
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Vi ricordate cosa stavate facendo cinque anni fa? In Svizzera, era appena stato dichiarato il lockdown.
Oltre a ricordare quel surreale periodo, nel bollettino odierno parleremo di UE, presunte spie e pensionamento all’estero.
Buona lettura!

I previsti accordi bilaterali tra la Svizzera e l’UE potrebbero prevedere misure di compensazione con il potenziale di colpire anche gli svizzeri e le svizzere all’estero. Queste misure sono una grande incognita, scrive la NZZ ma, secondo un esperto, potrebbero rappresentare un vantaggio per la Confederazione.
La Svizzera adotta già molte leggi europee. Con la revisione dei nuovi accordi bilaterali con l’UE, la Svizzera sarà obbligata a farlo in determinati ambiti (libera circolazione e trasporti, ad esempio). Non automaticamente, ma secondo regole vincolanti ed entro un certo periodo di tempo, spiega la NZZ. Tuttavia, il Parlamento o il popolo svizzeri possono decidere di non adottare una legge nella sua totalità. In questo caso l’UE potrebbe chiedere misure di compensazione e un tribunale arbitrale decidere se queste sono proporzionate.
Thomas Cottier, professore emerito di diritto economico europeo e internazionale, afferma che il nuovo meccanismo rappresenta un grande vantaggio per la Svizzera. “Crea condizioni di parità, anche se l’UE è il partner più forte”, dichiara alla NZZ. La Svizzera avrebbe la possibilità di contestare le misure di compensazione, disponendo dunque di un maggiore margine di manovra e una maggiore protezione legale nei confronti dell’UE.
L’Accordo sulla libera circolazione delle persone è quello che presenta il maggior potenziale di controversia. Ad esempio, se la Svizzera limitasse temporaneamente la libera circolazione delle persone, l’UE potrebbe sospendere i diritti delle cittadine e dei cittadini svizzeri residenti all’estero, afferma Cottier. La diaspora elvetica potrebbe essere esclusa da alcune prestazioni sociali nel Paese di residenza. La libera circolazione delle persone funziona solo perché la Svizzera e gli Stati dell’UE coordinano i loro sistemi nazionali di sicurezza sociale. “Circa mezzo milione di svizzeri all’estero sarebbero interessati da questa misura”, indica il professore.

Oggi alcune testate del gruppo Tamedia parlano di uno studio sul pensionamento all’estero secondo cui emigrare in età avanzata rischia di alimentare la solitudine, non la felicità.
Per molti svizzeri e svizzere, il pensionamento all’estero è uno scenario allettante: sole, spiaggia e la promessa di una vita spensierata, perché spesso restano più soldi in tasca di quanto succederebbe in Svizzera. Circa 187’000 svizzere e svizzeri sono in pensione all’estero. Tuttavia, uno studio dei Paesi Bassi dimostra che quest’ultima non è sempre associata a felicità e soddisfazione.
La mancanza di un ambiente sociale e familiare non va sottovalutata. Infatti, molte persone emigrate si sentono sole, il che può anche aumentare il rischio di problemi di salute. L’integrazione in un luogo nuovo non sempre ha successo. La felicità sotto le palme in età avanzata non è quindi garantita.
Dallo studio emerge che molte persone emigrate in pensione hanno difficoltà a farsi nuove amicizie e allo stesso tempo perdono i contatti con quelle in patria. Anche con buone risorse finanziarie e un/a partner, l’integrazione sociale rimane una sfida.

Misteriosa morte di un cittadino svizzero in Iran e
sospetti di collegamenti con il caso Abedini-Sala. Il Consiglio federale è stato chiamato oggi a dare delle risposte sulla vicenda durante l’ora delle domande
in Consiglio nazionale.
Con l’Aargauer Zeitung ripercorriamo innanzitutto la vicenda. Nel gennaio 2025, un uomo svizzero di 64 anni è morto in prigione in Iran, presumibilmente per suicidio. Le autorità iraniane lo avevano etichettato come una spia entrata nel Paese da turista nell’ottobre 2024 e arrestato per aver fotografato installazioni militari. Da quando si è saputo della morte dello svizzero, si è ipotizzato che fosse stato arrestato per essere usato come moneta di scambio dalle autorità iraniane per il rilascio del presunto agente iraniano Mohamed Abedini, che viveva a Losanna.
Abedini è poi stato arrestato in Italia e si sospetta che l’Iran abbia quindi incarcerato, per la stessa ragione, la giornalista Cecilia Sala. L’8 gennaio 2025 Abedini è stato rilasciato in Italia e Sala a Teheran. Il detenuto svizzero si sarebbe tolto la vita il 9 gennaio.
Il consigliere nazionale socialista Fabiano Molina ha chiesto oggi al Governo, ad esempio, se il corpo è stato sottoposto ad autopsia da parte del Ministero pubblico della Confederazione, che sta svolgendo un’indagine sul caso, come reagirebbe se emergessero prove di un assassinio e se c’è un collegamento con il caso Abedini/Sala.
Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha risposto che al momento non ci sono indicazioni di un collegamento tra le due vicende e che il Governo non commenta le indagini in corso, sottolineando comunque che l’Ambasciata svizzera a Teheran è intervenuta più volte presso il Ministero degli esteri iraniano.

La stampa svizzera ricorda in questi giorni della “situazione straordinaria” in Svizzera a causa della pandemia di coronavirus. Me lo ricordo ancora chiaramente, anche se oggi molte situazioni di allora sembrano completamente irreali. Per fortuna.
“Adesso dobbiamo darci tutti una mossa, in tutto il Paese”, disse l’allora presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga la sera del 16 marzo 2020. Quattro membri del Consiglio federale si erano presentati ai media dopo una lunga riunione per decretare la “situazione straordinaria” che gli permetteva di limitare le libertà economiche e individuali senza il controllo di Parlamento e Cantoni.
In Svizzera è iniziato così il lockdown.
“Restate a casa”, aveva avvertito il ministro della Sanità Alain Berset. Ristoranti, negozi, e strutture per il tempo libero vennero chiusi. I confini con tutti i Paesi limitrofi erano di nuovo sotto stretta sorveglianza e invalicabili per ragioni che non fossero di vitale importanza. Le scuole passarono all’insegnamento online. La vita pubblica si fermò. Voi cosa ricordate di quel periodo?

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