
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Come molti di voi in tutto il mondo, anche noi a Berna stiamo pensando al fine settimana: fare rafting sul fiume Aare (Aare böötle), nuotare nel Lago Maggiore o partecipare al festival di Zurigo previsto per questi giorni.
Tuttavia, le notizie politiche continuano a dominare l’agenda. Il Governo federale e i Cantoni sono in forte contrasto riguardo ai tagli di bilancio programmati, mentre gli universitari svizzeri che intendono studiare negli Stati Uniti potrebbero non riuscire a ottenere il visto in tempo per l’inizio dell’anno accademico.
Vi auguro un buon fine settimana. Saluti solari da Berna!

Il numero di matrimoni è in diminuzione, mentre quello dei divorzi cresce, e parallelamente in Svizzera si registra un calo delle nascite, secondo quanto evidenziano le più recenti statistiche ufficiali.
Il calo della natalità è un fenomeno globale e anche la Svizzera ne è coinvolta. Secondo un rapporto dell’Ufficio federale di statistica (UST), nel corso dell’ultimo anno sono venuti alla luce circa 78’000 bambini nel Paese, con un calo di 1’800 nascite rispetto al 2023. A Zurigo, la città più popolosa della Svizzera, il calo è stato particolarmente marcato, attestandosi al 14%.
Se il numero delle prime nascite è sceso di circa l’1,5%, la flessione è ancora più evidente per i secondi figli, con una diminuzione del 2,8%, e ancor di più per le famiglie con tre figli, dove la contrazione è stata del 3,6%. Secondo l’UST, questi dati indicano che molte famiglie stanno scegliendo consapevolmente di non allargarsi ulteriormente.
In combinazione con un lieve aumento della mortalità, l’incremento naturale della popolazione – cioè la differenza tra nascite e decessi – si ferma a 6’300 unità, il livello più basso registrato da oltre cent’anni.
Secondo la sociologa Katja Rost dell’Università di Zurigo, il calo dei matrimoni non rappresenta necessariamente un campanello d’allarme, poiché la società attuale riconosce e accetta forme diverse di relazione. Al contrario, la diminuzione delle nascite desta maggiore preoccupazione, in quanto incide direttamente sul sistema previdenziale e sul settore educativo svizzero.

Le tensioni tra il Governo federale svizzero e i Cantoni stanno crescendo a causa delle misure di austerità proposte.
Come riportato dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ), Markus Dieth, presidente della Conferenza dei Governi cantonali, ha giudicato “insolita” e “poco amichevole” una recente comunicazione del Governo federale indirizzata alle autorità cantonali, soprattutto perché diffusa simultaneamente anche ai media.
Al centro dello scontro vi sono i piani di contenimento della spesa della ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, che, secondo i rappresentanti cantonali, comporterebbero un trasferimento iniquo degli oneri finanziari, senza un adeguato processo di consultazione. Per questo motivo, la Conferenza dei Governi cantonali ha chiesto di “rivedere” il pacchetto di tagli da un miliardo di franchi, pur essendo già in fase di consultazione.
I Cantoni hanno avanzato proposte alternative, come una semplificazione della burocrazia e un’efficienza maggiore nelle procedure d’asilo, nel tentativo di contenere i costi con soluzioni più mirate.
Particolarmente controversa è anche la proposta cantonale di ridurre le spese per il personale federale, basata su uno studio secondo cui i dipendenti della Confederazione guadagnerebbero il 12% in più rispetto a quelli del settore privato. Il Governo federale ha risposto contestando queste conclusioni con un’analisi condotta da PwC.
I Cantoni esprimono inoltre frustrazione per il presunto indebolimento, da parte del Governo federale, del piano di riforma congiunto “Unbundling 27”, che punta a definire con maggiore chiarezza i compiti tra le autorità nazionali e quelle regionali.
Con entrambe le parti impegnate a raggiungere il pareggio di bilancio e con i Cantoni che si avvicinano alle posizioni del centro-destra parlamentare, favorevole a tagli più incisivi su salari e spesa per l’asilo, si prevede che il conflitto possa intensificarsi. Il Governo federale svizzero dovrebbe comunicare le sue prossime decisioni mercoledì.

Dopo un periodo relativamente stabile nella politica svizzera, la sessione parlamentare estiva ha riportato in primo piano nuove tensioni.
La sessione, che si è chiusa oggi, era iniziata all’insegna dell’unità nazionale, in seguito alla devastante frana che ha colpito gran parte di Blatten, un piccolo villaggio alpino nel cantone Vallese. Tuttavia, come sottolinea Balz Rigendinger in un’analisi pubblicata da Swissinfo, questo clima di coesione è durato poco, lasciando presagire una fase politica decisamente più agitata.
Dalle discussioni sui rapporti con l’Unione Europea e sulla riforma della legge sull’identità elettronica (e-ID) ai tagli previsti per la Società svizzera di radiodiffusione (SSR, casa madre di Swissinfo), passando per iniziative popolari controverse su eredità e servizio civile obbligatorio, fino alle tensioni interne al Partito radicale liberale: il panorama politico elvetico sta entrando in fermento.
I negoziati con l’UE, in particolare, secondo Rigendinger, hanno “riaperto il vaso di Pandora”, riportando a galla una questione che da oltre trent’anni divide profondamente il Paese. Anche i prossimi confronti sui temi della neutralità e su una possibile tassa sulle successioni si preannunciano particolarmente accesi.
Il tutto si inserisce in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e conflitti armati.

Gli studenti e le studentesse svizzere potrebbero non riuscire a iniziare i loro studi negli Stati Uniti questo autunno a causa delle incertezze legate ai visti.
Le università svizzere non hanno ancora certezza che tutti gli studenti potranno prendere parte ai programmi di scambio universitario negli Stati Uniti, come riporta l’emittente pubblica svizzera RTS.
Uno studente dell’Università di Ginevra, che dovrebbe frequentare per un anno l’Università di Boston tramite uno scambio, ha raccontato a RTS che, nonostante abbia tutti i documenti in regola e abbia pagato le tasse universitarie, al momento non è riuscito a ottenere un appuntamento per il visto.
Il problema principale sembra derivare dalle nuove direttive che obbligano l’ufficio visti a esaminare i profili social media delle persone richiedenti, per individuare eventuali contenuti antiamericani.
Lo studente ginevrino non è un caso isolato. Diverse università negli Stati Uniti hanno già contattato le controparti elvetiche per chiedere di riservare posti per quegli studenti e studentesse che potrebbero non ricevere il visto in tempo, riferisce RTS.
Le università francofone svizzere dichiarano invece che è prematuro adottare misure e preferiscono attendere di conoscere l’entità dei visti negati prima di intervenire.

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