Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Mancanza di informazioni, incongruenze nei dati tecnici, controversie legali: l'acquisto dei carri armati italiani Leopard 1 tramite l'azienda di armamenti elvetica RUAG non è andato come il Consiglio federale avrebbe voluto. Il Governo ha quindi chiesto una revisione della forma giuridica del gruppo, che in tutta probabilità in futuro non sarà più organizzato come società anonima di diritto privato.
Nel bollettino odierno ci occuperemo anche di social network: secondo un sondaggio, la maggior parte della popolazione adulta svizzera è favorevole a un divieto di utilizzo di piatteforme come Tiktok e Instagram per i minori di 16 anni. Daremo poi uno sguardo alle iniziative in Svizzera che lottano contro la violenza di genere. Infine, parleremo della carenza di manodopera qualificata nel Paese.
Buona lettura!
Il Consiglio federale vuole cambiare la forma giuridica di Ruag. L’impresa di armamenti svizzera dovrà assumere una nuova forma giuridica di diritto pubblico. Non è ancora chiaro quale sarà.
Oltre ad altre opzioni, si sta valutando anche la reintegrazione di Ruag nel Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).
La decisione di rivedere la forma giuridica della Ruag ha origine in un’indagine del Controllo federale delle finanze (CDF), che ha confermato i sospetti di incoerenze legate ad affari della RUAG con i carri armati Leopard 1 acquistati dall’Italia. Il DDPS, spinto dalla consigliera federale Viola Amherd, ha quindi commissionato un’analisi approfondita. I risultati sono chiari: la forma giuridica attuale, una società anonima di diritto privato, non soddisfa più le esigenze di un’azienda così strettamente legata all’esercito (l’80% dei mandati proviene proprio da quest’ultimo).
Il quadro attuale è profondamente diverso rispetto a quello di 30 anni, quando si è scelto la forma giuridica di una società anonima di diritto privato. Nel 1997 si pensava che azionisti privati sarebbero stati interessati ad entrare nella società, ma questa partecipazione non si è mai concretizzata.
- La notizia su SRFCollegamento esterno e RSICollegamento esterno
Addio Tiktok, Instagram e co per i più giovani? Quasi l’80% degli della popolazione svizzera si dice favorevole a un divieto dei social media per i chi ha meno di 16 anni.
È questa la conclusione di un sondaggio rappresentativo condotto dall’Istituto Leewas per conto di 20 Minuten e Tamedia. Svizzere e svizzeri non sono i soli a pensarla così. In Australia il Parlamento ha approvato oggi un divieto di utilizzo dei social media fino ai 16 anni di età. È il primo Paese a farlo.
Tuttavia, esperte ed esperti australiani hanno reagito in modo critico al divieto. Secondo la specialista di media Dominique Wirz, proteggerebbe le generazioni più giovani da pericoli specifici e contenuti problematici, ma il divieto creerebbe un altro problema: “Avranno l’opportunità di sviluppare le competenze mediatiche solo in una fase tardiva”.
Diversi studi mostrano un collegamento tra l’uso eccessivo dei social media e lo stress psicologico, come la depressione o i disturbi d’ansia. Tuttavia, altri sottolineano anche gli aspetti positivi delle piattaforme: i e le giovani possono entrare in contatto, scambiare informazioni e trovare sostegno sociale.
- L’articolo del Tages-AnzeigerCollegamento esterno e di RSICollegamento esterno (in italiano)
Il problema della carenza di manodopera qualificata in Svizzera si sta attenuando, ma rimane “acuto”. Per le aziende, la ricerca di personale adeguatamente formato è diventata più semplice rispetto allo scorso anno, ma più difficile se si osserva il periodo precedente alla pandemia di coronavirus.
È questa la conclusione dello Swiss Skills Shortage Index 2024, pubblicato oggi dal fornitore di servizi per le risorse umane Adecco. L’arretramento si riflette in entrambe le componenti principali dell’indice: da un lato nel 2024 gli annunci di posti di lavoro sono scesi del 7% rispetto al 2023, dall’altro il tasso di disoccupazione è passato dal 2,0 al 2,4%.
Per quanto riguarda le singole professioni, la situazione nel settore sanitario rimane grave: ad esempio c’è ancora carenza di personale medico specialista, infermieri/e e farmacisti/e ovunque. L’industria delle costruzioni è al secondo posto fra quelle più toccate dal problema, seguita dal settore dell’elettricità. Nel ramo informatico, invece, la tensione si è chiaramente allentata: se l’anno scorso il gruppo professionale degli specialisti IT era ancora al secondo posto, quest’anno è al settimo.
- La notizia d’agenzia ripresa da La RegioneCollegamento esterno
In Svizzera muore una persona ogni due settimane a causa della violenza domestica; una media di 25 persone all’anno. La maggior parte di loro sono donne.
Le autorità e la società civile si stanno mobilitando nella protezione dalla violenza di genere. Che impatto hanno queste iniziative? E la situazione in Svizzera sta migliorando abbastanza rapidamente? Partecipate alla discussione su “dialogoCollegamento esterno“, la piattaforma di dibattito multilingue della SSR.
Una di queste iniziative è in corso nel Canton Neuchâtel. Secondo un sondaggio condotto nel 2018, quasi il 60% delle e degli adolescenti tra i 15 e i 18 anni della regione ha subito violenza nella propria relazione e una ragazza su due ha subito violenza sessuale. Il cantone ha reagito a queste cifre, organizzando atelier sul tema della violenza domestica per studentesse e studenti in modo da aiutarli a identificare una relazione sana, ma anche i segnali di allarme.
Un’altra iniziativa, sempre nella Svizzera francese, è rivolta alle donne migranti. Grazie a una modifica della legge, sono più tutelate se sono vittime di violenza domestica, ma a causa di ostacoli come le barriere linguistiche, la mancanza di contatti sociali o la scarsa familiarità con le leggi e le strutture in Svizzera, le donne migranti hanno meno probabilità di utilizzare i servizi di supporto disponibili. Per fornire loro un sostegno migliore, una fondazione ha creato una rete di volontarie e volontari formati.
- Più informazioni e la possibilità di partecipare alla discussione su “dialogo“, la piattaforma di dibattito multilingue della SSR.
Foto del giorno
Con la mostra inaugurata oggi, la Fondazione Pierre Gianadda rende omaggio al suo fondatore, il mecenate delle arti, architetto e imprenditore edile Léonard GianaddaCollegamento esterno, scomparso poco meno di un anno fa. L’esposizione presenta archivi fotografici, filmati e testimonianze scritte.
Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative