L'autore del delitto dice di non sapere cosa lo ha spinto ad agire.
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L’uomo che ha ucciso la sua ex moglie e le due figlie a Corcelles ha confessato il triplice omicidio, ma resta ignoto il movente della strage che ha sconvolto il canton Neuchâtel.
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Ha ammesso la piena responsabilità dei fatti il 52enne che il 19 agosto ha ucciso a coltellate la propria famiglia – l’ex moglie di 47 anni e le sue due figlie di 10 e 3 anni e mezzo – a Corcelles, nel canton Neuchâtel.
Secondo le perizie, le vittime erano decedute non più tardi delle 17.30, ben prima dell’intervento della polizia.
Il killer, sentito per la prima volta dal procuratore ieri, martedì, non è stato in grado di spiegare cosa lo abbia spinto a compiere la strage, riferiscono in una nota le autorità neocastellane. L’imputato ha anche ammesso di aver aggredito deliberatamente, con il coltello in mano, un agente che era entrato nell’abitazione teatro del bagno di sangue.
Ciò aveva portato il poliziotto a sparare tre colpi all’uomo, di nazionalità algerina come i famigliari, ferendolo nella parte inferiore del corpo. Il sospettato era poi finito in manette e in seguito è stato ricoverato in ospedale. Verrà ora perseguito per il reato di assassinio.
Risultati della perizia
I risultati della perizia medico-legale, confermati dalle dichiarazioni dell’imputato, stabiliscono che le vittime sono morte non più tardi delle 17.30 del 19 agosto. Quando una parente ha allertato la polizia, alle 21.00, l’omicidio della moglie e delle bambine era dunque già avvenuto.
Una pattuglia, giunta sul posto, ha effettuato un sopralluogo ed è riuscita ad accedere all’appartamento intorno alle 23.30, dopo che un fabbro ha aperto la porta. Gli agenti hanno affermato di essere rimasti scioccati dalla raccapricciante scena alla quale hanno assistito.
“L’indagine prosegue con l’obiettivo di comprendere meglio cosa sia successo in questa famiglia nei giorni e nelle settimane precedenti alla tragedia. Sarà disposta una perizia psichiatrica per l’imputato”, aggiungono nel comunicato polizia e procura.
L’assassino era legalmente separato dalla moglie dal 12 giugno e viveva a Le Locle (canton Neuchâtel). Tra il 2020 e il 2022 erano state presentate denunce reciproche tra i coniugi, in particolare per danneggiamento. Ma non c’era stato nulla negli ultimi tre anni, ha spiegato in una conferenza stampa il giorno successivo al dramma, Simon Baechler, capo della polizia giudiziaria neocastellana. Perciò la famiglia non era oggetto di sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e niente lasciava presagire una strage simile, ha precisato.
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