La criminalità organizzata si sente a suo agio in Svizzera
La Svizzera è purtroppo diventata una base operativa delle organizzazioni criminali, ha affermato alla radiotelevisione pubblica RTS la responsabile della polizia federale (fedpol) Nicoletta della Valle. La buona notizia è che si è cominciato a contrastare seriamente le reti criminali.
La direttrice dell’Ufficio federale di polizia ha preso posizione sulle accuse lanciate dall’ex procuratore antimafia Pietro Grasso, che la settimana scorsa aveva affermato che la mafia è molto attiva in Svizzera.
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La Confederazione “è un Paese ricco e tranquillo e la criminalità organizzata si trova a suo agio da noi: non si sente minacciata, ma abbiamo iniziato a crearle problemi”, ha sostenuto Nicoletta della Valle, secondo la quale “bisogna però essere realisti”. Le reti criminali non possono essere sradicate dicendo semplicemente che “non vogliamo la criminalità organizzata”.
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Le mafie si nascondono nella vita civile
La maggior parte delle organizzazioni criminali in Svizzera si infiltra nei settori economici legali, per esempio nella ristorazione, negli studi di manicure e nei saloni dei barbieri. Questo non significa naturalmente che “tutti gli studi di manicure e tutti i saloni dei barbieri sono infiltrati”.
“Ma entrando in uno studio di manicure voi forse aiutate la criminalità organizzata a riciclare denaro e sostenete la tratta di esseri umani “, spiega la direttrice della fedpol che aggiunge: “Perché la manicure è così a buon mercato? Perché le persone che vi lavorano sono pagate male e forse sono vittime della tratta di esseri umani”.
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La Svizzera ha creduto per lungo tempo di essere un’isola felice, spiega Nicoletta della Valle. Vent’anni fa, quando la già procuratrice della Confederazione Carla del Ponte ha cominciato a parlare di mafia, nessuno voleva crederle.
Il mito vetusto dell’isola felice
“La mafia non esiste in Svizzera, è un’invenzione della signora Del Ponte, dicevano gli esperti dell’epoca”, precisa la dirigente federale. “Adesso, con le attuali conoscenze e la cooperazione internazionale, si può vedere bene che la Confederazione non è un’isola felice e, per di più, che è attraente”.
In più, continua, “si è pensato per lungo tempo che il nostro Paese fosse una retrovia per le mafie ma ora sappiamo che è anche una base operativa”. “Non c’è solo il traffico di stupefacenti: queste sostanze vengono prodotte in Svizzera. Per non parlare dell’esportazione. Siamo a tutti gli effetti una base operativa”.
La collaborazione tra autorità federali e cantonali è dunque fondamentale per individuare e smantellare le organizzazioni criminali in Svizzera. A questo proposito della Valle sottolinea l’importanza dello scambio di informazioni tra le diverse istanze. “Bisogna lavorare assieme, bisogna scambiare le informazioni. Senza questo scambio, che è il fulcro di tutto il nostro lavoro, siamo impotenti”.
Le autorità locali possono dunque svolgere un ruolo cruciale segnalando i comportamenti sospetti, come le frodi dell’IVA o le transazioni immobiliari sospette. Ma si pone la questione delle basi legali. “Nei cantoni molte autorità amministrative hanno timore di fornire informazioni perché non sanno se hanno il potere di farlo”.
Occorre prevenire il pericolo
Per la direttrice dell’Ufficio federale di polizia la presa di coscienza sulla presenza e l’impatto della criminalità organizzata in Svizzera è essenziale per contrastare la sua influenza crescente. “Bisogna prevenire il pericolo, come mi hanno avvertito i colleghi in Belgio e nei Paesi Bassi”, sostiene. “Non bisogna attendere, come hanno fatto loro, perché ora si ritrovano con la criminalità per le strade. Queste organizzazioni si sentono talmente forti che hanno cercato di sequestrare il ministro della Giustizia in Belgio. Cercano d’infiltrarsi nella società civile, non solo nell’economia, ma anche nella politica”, conclude la responsabile della fedpol.
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Il panorama in Svizzera
Secondo quanto aveva rivelato recentemente la polizia federale al settimanale NZZ am Sonntag, sono attualmente almeno 20 le cellule mafiose attive nella Confederazione, per un totale di oltre 400 persone appartenenti alla Mafia siciliana, alla Camorra campana e, in particolare, alla ‘ndrangheta calabrese. Secondo alcune stime, però, questa cifra potrebbe essere molto superiore e aggirarsi intorno a oltre 1’000 individui.
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Gli affiliati alle varie cosche, descrive il rapporto 2019 della Fedpol che riferiva di un centinaio di mafiosi nel Paese, mantengono una presenza discreta, sono spesso integrati e svolgono generalmente un’attività professionale che non si esaurisce in un’effimera copertura.
Fatti di cronaca rivelatori
Un fenomeno che risale nel tempo e che è venuto alla luce in modo evidente con alcuni episodi di cronaca. Quattro omicidi a Basilea nel 1992, attribuiti inizialmente a questioni passionali o motivi personali, avvenuti in due frangenti distinti. Molto più tardi, nel 2021, gli inquirenti ritengono che le due azioni siano state invece veri e propri regolamenti di conti tra componenti di cosche calabresi in conflitto tra loro.
Più o meno negli stessi anni, nel gennaio 1994, furono rinvenuti due milioni di dollari nascosti in un bidone del latte in una fattoria in disuso a Scairolo Vecchio, nel Luganese (canton Ticino). La scoperta avvenne grazie alle rivelazioni del pentito Salvatore Cancemi. Come emerse nell’inchiesta, fu lo stesso boss Totò Riina a ordinare al pentito di nascondere parte dei guadagni del traffico di eroina condotto dai Corleonesi nel cascinale diroccato.
La Svizzera italiana, alcuni anni prima, fu interessata anche da alcune diramazioni dell’inchiesta internazionale Pizza Connection su un vasto traffico di droga e i relativi flussi finanziari.
Tutti fatti che hanno spinto la politica (e il legislatore) a correre ai ripari: è stato introdotto nell’ordinamento elvetico lo specifico reato di riciclaggio (305 bis cp) e nel 1994 quello di organizzazione criminale (260 ter cp), che hanno reso un po’ più complicata la vita di Cosa Nostra e organizzazioni affini.
Queste hanno dovuto modificare la loro strategia ma, al contempo, hanno continuato nella loro attività d’infiltrazione discreta nel tessuto economico e civile elvetico.
L’intervista integrale a Nicoletta della Valle (fedpol) alla trasmissione La Matinale della RTS (in francese).
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