Nei Grigioni si vuole ridurre la dipendenza dall’esterno per il fabbisogno di legno
Nonostante siano il cantone con la superficie boschiva più grande della Svizzera, i Grigioni devono importare da altri cantoni o dall’estero il 40% del legno necessario per produrre energia.
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tvsvizzera.it/mrj con RSI
Una nuova segheria nella regione di Savognin (canton Grigioni) vuole usare le risorse del bosco nel comune di Surses per produrre l’energia necessaria al cantone, che in Svizzera è quello con la superficie più grande. Nonostante questo, però, deve importare da altri cantoni o dall’estero poco meno della metà del legno necessario per la sua produzione di energia (il 40%).
“Resurses” è un gioco di parole (dall’inglese “ressources”, ossia “risorse”), ma è anche l’obiettivo della segheria di Tinizong, la più grande del canton Grigioni. Ogni giorno vengono tagliati 200 metri cubi di legna e la maggioranza di esso proviene dalla regione.
“Il nostro obiettivo è far rendere il più possibile ogni tronco che ci viene consegnato. Produciamo legname segato e raffiniamo il legno di scarto. In questo modo riusciamo a sfruttare al massimo la materia prima”, ha spiegato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI il direttore di Resurses Gian Andri Capeder.
Pellet a chilometro zero
Oltre a trasformare il legno per produrre energia, Resurses fabbrica anche pellet, un unicum nel cantone retico. “La richiesta di riscaldamenti di questo tipo è aumentata negli ultimi anni, anche se qui da noi non c’erano delle aziende di produzione. Noi possiamo dare ora un contributo in questo senso. Molto legno viene altrimenti trasportato in Italia per essere poi trasformato in pellet”. Pellet che poi viene reimportato nella Confederazione. Producendolo in loco, si evitano viaggi, spese ed emissioni di CO2 inutili.
Come detto, il cantone attualmente deve appoggiarsi all’esterno dei suoi confini per il 40% delle sue necessità in legno per la produzione energetca. A titolo di paragone, a livello nazionale, questa percentuale è del 5%. I motivi, come spiega il capo dell’ufficio foreste e pericoli naturali del canton Grigioni Urban Maissen, sono stati individuati grazie a uno studio commissionato da vari uffici cantonali. Questo mostra la mancanza (di cui già si discute da anni) di un’economia circolare del legno. Sarebbe necessario, spiega, “rimanere in contatto con potenziali investitori privati e verificare come poter realizzare i progetti che possono avere in questo senso”.
“Poiché il nostro è un cantone montano, non tutte le superfici si prestano al taglio, specialmente per quanto riguarda i legni da energia”.
Inoltre, prosegue Maissen, in Svizzera è molto radicato il concetto di “una selvicoltura naturale e quindi non si possono effettuare tagli estesi, sopratutto nei boschi protetti”.
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