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L’8 marzo all’insegna dell’indipendenza finanziaria

cartello con simbolo femminile formato da fiori multicolore su sfondo bianco
Una giornata che, da sempre, chiede di annullare le disuguaglianze. KEYSTONE

A Berna, Palazzo federale ha deciso di dedicare la giornata internazionale dei diritti delle donne alla sicurezza economica delle lavoratrici, che ancora hanno difficoltà a conciliare lavoro e vita di famiglia.

La giornata internazionale dei diritti delle donne si è celebrata oggi, venerdì, anche a Palazzo federale. La ricorrenza quest’anno è incentrata sul tema dell’indipendenza finanziaria, come ha sottolineato la presidente del Consiglio degli Stati Eva Herzog, che ha invitato oltre 350 donne provenienti da tutta la Svizzera, in rappresentanza di tutti settori economici e sociali e di tutti gli schieramenti politici.

La parità salariale non è ancora stata raggiunta, e inoltre – è stato ricordato – le donne che lavorano a tempo parziale sono il doppio rispetto agli uomini, soprattutto perché sono loro a svolgere la maggior parte del lavoro familiare e di accudimento. Questo si ripercuote di conseguenza sul loro reddito e sulle loro pensioni. Al di là della scelta personale, infatti, ci sono anche ragioni di natura sistemica che spingono le lavoratrici a scegliere questo modello: la disparità salariale, i costi della custodia della prole che ricade all’esterno della famiglia, il diritto fiscale o il sistema pensionistico.

Sciopero delle donne: il nuovo capitolo di una lunga storia

“Affinché le donne possano agire in modo libero e autodeterminato, devono anche essere finanziariamente indipendenti”, ha affermato Herzog nel suo discorso. Ha poi aggiunto che “occorre portare avanti l’impegno per la parità e il dibattito su quale sia la via giusta per raggiungerla. Questo vale sia per la partecipazione sociale e politica sia per la carriera professionale e la libertà individuale”.

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Proteggere meglio le donne

Parte della giornata è dedicata alla sicurezza e alla situazione a livello internazionale delle donne. La Svizzera si adopera affinché la popolazione femminile svolga un ruolo attivo nella prevenzione dei conflitti e nei processi di pace, nella ricostruzione e nella riconciliazione dopo la fine delle guerre, precisa un comunicato. Al contempo le donne devono essere protette meglio, in particolare dalla violenza sessuale. Nel pomeriggio la presidente del Comitato internazionale della croce rossa Mirjana Spoljaric approfondirà in una discussione la situazione delle donne a livello internazionale.

L’8 marzo nel mondo

Sono molte le donne sono scese in strada in tutto il mondo per rivendicare maggiori diritti in questo 8 marzo.

Cortei femminili si sono riuniti per rivendicare la parità e la fine di ogni tipo di oppressione in Italia, Corea del Sud, in Thailandia, nelle Filippine, in Spagna, in Francia, in Lituania, in Pakistan, in Libano, in Russia (ma non solo). Perché “sono ancora troppi i soprusi inflitti alle donne”, conferma il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres: “Milioni di donne e ragazze devono affrontare emarginazione, ingiustizia e discriminazione. E la persistente epidemia di violenza contro le donne disonora l’umanità. La parità è lontana 300 anni, dobbiamo agire più in fretta”.

Diritto di voto: quando le donne facevano campagna contro le donne

Proprio in occasione di questa giornata l’UNICEF ha pubblicato un rapporto sulle mutilazioni genitali femminili, che sono in forte crescita: 230 milioni di donne in tutto il mondo. “Questa cifra è la più alta di sempre”, ha dichiarato Claudia Cappa del’UNICEF. “Allo stesso tempo abbiamo però rilevato che in alcuni Paesi sono stati fatti dei passi avanti e le mutilazioni sono meno comuni rispetto a 30 anni fa”.

La pratica viene ancora portata avanti in circa 30 Stati, per la maggior parte africani. Vi sono sottoposte donne, ragazze e anche bambine piccole, e ciò causa loro gravi problemi psicologici e di salute. L’UNICEF cerca di eradicarla proponendo programmi di educazione per donne e uomini. “Troppo spesso le mutilazioni genitali femminili portano alla morte. È importante che le donne siano coscienti dei rischi che corrono e devono poter dire no”, aggiunge Cappa.

Le donne svizzere hanno dovuto combattere a lungo per avere il diritto di voto

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