Inclusione in azienda? Il vento cambia negli USA, ma non in Svizzera
In Svizzera i programmi che promuovono la diversità non si toccano.
Keystone-SDA
Con il vento politico che è bruscamente cambiato negli USA (in primis la firma di un provvedimento che ribadisce che la nuova politica degli Stati Uniti riconosce solo due sessi: uomo e donna) numerose aziende si sono affrettate a cancellare i loro programmi di diversità, equità e inclusione (Diversity, Equity and Inclusion, DEI). Non in Svizzera.
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Tutte le 20 società dello Swiss Market Index (SMI) – l’indice che comprende le principali imprese quotate alla Borsa di Zurigo – hanno attualmente una strategia DEI, in una forma o nell’altra. Un giro d’orizzonte condotto dall’agenzia AWP mostra che per 18 di loro – gruppi come Nestlé, Novartis, Roche, UBS, Zurich, Lonza, ecc. – l’abbandono di queste pratiche non è un tema; le altre due, Geberit e Richemont, non hanno risposto alle domande sull’argomento.
L’impegno delle grandi aziende varia. In molti casi ruota attorno alla promozione dell’equilibrio di genere, della parità di retribuzione e di un ambiente di lavoro inclusivo. Spesso questi aspetti sono già incorporati nel processo di assunzione. Molte ditte sostengono anche che questi programmi portino benefici e pure vantaggi economici.
Un’azienda con più donne non genera automaticamente più profitti
Più critica è Katja Rost, sociologa all’Università di Zurigo. “Le aziende si impegnano seriamente, ma è ingenuo credere che un’impresa con una percentuale maggiore di donne realizzi maggiori profitti”, spiega all’AWP. “D’altra parte, non fa nemmeno alcun danno”. Ci sono settori che traggono vantaggio dalla diversità. “Sappiamo però anche dalla ricerca che l’omogeneità è positiva in alcuni campi”. Nelle situazioni in cui sono necessarie decisioni rapide e i team devono collaborare intensamente il rischio di conflitto è maggiore con un alto livello di diversità.
Rost vede un problema particolare nelle quote per le donne. In alcuni casi manca semplicemente il personale qualificato per soddisfare determinate quote: di conseguenza, non sempre vengono assunte le persone più adatte. Per la ricercatrice, i programmi DEI sono spesso un modo con cui le società possono posizionarsi nei confronti del pubblico. “Ma quando le norme sociali cambiano, le aziende devono adattarsi”. Questo è esattamente ciò che sta accadendo attualmente negli Stati Uniti. “Quando il gioco si fa duro, le ditte sono opportuniste”.
Negli USA i repubblicani rigettano i programmi DEI
Negli USA per anni le aziende si sono impegnate nella promozione delle donne e nella parità di retribuzione, tra le altre cose. Ma i tempi sono cambiati: oltre Atlantico DEI è diventata una parola non pronunciabile per la destra e il suo approccio viene accusato anche di essere all’origine di sciagure, per esempio i recenti devastanti incendi boschivi di Los Angeles: voci importanti come quelle dell’imprenditore Elon Musk e della giornalista Megyn Kelly hanno accusato i pompieri locali di aver dato priorità alla diversità rispetto al loro compito principale di proteggere la popolazione dal fuoco.
In tale clima acceso, non sorprende che le aziende statunitensi stiano tagliando i loro programmi di diversità. Il gigante del software Microsoft, il produttore di motociclette Harley Davidson, la casa automobilistica Ford, la catena di fast food McDonald’s e il conglomerato industriale Deere & Co, tutti hanno ridotto o completamente sospeso i loro programmi DEI, in parte a causa delle pressioni dei clienti. Anche Meta – la società madre di Facebook, WhatsApp e Instagram – ha recentemente creato scalpore: non solo l’azienda rinuncerà in futuro ai fact-checking sulle sue piattaforme, ma anche il programma sulla diversità verrà eliminato come parte del cambiamento di strategia. In un’intervista rilasciata all’emittente statunitense CBS News, la vice-responsabile delle risorse umane Janelle Gale ha giustificato questa scelta con i cambiamenti del panorama giuridico e politico.
Vi sono però anche gruppi americani che non seguono le nuove tendenze. L’azienda produttrice di smartphone Apple e la catena di grandi magazzini Costco rimangono ancorati alle loro misure per promuovere la diversità, l’uguaglianza e l’inclusione, nonostante i forti venti contrari. In risposta a una proposta di revisione avanzata da azionisti Apple ha scritto: “Ci sforziamo di creare una cultura di appartenenza in cui tutti possano dare il meglio di sé”.
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