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Mafie, verso una strategia nazionale di contrasto

agente fedpol
L'Ufficio federale di polizia (fedpol) è stato incaricato di formulare la strategia. Keystone / Alessandro Della Valle

Il Governo elvetico vuole dotarsi di una strategia nazionale per contrastare la sempre crescente minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata nel Paese.

“La Svizzera è un crocevia sicuro delle attività della criminalità organizzata”. Per questo deve dotarsi di una strategia nazionale che coinvolga l’intera società volta a contrastare la crescente minaccia posta dal fenomeno, si legge in una nota governativa diffusa martedì.

Si terrà conto delle esperienze raccolte finora – anche all’estero – nella lotta alle mafie, le cui attività mettono a repentaglio la sicurezza del Paese.

Incaricato dal consigliere federale Beat Jans di formulare la strategia è l’Ufficio federale di polizia (fedpol). Quest’ultimo non agirà da solo, ma in collaborazione con la Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP), la Conferenza delle e dei comandanti delle polizie cantonali della Svizzera (CCPCS), il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e altre autorità. Una prima bozza del documento sarà realizzata entro la metà del 2025.

Una minaccia in crescita

La criminalità organizzata rappresenta una crescente minaccia in Svizzera, grazie anche alla posizione geografica, la solida infrastruttura finanziaria e la stabilità politica. Le mafie italiane operano nel Paese da circa cinquant’anni, ma agiscono in modo discreto e sono spesso ben integrate nella società.

Le analisi e le indagini in corso condotte da fedpol e dalle polizie cantonali evidenziano che sono attivi anche altri gruppi provenienti da Francia, Belgio, Paesi Bassi, Europa orientale, Balcani, Turchia e Nigeria: queste associazioni criminali si servono della Svizzera come luogo di azione o di rifugio. Trafficano droghe, esseri umani e armi e compiono attacchi agli sportelli automatici con l’uso di esplosivi.

Alla luce di queste riflessioni, la criminalità organizzata minaccia la sicurezza della popolazione, il tessuto economico legale, lo Stato di diritto e la sicurezza di quelle persone che, ad esempio, diventano vittime della tratta di esseri umani. In alcuni Paesi europei, la criminalità organizzata è diventata ormai una minaccia per la sicurezza interna.

Il Punto della situazione del 2023

Nel 2023, un rapporto ha illustrato fino a che punto la Svizzera è già infiltrata dalla criminalità organizzata, mettendo in evidenza le lacune esistenti e le esigenze nell’ambito della lotta a questo fenomeno. Un team di esperti esterni ha formulato 20 raccomandazioni volte a migliorare gli strumenti di lotta alle varie mafie. La nuova strategia intende fungere da quadro per l’esame e l’attuazione di queste raccomandazioni e aiutare a colmare le lacune riscontrate con misure adeguate.

La nuova strategia costituirà inoltre la base per i provvedimenti già esistenti, come il piano nazionale d’azione contro la tratta di esseri umani.

Una priorità

La lotta alla criminalità organizzata è da anni una priorità strategica di fedpol e dell’MPC. Anche le polizie cantonali riconoscono la sfida e alcune di esse hanno già istituito unità specializzate che indagano sulle strutture criminali.

La CCPCS e l’Associazione dei capi di polizia giudiziaria dei Cantoni svizzeri hanno intensificato gli scambi e la collaborazione nella lotta al fenomeno e adeguato in parte le loro strutture interne. Le misure preventive e le indagini sono sempre più spesso eseguite congiuntamente dalle autorità di perseguimento penale federali e cantonali.

Mancano risorse

Lo scorso 17 di aprile, la direttrice di fedpol Nicoletta della Valle aveva dichiarato in un’intervista pubblicata alla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) che la criminalità organizzata era ben insediata in Svizzera. Si tratta di membri della mafia dei Balcani, della mafia italiana e di altre organizzazioni che si spartiscono le attività criminali e collaborano sempre più spesso, aveva dichiarato al quotidiano.

Secondo della Valle, le risorse attualmente a disposizione della polizia non sono sufficienti per combattere efficacemente la criminalità organizzata. “A volte vengono impegnati venti o trenta investigatori della Confederazione e dei Cantoni, che lavorano per mesi su un singolo caso”, aveva sottolineato. In termini di densità di polizia rispetto alla popolazione, la Svizzera è molto indietro rispetto agli altri Paesi europei.

Della Valle aveva anche spiegato quanto fosse difficile raccogliere prove sufficienti per un’incriminazione. “Ci sono negozi in posizioni privilegiate del centro città che sono quasi sempre vuoti. Oppure gelaterie che in inverno fanno lo stesso fatturato che in estate. In questi casi, la polizia sa che qualcosa non va. Ma è estremamente difficile intervenire”, riportava il foglio zurighese.

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