte
Negli ultimi anni, la pressione esercitata dalla concorrenza è ulteriormente aumentata, in particolare a causa della crescita dei prodotti precotti importati. Sempre più negozi cuociono impasti importati, una soluzione meno costosa. “Questo danneggia i prodotti artigianali delle nostre aziende”, lamenta Claudia Vernocchi.

Foto del giorno
Medici svizzeri in sciopero della fame sulla Piazza federale, a Berna, per denunciare la tragedia a Gaza. Chiedono azioni concrete da parte del Governo svizzero, come la creazione di un corridoio umanitario.
Tradotto con il supporto dell’IA/Zz

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