
La settimana in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Durante la settimana appena trascorsa si è parlato tanto di svizzeri all'estero. Secondo quanto riporta la Neue Zürcher Zeitung, le persone svizzere all'estero potrebbero essere interessate dalle misure di perequazione previste negli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE. Inoltre, per i pensionati che hanno deciso di passare gli ultimi anni della loro vita all’estero, c’è il grande rischio che si sentano sole.
Un altro tema di grande rilevanza emerso questa settimana riguarda il rapporto sull'antisemitismo redatto dalla Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo, in collaborazione con la Federazione svizzera delle comunità israelite, che segnala un aumento "senza precedenti" degli episodi di antisemitismo.
Saluti cari da Berna.

Le persone svizzere all’estero potrebbero essere interessate dalle misure di perequazione previste negli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’UE. Secondo la Neue Zürcher Zeitung, si tratta di “una grande incognita”. Secondo un esperto, però, il nuovo meccanismo potrebbe risultare vantaggioso per la Svizzera.
Attualmente la Confederazione adotta molte leggi dell’UE, ma in futuro sarebbe obbligata a farlo, seguendo regole precise ed entro scadenze determinate. C’è però un punto controverso: se la Svizzera non adottasse il diritto dell’UE, quest’ultima potrebbe ricorrere a misure di compensazione. Un tribunale arbitrale indipendente sarebbe incaricato di decidere sulla loro proporzionalità.
Per l’esperto di diritto europeo Thomas Cottier, questo rappresenta un vantaggio per la Svizzera, come ha dichiarato alla Neue Zürcher Zeitung. Berna avrebbe la possibilità di impugnare le misure adottate dall’UE, aumentando così il suo margine di manovra e la sua protezione legale, soprattutto in caso di sanzioni politiche, ad esempio contro università o aziende di tecnologiche mediche.
L’accordo sulla libera circolazione delle persone è quello che presenta il maggior potenziale di conflitto. Se la Svizzera dovesse limitare l’immigrazione, l’UE potrebbe, ad esempio, ridurre le prestazioni sociali per le persone svizzere residenti nell’UE. Questo potrebbe riguardare circa mezzo milione di persone creando così pressioni politiche interne. Le procedure arbitrali sono insolite per la Svizzera, che tradizionalmente privilegia le soluzioni politiche. Secondo Cottier, il Paese dovrebbe diventare più attivo in questo settore.

Molte persone sognano di andare in pensione all’estero, ma uno studio olandese dimostra che le persone pensionate che emigrano hanno maggiori probabilità di sentirsi sole rispetto a quelli che restano nel proprio Paese.
Circa 187’000 svizzere e svizzeri trascorrono gli ultimi anni della loro vita all’estero. Non tutti, però, trovano la felicità sperata, come riportato lunedì dal quotidiano Tages-Anzeiger. Secondo lo studio pubblicato sulla rivista specializzata Psychology and Aging, le pensionate e i pensionati all’estero soffrono spesso di solitudine sociale, perché perdono i contatti con gli amici di lunga data e i familiari e incontrano difficoltà a stabilire nuove relazioni.
Mentre gli emigranti spesso mostrano la loro vita solare sui social media, l’integrazione nel nuovo luogo di residenza non sempre ha successo. In particolare, nelle regioni con molte persone pensionate straniere, si sviluppano comunità segregate in cui manca un vero senso di appartenenza.
Con l’avanzare dell’età, non solo aumenta la solitudine, ma cresce anche il bisogno di assistenza. Molti si rendono conto che il sistema sanitario locale non offre gli standard a cui erano abituati e desiderano tornare nel loro Paese di origine.

L’anno scorso, la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo e la Federazione svizzera delle comunità israelite hanno registrato un numero di episodi antisemiti mai visto in precedenza.
Gli attacchi verso le persone e le comunità ebraiche provengono da molteplici direzioni. I responsabili non sono solo radicali ed estremisti di destra o sinistra, , ma in molti casi anche “persone del ‘centro della società‘”, come riportato dalla Neue Zürcher Zeitung.
L’ondata di antisemitismo scatenata dagli attacchi terroristici di Hamas e dalla guerra a Gaza si è leggermente attenuata. Tuttavia, gli atti antisemiti si sono stabilizzati a un livello significativamente più alto, secondo il Rapporto sull’antisemitismo 2024.
In particolare, è stato registrato un aumento degli episodi del 43% rispetto al 2023 e addirittura del 287% rispetto al 2022. Il punto culminante è stato l’attacco a un uomo ortodosso di 50 anni, accoltellato a Zurigo, che è sopravvissuta per poco.

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