La Svizzera dovrebbe respingere gli ucraini in età di combattere?
Mentre l'Ucraina inizia ad applicare una nuova legge sulla mobilitazione delle truppe, alcune personalità politiche in Svizzera ritengono sia arrivato il momento di revocare la protezione temporanea accordata a uomini ucraini abili al servizio militare in modo che tornino a contribuire allo sforzo bellico in patria. Altre dicono che l'idea è "ipocrita" e "inattuabile".
Taras* e la sua famiglia hanno trovato rifugio in Svizzera dopo aver subito settimane di attacchi missilistici sulla loro città, Kiev, ed essere fuggiti dall’Ucraina nel marzo del 2022. L’imprenditore, sulla quarantina, è convinto che ritornare ora significherebbe morte certa per lui, recluta impreparata in prima linea.
Petro, un altro ucraino che abita in Svizzera, è d’accordo: “Se dovessi tornare oggi in Ucraina, sarei fermato al confine e portato direttamente in un centro di reclutamento”. Seguirebbe poi l’addestramento e verrebbe mandato al fronte.
A quasi due anni e mezzo dall’inizio della guerra, l’Ucraina sta disperatamente cercando di rafforzare il suo esercito per affrontare un avversario più numeroso e meglio equipaggiato. Secondo un alto ufficiale, Yurii Sodol, nell’Ucraina orientale le truppe russe superano di numero quelle ucraine in un rapporto di sette, se non dieci, a uno.
Per colmare la lacuna, è entrata in vigore una nuova legge sulla mobilitazione che abbassa l’età di coscrizione da 27 a 25 anni. Tocca però anche gli ucraini di un’età compresa tra i 18 e i 60 che si trovano all’estero obbligandoli a dimostrare di essere registrati nell’esercito prima di poter beneficiare dei servizi consolari, come il rinnovo del passaporto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha anche esortato i Paesi europei a chiedere ai rifugiati in età di reclutamento di ritornare in Ucraina.
Le reazioni nel continente sono contrastanti. La Polonia e la Lituania affermano di essere pronteCollegamento esterno a rimpatriare questi uomini, anche se non hanno spiegato in che modo. Altri Stati, tra cui l’Austria, la Cechia, l’Ungheria e l’Estonia, invece, hanno detto di non prevedere di farloCollegamento esterno.
In Svizzera, Paese in cui si trovano 65’000 persone fuggite dall’Ucraina – soprattutto donne e bambini – la politica è divisa sul tema. Alcuni, come Pascal Schmid, dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), sono d’accordo con gli approcci polacco e lituano. Il parlamentare ha recentemente inoltrato un’interrogazioneCollegamento esterno al Governo che recita: Lo statuto di protezione S protegge anche gli uomini abili al servizio militare in Ucraina?
“Qualcuno deve pilotare i carrarmati”
Nel marzo del 2022, Berna ha deciso di applicare per la prima volta il cosiddetto statuto di protezione S alle persone in fuga dalla guerra in Ucraina, una politica simile a quella adottata nell’Unione Europea.
Schmid afferma che è il momento di rivalutare questo meccanismo. “Chi ha bisogno di protezione? Donne, bambini e persone anziane”, dice, “ma i coscritti non sono rifugiati”. Il suo collega in Parlamento Christian Wasserfallen del Partito liberale radicale (PLR, destra) chiede che la Svizzera firmi un accordo di riammissione con l’Ucraina così da poter rimpatriare gli uomini in età di combattere e “aiutare l’Ucraina “.
Altre personalità politiche respingono energicamente l’idea.
“Trovo che la richiesta sia ipocrita oltremisura e incompatibile con la tradizione umanitaria svizzera”, dice Céline Widmer, del Partito socialista (PS). “Oltretutto, è stata formulata proprio dai partiti che rifiutano di fornire un supporto concreto all’Ucraina, ad esempio tramite il finanziamento della ricostruzione”.
Le forze politiche di centro e di destra, che assieme rappresentano la maggioranza del Parlamento, criticano il sistema di protezione temporanea, adducendo che sia costoso e suscettibile di abusi. Il Parlamento ha recentemente respinto la proposta di creare un fondo speciale per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. Si è anche opposto, sulla base della salvaguardia della neutralità svizzera, alla riesportazione da parte di Paesi terzi di materiale bellico elvetico verso l’Ucraina.
Schmid dubita che la Svizzera stia dimostrando solidarietà nei confronti dell’Ucraina offrendo protezione a coloro che potrebbero prestare servizio militare in patria. “Quelli della sinistra che preferiscono fornire armi all’Ucraina vogliono anche dare rifugio ai coscritti – ma qualcuno deve guidarli, i carrarmati”, argomenta.
Poco meno di 12’000 ucraini tra i 18 e i 60 anni possiedono lo statuto S in Svizzera. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) dice che è impossibile stimare quanti di loro siano effettivamente abili al servizio militare, in quanto ci sono molte possibilità di esenzione. Oltre a coloro con una condizione fisica incompatibile con la leva, sono esonerati ad esempio i padri di tre o più figli o i padri di bambini con una disabilità o gravemente malati.
“Nei nostri cuori, non abbiamo mai lasciato l’Ucraina”
In quanto padre di tre figli, Taras non era toccato dalla legge marziale introdotta immediatamente dopo l’invasione russa nel febbraio del 2022 che prevedeva la mobilitazione della popolazione civile di sesso maschile. Gli è stato quindi concesso di lasciare il Paese.
Prima di partire, Taras è stato testimone di come la gente comune era pronta ad arruolarsi per difendere il proprio Paese. Tuttavia, un bilancio dei morti in continua crescita, lunghi periodi al fronte e la prospettiva di essere mandati a combattere in una situazione di carenza di equipaggiamento, armi, munizioni e adeguato addestramento hanno avuto un effetto dissuasore sempre più grande. Molti giovani uomini, dice Taras, vivono nel terrore delle squadre di mobilitazione che li avvicinano consegnando ordini di marcia.
In febbraio, Zelensky ha affermato che 31’000 soldati ucraini sono stati uccisi in combattimento finora, anche se secondo alcune fonti la cifra potrebbe essere molto più alta, ma è stata comunicata al ribasso per non demoralizzare la popolazione.
Con le difficoltà di reclutamento in patria, gli uomini all’estero sono ora sotto pressione. I servizi consolari ucraini sono stati sospesi per quattro settimane in tutta Europa in primavera, ufficialmente per permettere ai funzionari di preparare l’entrata in vigore della nuova legislazione.
Tuttavia, il ministro degli esteri Dmytro Kuleba non nasconde il pensiero alla base della misura. “Un uomo di un’età adatta al servizio militare va all’estero, mostrando che non gli importa della sopravvivenza del suo Stato, e poi pretende di ricevere dei servizi da questo Stato”, ha scritto Kuleba sui social media. “Non funziona così. Il nostro Paese è in guerra”.
Attualmente termini come “traditore” e “renitente alla leva” si sentono dentro e fuori dai confini ucraini per descrivere gli uomini che sono partiti.
“Non siamo ‘disertori’ – siamo immigranti in cerca di protezione”, ribatte Taras. “Ogni ucraino che conosco in Svizzera è un patriota. Nei nostri cuori non abbiamo mai lasciato l’Ucraina”. Difendere la patria, sostiene, inizia con il difendere la propria famiglia.
Taras continua a pagare le tasse in Ucraina che servono a finanziare le forze armate. Difendere il Paese è compito dell’esercito e non della “gente comune”, dice. “Che beneficio posso dare al mio Paese, ai miei bambini, se muoio in guerra?”.
Rimpatrio degli uomini ucraini, un’idea “impraticabile”
A Berna, il Governo ha risposto all’interrogazione di Schmid evocando i criteri introdotti con il decreto sullo statuto S nel marzo del 2022. “Il fatto che abbiano svolto il servizio militare in Ucraina, oppure no, non è rilevante”, ha affermato.
Per escludere dalla protezione gli uomini abili al servizio militare, il Consiglio federale dovrebbe modificare il decreto, indica la SEM. Ma il Governo ha anche dichiarato che lo farebbe solo in coordinazione con l’Unione Europea.
La Svizzera e l’UE hanno rinnovato la protezione temporanea per le persone di nazionalità ucraina fino al marzo 2025 e nei prossimi mesi entrambe decideranno cosa succederà in seguito. Nell’UE si trovano attualmente circa due milioni di ucraini e ucraine sotto protezione temporanea. Gli uomini adulti rappresentano circa un quinto del totale, secondo EurostatCollegamento esterno.
La socialista Widmer ritiene che rimpatriare gli uomini sia una misura “semplicemente impraticabile”. La SEM dice di non essere attualmente nella posizione di poter revocare lo statuto S a un intero gruppo della popolazione. la revoca dello statuto e la deportazione sono possibili. Solo nei casi individuali di violazioni dei criteri di ammissione, come commettere un crimine, Secondo la legge sull’asilo, rifiutare di prestare servizio militare nel proprio Paese non è una ragione per negare lo statuto di protezione.
Anche se l’Ucraina riuscisse a mobilitare tutti gli uomini attualmente all’estero, Petro sostiene che il Paese avrebbe comunque uno svantaggio numerico contro la Russia, la quale ha a disposizione maggiori risorse economiche e militari. La migliore soluzione, ritengono sia lui che Taras, sarebbe negoziare la pace e salvare più vite possibile.
Fino a quel momento, la descrizione della situazione degli uomini ucraini dovrebbe essere riformulata completamente, afferma Taras: “Dicono che 11’000 uomini in Svizzera dovrebbero essere arruolati nell’esercito ucraino. Perché invece non dire: ‘Abbiamo salvato 11’000 uomini da morte certa ed evitato che 11’000 donne diventassero vedove’? Ecco cosa dovrebbero dire”.
*nome fittizio
A cura di Virginie Mangin
Traduzione: Zeno Zoccatelli
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.