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In aula per tentato assassinio la sedicente jihadista

Piazza Dante a Lugano, sede del grande magazzino Manor dove avvenne il tentato assassinio.
Il luogo del tentato assassinio a Lugano. Keystone / Pablo Gianinazzi

Inchiesta chiusa: è in arrivo il processo per la sedicente jihadista che il 24 novembre 2020, al quinto piano della Manor di Lugano, accoltellò due donne, definendolo poi un atto terroristico premeditato. 

Gli inquirenti ne sono tuttora convinti, al di là dei dubbi legati ai disturbi di cui soffre la giovane. Settimana scorsa la procuratrice federale Elisabetta Tizzoni ha chiuso l’inchiesta, prospettando appunto il rinvio a giudizio anche per violazione della legge che vieta i gruppi Al Qaeda e Isis.

In aula, al Tribunale penale federale di Bellinzona, la 29enne dovrà rispondere pure di tentato assassinio (subordinatamente, tentato omicidio) e lesioni gravi. Senza dimenticare – circostanza mai emersa prima – l’esercizio illecito della prostituzione, che avrebbe commesso attraverso dei siti di incontri.

A suo favore il perito psichiatrico ha ravvisato una scemata imputabilità di grado medio (alto il rischio di recidiva). Quanto al movente, proprio l’esperto ha rilevato, oltre alle dichiarate simpatie jihadiste, altri fattori che potrebbero avere influito sul comportamento della donna.

L’atto d’accusa giungerà a breve, anche perché la difesa (da noi contattata) non intende inoltrare istanze probatorie. L’avvocato Daniele Iuliucci contesta l’ipotesi di tentato assassinio, e ribadisce: non si è trattato di un atto terroristico.

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