
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Nella Confederazione si continua a comprare auto che consumano molto carburante e occupano molto spazio. Nonostante un leggero calo rispetto al 2023, la tendenza continua, con i SUV che rappresentano ancora il 55,7% delle nuove immatricolazioni nel 2024.
Buona lettura,

La Coalizione per le multinazionali responsabili ha raccolto in tempo record più di 287’000 firme a favore della sua iniziativa, depositata oggi alla Cancelleria federale. Il testo chiede norme vincolanti per obbligare le multinazionali svizzere a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro attività in Svizzera e all’estero.
Nel 2020, una prima iniziativa in tal senso aveva ottenuto la maggioranza del popolo (50,7%), ma non quella dei Cantoni ed era quindi fallita. La nuova iniziativa si applicherebbe alle multinazionali con almeno 1’000 dipendenti e un fatturato pari o superiore ai 450 milioni di franchi svizzeri.
Questa seconda versione si ispira agli standard internazionali del settore e alle norme recentemente adottate dall’UE. Durante la campagna in vista del voto del 2020, uno degli argomenti dell’opposizione era che la Svizzera non dovrebbe agire da sola, ma piuttosto in coordinamento con l’UE.
Le firme necessarie sono state raccolte in tempo record. Per essere portata alle urne, un’iniziativa deve essere sottoscritta da almeno 100’000 persone aventi diritto di voto in 18 mesi. Dopo due settimane dal lancio dell’iniziativa, all’inizio di quest’anno, il comitato promotore aveva già raccolto 183’000 firme.

In Svizzera, le vittime di violenza domestica non hanno ancora un numero di emergenza a loro disposizione. Il lancio del servizio è stato rinviato al maggio 2026. È colpa della lentezza procedurale svizzera? Tutto sembrerebbe indicare che è così.
Era l’aprile 2021 quando la consigliera federale Karin Keller-Sutter aveva presentato la tabella di marcia del Governo per la lotta alla violenza domestica e l’istituzione di un numero unico di emergenza nazionale.
Quattro anni dopo, il numero non c’è ancora e la sua entrata in vigore, prevista per il novembre di quest’anno, è stata posticipata.
Il mandato è stato inizialmente affidato alla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS), prima che l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) si unisse al processo nel 2023. È poi stato necessario coinvolgere Swisscom. Come ricorda la portavoce di quest’ultima, però, anche gli altri 158 operatori del Paese (come Sunrise e Salt) devono ora essere collegati a questo numero, il 142, e 34’000 reti private devono essere adattate.
Il ritardo pone i Cantoni di fronte a una “situazione piuttosto complicata”, secondo Mathias Reynard, consigliere di Stato del Vallese e presidente della CDOS. Alcuni hanno già assunto personale e sono in procinto di formarlo.

Svizzere e svizzeri acquistano sempre più SUV, nonostante la loro impronta ecologica e le loro dimensioni che spesso mal si adattano alla città. Secondo un’analisi di Comparis, nel 2024 questi veicoli rappresentavano più di una immatricolazione su due.
“La Svizzera è uno dei leader di una tendenza globale”, afferma Comparis. Il costruttore tedesco BMW è in testa alle immatricolazioni di questo tipo di veicoli, seguito da Audi e Skoda. La sensazione soggettiva di sicurezza e la posizione rialzata, comoda per anziani e famiglie con bambini, sono i principali argomenti a favore dei SUV, si legge.
“Il fatto che quasi tutti i marchi principali offrano ora SUV elettrici stimola ulteriormente la tendenza“, afferma Jean-Claude Frick, esperto di mobilità elettrica di Comparis.
Tuttavia, spiega Frick, l’idea che rinunciando al motore a combustione si rispetti di più l’ambiente va relativizzata. La produzione dei SUV elettrici, infatti, richiede così tante risorse che diventano più ecologici dei veicoli “tradizionali” solo dopo diversi anni di utilizzo.

A Ginevra, un numero crescente di inquiline e inquilini si vede rescindere il contratto di locazione a causa di lavori di ristrutturazione, con conseguenti forti aumenti degli affitti, denuncia l’Associazione per la difesa dei diritti degli inquilini Asloca che deplora il diffondersi nella Svizzera francese di questo “cancro immobiliare.”
La pratica, già diffusa nella parte germanofona del Paese, consiste nella disdetta dei contratti di locazione di appartamenti con il pretesto di lavori di ristrutturazione, spiega Asloca. Gli immobili in questione hanno spesso affitti bassi rispetto al mercato e sono occupati dagli inquilini da molto tempo. Secondo l’associazione si tratta spesso di una scelta basata esclusivamente sulla ricerca del massimo profitto e non di un reale bisogno di ristrutturare.
“Eravamo disposti ad andarcene durante i lavori e a pensavamo che l’affitto sarebbe in seguito aumentato di 500-600 franchi al mese”, racconta a RTS Carole-Anne Deschoux, residente a Ginevra, il cui contratto di locazione è stato disdetto dal proprietario. Durante le trattative, si è resa conto che il proprietario si aspettava un nuovo affitto tra i 3’000 e i 3’500 franchi, ovvero “circa l’80-90% in più”.
Per l’associazione degli inquilini, a differenza di Zurigo, Ginevra dispone di strumenti per contrastare meglio questa pratica, ad esempio la legge sulle demolizioni, le trasformazioni e le ristrutturazioni degli immobili (Ldtr). Asloca chiede alle autorità che a applichino con rigore, ad esempio assicurandosi, prima del rilascio dei permessi edilizi, che agli inquilini coinvolti siano offerte condizioni di alloggio paragonabili alle precedenti.
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Foto del giorno
Pioveva quando questo giovane agricoltore di Bruelisau, nell’Appenzello Interno, martedì 27 maggio ha condotto le sue capre sui pascoli di montagna per la tradizionale transumanza.
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