Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Più ci si fida di qualcuno, più un suo tradimento ferisce. Nel confronto internazionale, le autorità e il sistema politico elvetico possono vantarsi di godere di una grande fiducia da parte della popolazione. Ciò è dovuto anche al fatto che la gente ha l'impressione di avere voce in capitolo, grazie agli strumenti della democrazia diretta.
Proprio per questa ragione, lo scandalo della manipolazione della raccolta di firme per le iniziative popolari emerso in questi giorni ha deluso molto e continuerà, sicuramente, a far discutere a lungo.
Non a caso, è anche il tema della prima notizia di giornata.
Buona lettura!
I media svizzeri trattano anche oggi in modo estensivo il tema dello scandalo delle frodi nella raccolta di firme per diverse iniziative popolari. La NZZ, ad esempio, parla delle possibili conseguenze per la proposta che chiede di revocare il divieto dell’energia nucleare in Svizzera.
In febbraio, promotori e promotrici dell’iniziativa “Stop al blackout” avevano consegnato 129’000 firme alla Cancelleria federale. La scorsa settimana, il ministro dell’energia Albert Rösti ha annunciato di voler abrogare il divieto di costruire nuove centrali nucleari tramite un controprogetto indiretto all’iniziativa.
Tuttavia, per la raccolta di firme il comitato promotore aveva collaborato con la società di Losanna Incop, al centro dello scandalo delle sottoscrizioni falsificate. In particolare, è sorprendente il fatto che più della metà delle firme proveniva dalla Svizzera occidentale e 35’164 dal solo Canton Vaud. Non è una cifra realistica, secondo Nils Epprecht, direttore della Fondazione svizzera per l’energia (SES), che si batte per le energie rinnovabili e si oppone al nucleare.
Epprecht chiede quindi al Consiglio federale di smettere di lavorare al controprogetto fintanto che non verrà chiarito se l’iniziativa abbia davvero raccolto un numero sufficiente di firme valide (almeno 100’000).
- L’articolo della NZZCollegamento esterno (in tedesco, a pagamento).
Il “mal di scuola” colpisce sempre più gli allievi e le allieve delle scuole medie. L’aumento dell’assenteismo preoccupa genitori e istituti scolastici. Il fenomeno riguarda tutta la Svizzera e diversi Paesi europei. La RSI ha analizzato da vicino il caso del Cantone Ticino.
Prima della pandemia (anno scolastico 2018/2019), nel cantone italofono i casi di assenze gravi (più di 200 ore di lezione mancate) erano 67, cifra salita a 385 nell’anno scolastico 2023/2024. Si tratta del segnale di una diffusione dell’ansia generalizzata e da prestazione tra gli adolescenti.
“È un fenomeno che ci preoccupa decisamente tanto”, dichiara Patrick Gobbi, presidente del Gruppo regionale direttori Scuola Media Luganese. “Dobbiamo cercare in qualche modo di aiutare questi ragazzi che sono assenti. Bisogna trovare un modo per farli stare a proprio agio, per farli tornare a scuola. Perché stare a casa non è una soluzione“.
Per favorire l’integrazione di tutti gli allievi e le allieve della scuola media, ogni istituto dispone del servizio di sostegno pedagogico, ma ogni situazione è diversa e l’aumento del fenomeno mette in difficoltà operatrici e operatori del settore. Già a fine aprile, il gruppo regionale del Luganese aveva scritto alle autorità, esprimendo preoccupazione per la situazione di grave disagio tra gli allievi e per l’assenza di soluzioni di appoggio educativo e di una concreta presa a carico.
- L’approfondimento della RSICollegamento esterno (in italiano).
Parte dell’oro importato in Svizzera dall’Uzbekistan e dal Kazakistan potrebbe in realtà provenire dalla Russia, in violazione delle sanzioni internazionali. Un’inchiesta di SWI swissinfo.ch approfondisce il tema.
Nel 2023 sono stati importati in Svizzera volumi record di oro dai due Paesi dell’Asia centrale, direttamente o attraverso il Regno Unito. In totale, l’anno scorso sono entrate nella Confederazione 130 tonnellate di oro uzbeko per un valore di 7,3 miliardi di franchi e 59 tonnellate di oro kazako per un valore di 3,3 miliardi di franchi sotto forma di lingotti altamente raffinati. Questa crescita folgorante è iniziata alla fine del 2021, poco prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Gli specialisti intervistati da swissinfo.ch ritengono che i volumi in questione siano troppo grandi per non destare sospetti. Diverse fonti rivelano che nel 2023 la quantità totale di oro kazako e uzbeko esportato superava addirittura in modo significativo la produzione interna dei due Paesi e le vendite di oro da parte delle rispettive banche centrali.
Marc Ummel, responsabile delle materie prime di Swissaid, una ONG che indaga tra l’altro sul commercio internazionale di oro, afferma: “L’oro russo arriva in questi flussi? (…) Se si guarda alle risposte dell’industria, alcune aziende vedono il rischio direttamente. Altre chiudono un occhio“.
- L’inchiesta di SWI swissinfo.ch (in francese).
Un nuovo sondaggio sottolinea l’importanza dell’opuscolo informativo che ogni cittadino e cittadina riceva in allegato al materiale di voto. Secondo lo studio, al “libretto” si deve una differenza di oltre 15 punti percentuali sul comportamento di voto e sull’esito delle votazioni.
Lo studio, condotto dal professore di scienze politiche Oliver Strijbis, mostra che l’effetto riguarda l’elettorato di tutti gli schieramenti politici. Tuttavia, il contenuto dell’opuscolo di voto ha la maggiore influenza su chi si situa al centro dello spettro politico.
“I risultati analizzati dimostrano che oppositori e sostenitori dovrebbero prestare la massima attenzione alla formulazione del testo nei documenti di voto“, spiega Marianne Affolter, direttrice di Kampagnenforum, che ha commissionato lo studio per determinare il possibile effetto dei documenti di voto.
“Il testo del libretto di voto deve essere semplice e non polarizzante. Molti elettori seguono solo marginalmente il dibattito pubblico e decidono in pochi secondi se votare sì o no quando ricevono il materiale di voto. Non si deve cercare di mobilitare i sostenitori o di convincere gli oppositori in dirittura d’arrivo”, dice Affolter.
- La notizia di agenzia ripresa da RFJCollegamento esterno (in francese).
Lo statuto di protezione S per rifugiati e rifugiate dall’Ucraina verrà mantenuto, perlomeno fino al 4 marzo del 2026. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale, prorogando al contempo fino a tale data anche le misure di sostegno per le persone titolari.
La condizione per la revoca di questa misura di aiuto è una stabilizzazione duratura della situazione in Ucraina e quindi l’assenza di una situazione di grave pericolo generale, ricorda il Governo in una nota. I recenti sviluppi mostrano però che attualmente una tale stabilizzazione non è prevedibile e occorre attendersi altri atti bellici sull’intero territorio ucraino.
L’Unione europea (UE) aveva già agito in giugno, estendendo la protezione temporanea degli oltre quattro milioni di rifugiati e rifugiate ucraine nei Paesi membri fino al 4 marzo 2026. La Svizzera finora ha sempre seguito il suo esempio.
Tuttavia, lo statuto S è sotto pressione a Berna. Ad esempio, Il Consiglio degli Stati, la camera alta del Parlamento svizzero, ha adottato una mozione di Esther Friedli, deputata dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che chiede che solo le persone il cui ultimo luogo di residenza si trovava nelle regioni ucraine occupate in tutto o in parte dalla Russia, o “dove ci sono combattimenti più o meno intensi”, continuino a poter beneficiare dello statuto di protezione S.
- La notizia anticipata dal BlickCollegamento esterno (in francese).
Foto del giorno
La Svizzera sta facendo incetta di medaglie ai Giochi paralimpici di Parigi. Una delle ultime è il bronzo che ora porta al collo la protagonista della nostra foto del giorno, Franziska Matile-Dörig.
L’appenzellese ha conquistato oggi il terzo posto nella gara a cronometro di paraciclismo, nella categoria C4.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative