
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
una persona, la cui domanda di asilo viene respinta in Svizzera, può essere trattenuta in una cosiddetta detenzione amministrativa fino a un anno e mezzo. Le condizioni di detenzione devono essere chiaramente diverse da quelle degli istituti di pena. L'Osservatorio svizzero sul diritto d'asilo e degli stranieri critica però il fatto che spesso ciò non avviene nella pratica.
Buona lettura.

La sessione estiva dell’Assemblea federale si concluderà domani. Tuttavia, la giornata odierna è stata caratterizzata dalla discussione di temi rilevanti in entrambe le Camere.
Tra questi, la questione dello stalking, che era già stato riconosciuto come reato penale. Ora, le due Camere hanno raggiunto un’intesa anche sulle modalità di applicazione della norma. In futuro, lo stalking sarà perseguito penalmente in Svizzera su richiesta, anche all’interno delle relazioni di coppia. Entrambi i rami del Parlamento hanno approvato la proposta presentata dalla Conferenza di conciliazione.
Il Consiglio degli Stati ha inoltre affrontato l’“iniziativa sulla neutralità” promossa dall’UDC e dall’Associazione Pro Svizzera. L’iniziativa chiede che la Svizzera mantenga una posizione neutrale e si astenga dall’applicare sanzioni, come quelle attualmente in vigore contro la Russia in seguito alla guerra in Ucraina.
Durante il dibattito è emerso un ampio consenso sul fatto che la Svizzera debba restare neutrale. Tuttavia, è stato oggetto di discussione se tale principio – come chiede l’iniziativa – debba essere esplicitamente sancito nella Costituzione federale e, se sì, con quale grado di rigidità.
Alla fine, la maggioranza della Camera alta ha respinto l’iniziativa, ma ha approvato un controprogetto diretto proposto dal Centro. Ora sarà il Consiglio nazionale a doversi pronunciare sull’iniziativa relativa alla neutralità.

L’Osservatorio svizzero sul diritto d’asilo e degli stranieri ha sollevato dure critiche sulle condizioni di detenzione riservate ai richiedenti asilo respinti. Secondo l’organizzazione, queste non si distinguerebbero in modo sufficientemente chiaro da quelle previste nei normali centri di detenzione.
In Svizzera, una persona la cui domanda di asilo è stata respinta può essere trattenuta in detenzione amministrativa per un periodo massimo di 18 mesi. Questa misura non ha carattere punitivo, ma serve a garantire l’effettiva partenza dal Paese. Proprio per questa ragione, le condizioni di detenzione dovrebbero essere significativamente diverse da quelle applicate nelle carceri.
Nella pratica, però, ciò avviene raramente, secondo quanto denuncia l’Osservatorio. “Anche i centri di detenzione stessi spesso non rispettano questo principio”, ha dichiarato alla SRF il direttore generale Lars Scheppach. Il motivo principale sarebbe la struttura stessa degli edifici: molti centri di detenzione per l’espulsione sono infatti ex penitenziari. Muri spessi, sbarre alle finestre e recinzioni con filo spinato danno a questi luoghi un aspetto e un ambiente simile a quello carcerario. “La libertà di movimento è fortemente limitata e il tempo trascorso nelle celle può risultare eccessivo”, ha aggiunto Scheppach.
La responsabilità della detenzione in attesa di espulsione ricade sui Cantoni. Interpellata dalla SRF, la Conferenza cantonale dei direttori di giustizia e polizia ha fatto sapere che da anni i Cantoni stanno lavorando per distinguere questa forma di detenzione dalle altre, ottenendo già importanti progressi. Tuttavia, ha precisato che un’attuazione immediata e completa di questa separazione sarebbe logisticamente irrealizzabile e comporterebbe costi sproporzionati.

Dopo una pausa di sette mesi dalle urne federali, il popolo svizzero sarà nuovamente chiamato a esprimersi a livello nazionale il prossimo 28 settembre. Tra i temi in votazione vi è anche la nuova legge sull’identificazione elettronica (e-ID), per la quale i promotori hanno lanciato ufficialmente oggi la loro campagna.
Un primo tentativo di introdurre un’identità elettronica era stato bocciato nel 2021. A seguito di quella sconfitta, il Parlamento ha analizzato le ragioni del rifiuto popolare e ha approvato, nel dicembre 2024, una versione rivisitata della legge. Tuttavia, anche questa nuova proposta ha suscitato perplessità: è stato infatti lanciato un secondo referendum per contestarne l’adozione.
Gli oppositori esprimono preoccupazioni soprattutto in merito alla protezione dei dati, alla sicurezza digitale e al rischio di abusi nell’utilizzo del sistema di identificazione elettronica. Temi che rimangono centrali nel dibattito pubblico.
In un’intervista rilasciata al quotidiano romando Le Temps, Michael Schöll, direttore dell’Ufficio federale di giustizia, ha sottolineato gli sforzi fatti per rispondere alle critiche del passato. “La nuova versione tiene conto delle richieste sollevate dagli oppositori del progetto bocciato quattro anni fa. In futuro, l’e-ID sarà rilasciata direttamente dallo Stato”, ha dichiarato Schöll.

Secondo l’ultima classifica automobilistica pubblicata dall’assicuratore Axa, gli abitanti del Canton Zugo risultano essere i più spendaccioni quando si tratta di acquistare un’auto. In media, infatti, investono circa 67’000 franchi per veicolo, una cifra superiore del 35% rispetto alla media nazionale.
I residenti di Zugo e del vicino Canton Svitto figurano inoltre ai primi posti anche per quanto riguarda il peso medio dei veicoli immatricolati. Questo dato si spiega in parte con la preferenza per auto di dimensioni maggiori, ma riflette anche l’aumento delle auto elettriche, generalmente più pesanti a causa delle batterie.
Sul fronte opposto, i veicoli più datati si trovano nei cantoni di Berna, Sciaffusa e Appenzello Esterno, dove l’età media delle auto supera gli undici anni. I ticinesi, al contrario, sembrano preferire il nuovo: con un’età media di 8,9 anni, le auto in Ticino sono le più recenti della Svizzera.
Un caso particolare è rappresentato da Appenzello Interno. Il semicantone si colloca sorprendentemente in cima alla classifica per il valore medio delle auto, ma non per motivi legati al tenore di vita dei residenti. Qui, infatti, molte grandi società di autonoleggio immatricolano i loro veicoli, grazie a un accordo tra gli uffici cantonali della circolazione, la Confederazione e i fornitori del settore. Situazione analoga anche nel Canton Vaud.

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