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Le manifestazioni filo-palestinesi toccano anche altre università svizzere

bandiera palestinese
Lunedì altre decine di persone sono andate ad aggiungersi ai circa 60 studenti che la vigilia avevano occupato delle sale dell'Università di Berna. KEYSTONE/© KEYSTONE / JULIEN GRINDAT

Domenica sera nella capitale una sessantina di studenti e studentesse ha occupato delle sale dell'università, accusando le istanze dirigenti dell'ateneo di essere schierate politicamente nel conflitto in Medio Oriente.

In particolare, secondo le persone che dimostrano, l’università avrebbe censurato dei dipendenti che hanno sostenuto la Palestina e nello stesso tempo avrebbe continuato a curare i contatti accademici con Israele.

Il movimento di protesta si è poi allargato lunedì a Friburgo e a Basilea.

Il servizio del TG della RSI:

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In tutte le università i manifestanti chiedono un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. A Friburgo gli studenti domandano anche che l’ateneo tolga il memoriale dedicato a Chaim Weizmann – primo presidente di Israele e alunno dell’Università di Friburgo – presente nell’Aula Magna e che modifichi il nome alla Conferenza Chaim Weizmann

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Sgombero al Politecnico di Zurigo.

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L’Università Berna risponde alle accuse

Proprio l’Università di Berna ha risposto lunedì alle accuse di avere una posizione pro-Israele. Gli atenei non sono attori politici, ha spiegato un portavoce all’agenzia Keystone-ATS. Con due università israeliane esistono accordi per lo scambio di studenti, ma non ci sono grandi collaborazioni a livello di ricerca.

Cooperazioni esistono – come usuale a livello scientifico – in grandi progetti internazionali, che riguardano ad esempio il Cern. Gli atenei hanno il compito di fornire prestazioni nell’ambito della ricerca e dell’istruzione. In questo senso il dialogo accademico è di fondamentale importanza

“Le Università non possono tollerare l’esclusione di persone o istituzioni dalla comunità accademica”, ha aggiunto il portavoce. Una strumentalizzazione del lavoro degli atenei non è un buon presupposto per un dialogo costruttivo.

A inizio anno l’Università di Berna aveva sciolto l’Istituto per gli studi sul Medio Oriente (Isno). A monte un episodio che aveva avuto ampia risonanza: lo scorso ottobre l’Università aveva licenziato in tronco un professore che su X aveva applaudito l’attacco sferrato da Hamas contro Israele. In seguito era stata avviata un’indagine amministrativa sull’Istituto.

In post in seguito cancellati, il professore avrebbe scritto che l’attacco di Hamas a Israele era il miglior regalo di compleanno che potesse ricevere. Inoltre, avrebbe commentato un video sui fatti con il saluto ebraico “Shabbat Shalom” (traducibile con “che sia un sabato di pace”), un chiaro riferimento al giorno della settimana in cui è avvenuta la sanguinosa aggressione di quattro mesi fa che ha avuto una grande risonanza nell’opinione pubblica.

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