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L’inflazione fa meno paura, tassi giù all’1,5%

La Banca nazionale e, a destra, la facciata del Palazzo federale a Berna.
Il calo dell'inflazione ha favorito la mossa della BNS. KEYSTONE/© KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Inatteso taglio di un quarto di punto del tasso di riferimento da parte della Banca nazionale svizzera (BNS). Ossigeno per l'export elvetico penalizzato dal superfranco.

L’allentamento della politica monetaria è stato possibile grazie all’efficacia della lotta all’inflazione durante gli ultimi due anni e mezzo, ha dichiarato in una nota la BNS.

Inflazione sotto controllo

Da alcuni mesi l’aumento dei prezzi è tornato al di sotto del 2% – gli ultimi dati riferiscono di un +1,2% in febbraio – e le nuove previsioni indicano che l’inflazione dovrebbe rimanere stabile anche nel corso dei prossimi anni.

Con la sua decisione l’istituto di emissione ha tenuto conto da un lato, della diminuzione della pressione inflazionistica e dall’altro, dell’apprezzamento del franco in termini reali nell’ultimo anno. L’abbassamento del tasso di interesse, precisa la BNS, favorisce l’andamento dell’economia e assicura pertanto che le condizioni monetarie restino adeguate.

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Dall’inizio dell’anno, la svalutazione è diminuita ulteriormente e le attese per i prossimi anni sono favorevoli: la media annua si colloca all’1,4% per il 2024 (invece dell’1,9% pronosticato precedentemente), all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026, con un tasso guida stabile all’1,5% lungo l’intero orizzonte.

Crescita modesta del PIL

I parametri macroeconomici attestano una crescita moderata del prodotto interno lordo (PIL) nel quarto trimestre dell’anno scorso, grazie soprattutto al settore dei servizi che ha nuovamente registrato un’espansione, mentre la disoccupazione è continuata a lievitare leggermente (ma dovrebbe mantenersi contenuta).

A frenare l’economia sono soprattutto la debole domanda estera, in particolare nell’Eurozona, e l’apprezzamento reale del franco intervenuto nell’ultimo anno.

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Nel complesso il PIL, pronostica l’istituto centrale, dovrebbe aumentare nel 2024 di circa l’1%. In questo contesto è probabile che la disoccupazione continui a salire gradualmente e che il livello di utilizzo delle capacità produttive diminuisca in lieve misura.

Rischi geopolitici in agguato

La BNS sottolinea però che, analogamente alle previsioni per l’estero, anche quelle elvetiche sono soggette a una certa incertezza, in particolare riguardo al rischio di un’evoluzione congiunturale più debole del previsto al di fuori della Svizzera.

In numerosi paesi, annota sempre l’istituto federale, l’inflazione continua ad attestarsi su livelli superiori agli obiettivi delle banche centrali e molte di queste hanno lasciato per il momento invariata la loro politica monetaria restrittiva.

Naturalmente non va esclusa un’evoluzione economica globale più debole di quanto ipotizzato, nel caso in cui le tensioni geopolitiche dovessero acuirsi ulteriormente.

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