La Commissione della sicurezza del Consiglio degli Stati ha adottato due iniziative parlamentari che chiedono di rendere possibile la riesportazione di materiale bellico svizzero, sempre a determinate condizioni.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
Si tratterebbe di una modifica della Legge sul materiale bellico che prevederebbe, in caso di forniture a Stati che si riconoscono nei nostri stessi valori e che dispongono di un regime di controllo delle esportazioni simile al nostro (come Francia o Germania), che la dichiarazione di non riesportazione sia limitata a cinque anni se il Paese di destinazione si impegna a trasferire il materiale bellico dopo tale scadenza soltanto a determinate condizioni: lo Stato di destinazione non è coinvolto in un conflitto armato interno o internazionale, una restrizione che non si applica ai casi in cui un paese di destinazione – come l’Ucraina – si avvale del suo diritto di autodifesa conformemente al diritto internazionale.
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Inoltre, il Paese di destinazione non deve violare in maniera grave i diritti umani e non vi deve essere alcun rischio che le armi vengano impiegate contro la popolazione civile.
La maggioranza della commissione crede che questa modifica permetterebbe di risolvere i problemi sollevati dalle dichiarazioni di non riesportazione. La Svizzera deve al momento decidere attivamente se vuole autorizzare o meno un Paese a riesportare materiale bellico, fatto che può rivelarsi problematico. Questo allentamento dovrebbe anche consentire di rafforzare la competitività dell’industria svizzera degli armamenti.
L’iniziativa dell’omologa commissione del Nazionale è quasi del tutto simile. Essa prevede che la riesportazione di materiale bellico debba essere possibile se il Paese di destinazione si avvale del diritto di autodifesa in virtù del diritto internazionale pubblico.
Una minoranza della Commissione boccia entrambe le iniziative, sostenendo che non sono compatibili col diritto della neutralità. La minoranza denuncia un aggiramento delle attuali disposizioni legali a causa delle pressioni proveniente dagli alleati dell’Ucraina, in particolare da paesi come la Germania che hanno chiesto alla Confederazione di poter riesportare verso il teatro bellico munizioni acquistate nella Confederazione.
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