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La FINMA denuncia i “ripetuti scandali e gli errori” di gestione di Credit Suisse

edifici con loghi Credit suisse e UBS
Il simbolo di Credit Suisse esiste ancora, ma è destinato a scomparire. © Keystone / Michael Buholzer

L'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) ha pubblicato martedì il suo rapporto sulla crisi che ha travolto la banca svizzera Credit Suisse, acquistata in marzo da UBS. L'ente di sorveglianza chiede più poteri.

Il dissesto di Credit Suisse è dovuto “a carenze nella strategia e nel management”, che in particolare non ha saputo attuare “in modo coerente” la strategia “di ridimensionare l’Investment Banking, di ridurre la volatilità degli utili e di orientare maggiormente il modello operativo alla gestione patrimoniale”.

I “ricorrenti scandali” hanno inoltre scalfito la reputazione di quella che era la seconda banca svizzera, pesando sui risultati e portando a una perdita di fiducia da parte della clientela, degli investitori e del mercato.

Sono alcune delle conclusioni contenute nel rapportoCollegamento esterno della FINMA sul tracollo di Credit Suisse.

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All’apice della crisi, Credit Suisse ha subito un’emorragia di capitali, con un deflusso di 110,5 miliardi di franchi svizzeri nell’ultimo trimestre del 2022. La riorganizzazione, gli oneri e le multe hanno indebolito la base di capitale della banca. Malgrado i problemi, la pioggia di bonus è continuata. “Anche negli anni in cui si sono registrate perdite consistenti, le remunerazioni variabili sono rimaste elevate. I principali azionisti non si sono quasi mai avvalsi della loro possibilità di esercitare un’influenza sulle remunerazioni”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno che accompagna il rapporto.

Credit Suisse ha visto la sua situazione deteriorarsi rapidamente all’inizio del 2023, dopo il fallimento di diverse banche regionali statunitensi. Nell’ambito del piano di salvataggio presentato dalle autorità svizzere il 19 marzo, UBS ha accettato di rilevare l’ex rivale per 3 miliardi di franchi, dopo aver ottenuto sostanziali garanzie finanziarie dalla Confederazione e dalla Banca Nazionale Svizzera.

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La FINMA, che ha partecipato al salvataggio di Credit Suisse, sostiene di aver svolto un’attività di vigilanza ad ampio raggio sull’istituto, nel quadro però delle disposizioni legali vigenti.

Un naufragio annunciato

Nel decennio che ha preceduto il tracollo, l’ente ha svolto decine di accertamenti, sporto numerose multe ed effettuato oltre 100 controlli, individuando 382 punti che richiedevano l’adozione di misure. “Queste cifre e misure mostrano che la FINMA si è avvalsa di tutte le sue competenze e possibilità previste per legge”, si legge nel rapporto.

Sempre stando alla ricostruzione, la FINMA ha individuato già in fase precoce il possibile rischio di una destabilizzazione di Credit Suisse e ha conseguentemente intensificato la sua attività di vigilanza. Nell’estate 2022 ha ingiunto la banca di adottare provvedimenti concreti di preparazione all’eventualità di una crisi, come la vendita di settori di attività e, in un secondo momento, anche la cessione dell’intera società. L’autorità di vigilanza ha contemporaneamente messo a punto un piano per un possibile risanamento della banca, che nel marzo 2023 era disponibile come scenario alternativo. Le autorità sono tuttavia giunte alla conclusione che l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS avrebbe consentito di stabilizzare nel modo più rapido possibile la situazione a fronte di un rischio contenuto.

“La FINMA Ha impiegato tutta la gamma di strumenti a sua disposizione e individuato precocemente il rischio di una possibile destabilizzazione di Credit Suisse”, afferma Thomas Hirschi, responsabile dell’unità di crisi e della divisione banche, citato nel comunicato. “Il suo operato si è rivelato efficace, ma non ha consentito di rimediare alle cause della perdita di fiducia e di colmare le carenze nell’attuazione della strategia e nella gestione del rischio. Le autorità, conformemente al proprio mandato legale, si sono tuttavia adoperate per tutelare i creditori e la stabilità finanziaria nel momento in cui la banca è uscita dal mercato”, aggiunge.

Gli insegnamenti da trarre

Gli insegnamenti che la FINMA trae dal caso di Credit Suisse sono diversi. In primo luogo, i provvedimenti adottati dalle autorità per affrontare la crisi vengono ritenuti in linea con l’obiettivo prefissato: si sono rivelati efficaci e hanno consentito di adempiere il mandato legale, garantendo la protezione dei creditori e la funzionalità dei mercati finanziari. Secondariamente malgrado l’intensificazione dell’attività della FINMA all’interno di Credit Suisse la base legale della vigilanza ha mostrato i propri limiti: l’autorità caldeggia quindi un ampliamento delle sue competenze per esercitare una maggiore influenza sugli assoggettati.

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Concretamente si vorrebbe l’introduzione di un Senior Manager Regime (maggiore responsabilità diretta degli alti dirigenti), una competenza sanzionatoria e la possibilità di pubblicare regolarmente informazioni sui procedimenti in corso. Affinché si possa intervenire in modo efficace nei sistemi di remunerazione è inoltre necessario un mandato legale più solido.

E ancora: secondo la FINMA va perfezionata la regolamentazione in materia di capitale nell’ambito della normativa “troppo grande per fallire” (too big to fail). Si dovrà inoltre poter ordinare fondi propri supplementari di vasta portata per contrastare i rischi derivanti dalle attività commerciali. I piani di stabilizzazione e di crisi dovranno anche essere essere concepiti per fare fronte ancora più rapidamente a corse agli sportelli e a una molteplicità di scenari di crisi.

“Con la pubblicazione di un rapporto esauriente sugli eventi e sugli insegnamenti tratti, abbiamo creato ulteriore trasparenza: questa base ci consente ora di guardare al futuro”, ha argomentato la direttrice ad interim della FINMA, Birgit Rutishauser, citata nella nota. “Integreremo nella nostra attività di vigilanza gli insegnamenti emersi da questa crisi e li apporteremo negli organismi preposti alla regolamentazione”.

“Ci adoperiamo affinché la vigilanza abbia a disposizione carte ancora migliori: il caso specifico di Credit Suisse mostra sia le possibilità sia i limiti della vigilanza”, le fa eco la presidente del consiglio di amministrazione della FINMA Marlene Amstad. “È chiaro che lo stato della piazza finanziaria svizzera fra cinque o dieci anni sarà in larga misura determinato dalla decisione di rafforzare o no le basi legali della vigilanza”, conclude.

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