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Un F 35 in volo

La settimana in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Benvenuti alla nostra selezione delle notizie più importanti - e più interessanti - della Svizzera degli ultimi sette giorni. 

L'argomento principale è stato senza dubbio il prezzo di acquisto dei 36 caccia F-35 che la Svizzera vuole comprare dagli Stati Uniti. Si tratta di sei miliardi di franchi, come concordato, o potrebbe essere un po' o molto di più? 

Anche la firma delle disposizioni transitorie tra la Svizzera e l'UE e il mandato di potenza protettrice della Svizzera in Iran hanno fatto notizia. 

Saluti da Berna.

Un F-35 in fase di decollo.
Un caccia F-35A atterra alla base aerea di Emmen nel marzo 2022 dopo un volo di prova. Keystone / Ennio Leanza

Questa settimana è esplosa una polemica attorno all’acquisto dei caccia F-35 da parte della Svizzera, forniti dal colosso statunitense Lockheed Martin. Al centro del dibattito: la questione del prezzo fisso. È davvero stato concordato? 

La Confederazione ha ordinato 36 jet F-35 dagli Stati Uniti, con un tetto massimo di spesa fissato a “non più di sei miliardi di franchi”. Questo importo era chiaramente indicato nell’opuscolo informativo distribuito in occasione della votazione popolare. All’epoca si specificava che, a seconda dell’inflazione, la cifra avrebbe potuto “aumentare o diminuire leggermente”. Nel settembre 2020, l’acquisto fu approvato con un margine risicatissimo: il 50,1% dei voti favorevoli. 

Questa settimana il Governo svizzero ha informato che gli Stati Uniti chiedono di più. Per Washington, l’idea di un prezzo fisso sarebbe frutto di un malinteso e l’aumento dei costi dei materiali e l’inflazione giustificherebbero un rincaro fino a 1,35 miliardi di franchi svizzeri.

Berna ha firmato il contratto con il produttore statunitense Lockheed Martin nel 2022. I velivoli dovrebbero essere consegnati a partire dal 2027 fino al 2030 e sostituiranno l’attuale flotta di F/A-18 Hornet e F-5 Tiger. 

L'entrata dell'ambasciata svizzera a Teheran.
Attualmente chiusa: Ambasciata di Svizzera a Teheran. KEYSTONE/EPA/ABEDIN TAHERKENAREH

Domenica gli Stati Uniti sono intervenuti direttamente nel conflitto tra Israele e Iran, colpendo diversi impianti nucleari sul territorio iraniano. Un’azione militare di grande portata, che ha sorpreso anche la Svizzera: nonostante il suo ruolo di potenza protettrice dal 1980 degli interessi statunitensi in Iran, Berna non è stata informata dell’attacco

Secondo fonti diplomatiche, il personale dell’ambasciata svizzera a Teheran aveva già lasciato il Paese prima del bombardamento. I funzionari si erano trasferiti nel vicino Turkmenistan, mentre l’ambasciatrice Nadine Olivieri Lozano ha abbandonato l’Iran solo alcuni giorni dopo. 

Dal 1980, la Svizzera rappresenta ufficialmente gli interessi degli Stati Uniti in Iran, svolgendo un ruolo chiave nei cosiddetti “buoni uffici”. Tuttavia, lunedì il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato che non era stato informato in anticipo dell’operazione militare americana. 

La gestione della crisi ha suscitato critiche anche all’interno del Paese. In un editoriale pubblicato mercoledì, la Neue Zürcher Zeitung  ha messo in discussione la decisione di evacuare l’ambasciata svizzera, definendola un segnale problematico. “La Svizzera sta abbandonando il suo mandato più importante proprio quando la situazione si fa critica”, si legge nell’articolo. Il quotidiano invita Berna a riaprire la sede diplomatica a Teheran il prima possibile

Ignazio Cassis (a sinistra) e Maroš Šefčovič
Ignazio Cassis (a sinistra) e Maroš Šefčovič alla firma di una dichiarazione congiunta sul rafforzamento della cooperazione tra la Svizzera e l’Unione europea, avvenuta a Bruxelles il 24 giugno 2025. EPA/OLIVIER MATTHYS

Martedì, il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha incontrato a Bruxelles il commissario europeo Maroš Šefčovič. Al termine del vertice, i due rappresentanti hanno firmato una dichiarazione congiunta che definisce le modalità di cooperazione tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) per il periodo compreso tra la fine del 2024 e l’entrata in vigore del nuovo pacchetto bilaterale

L’intesa transitoria ha l’obiettivo di garantire la continuità dei rapporti tra Berna e Bruxelles fino alla ratifica del nuovo accordo globale, che punta a modernizzare e rafforzare le relazioni bilaterali. 

Tra le misure previste, figura la partecipazione retroattiva della Svizzera ai programmi europei di ricerca e istruzione, come Horizon Europe ed Euratom, a partire dall’inizio del 2025. Inoltre, l’accordo stabilisce interventi nei settori dell’approvvigionamento elettrico, della sanità e dei trasporti terrestri, per assicurare una cooperazione efficace durante la fase di transizione. 

Sebbene i negoziati siano stati sostanzialmente conclusi, la finalizzazione e la ratifica del pacchetto da parte della Svizzera potrebbero richiedere ancora diversi anni. Secondo le previsioni, un eventuale referendum non si terrà prima del 2027 o 2028. 

L’accordo rimane politicamente delicato. Alcuni critici sottolineano che la Svizzera sarà chiamata a fare concessioni all’UE, in particolare sull’applicazione delle norme comunitarie per i lavoratori distaccati, che potrebbero favorire fenomeni di dumping salariale. 

Treno su un viadotto.
Il traffico ferroviario è stato gravemente perturbato fino alla regione di Berna. Keystone / Christian Beutler

Le alte temperature hanno creato diversi problemi in Svizzera questa settimana, in alcuni casi con conseguenze decisamente insolite. 

A causa delle estati sempre più torride, i cantoni di Basilea Città, Basilea Campagna e Ticino stanno valutando l’ipotesi di posticipare l’inizio dell’anno scolastico. L’obiettivo è evitare che gli alunni tornino in aula proprio nel periodo più caldo dell’anno. Tra le opzioni in discussione, anche una diversa distribuzione delle vacanze lungo l’intero calendario scolastico. 

Ma il caldo sembra aver avuto effetti anche più imprevedibili. Mercoledì, un uomo di 29 anni è salito su un pilone ferroviario nei pressi della stazione di Olten, causando il blocco temporaneo di una parte significativa del traffico ferroviario nazionale. Per motivi di sicurezza, le linee aeree sono state disattivate tra le 16 e le 17, provocando gravi disagi nelle aree di Basilea, Berna, Lucerna e Zurigo. 

Dopo circa un’ora e mezza, l’uomo è sceso spontaneamente dal pilone. È stato poi visitato da un’équipe medica, ma non è chiaro se abbia riportato ferite. Le ripercussioni sul traffico ferroviario si sono protratte fino alle 20 circa. 

Giocatrici svizzere di calcio.
La nazionale svizzera non vinceva da otto partite internazionali. Giovedì hanno spezzato la maledizione con una vittoria per 4:1 in una partita di preparazione contro la Cechia. Keystone / Michael Buholzer

La settimana prossima

Il più grande evento sportivo femminile d’Europa è alle porte: martedì si aprono ufficialmente le fan zone di Berna e Basilea per il Campionato europeo di calcio femminile “UEFA Women’s Euro 2025”. Da mercoledì si entra nel vivo con le prime partite: alle 18:00, Thun ospiterà l’incontro inaugurale tra Islanda e Finlandia, mentre alle 21:00 la Svizzera affronterà la Norvegia a Basilea. La finale è in programma per domenica 27 luglio. 

Sempre mercoledì, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) presenterà il nuovo rapporto sullo stato di avanzamento dello studio “Sicurezza Svizzera 2025”. Nel documento pubblicato nel 2024, l’intelligence federale aveva già lanciato l’allarme: il contesto della politica di sicurezza nazionale si sta deteriorando progressivamente. Non ci si attende un miglioramento nel nuovo aggiornamento. 

Infine, venerdì prenderà il via la 24esima edizione del Festival international du film fantastique de Neuchâtel (NIFF). Nato nel 2000, il festival si è affermato come uno degli appuntamenti di riferimento a livello internazionale per gli appassionati del cinema fantastico, attirando ogni anno registi, attori e cinefili da tutto il mondo. 

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