Primi segnali di ripresa del commercio estero
Il commercio estero svizzero dà segnali di timida ripresa, dopo il netto calo di aprile sulla scia della pandemia di coronavirus. In maggio, le esportazioni sono ulteriormente diminuite ma in misura assai più moderata (-1%) mentre le importazioni sono cresciute di quasi il 10%, secondo quanto pubblicato giovedì dall'Amministrazione federale delle dogane (AFD).
In termini nominali, l’export ha ceduto per la precisione l’1,2% a 16,5 miliardi di franchi. Le importazioni hanno invece registrato una progressione del 9,8% a 13,6 miliardi (dati destagionalizzati). In termini reali, cioè al netto dell’effetto dei prezzi, le variazioni si sono attestate rispettivamente a -0,2% e +13%.
Entrambi i dati assoluti sono a un livello nettamente inferiore a quello registrato in marzo, quando il valore delle merci in uscita sfiorava 19 miliardi e quelle in entrata i 16. In aprile era poi avvenuto il crollo, con -12% e -22%. La bilancia commerciale ha chiuso in maggio con un’eccedenza di 2,8 miliardi di franchi.
A livello regionale, la flessione nelle esportazioni ha interessato soprattutto l’Asia (-14% a 3,1 miliardi) e il Nord America (-3% a 3,3 miliardi). Verso l’Europa, si è invece assistito a un incremento del 3% sulla scia del principale Paese di sbocco delle esportazioni svizzere, la Germania (+7% a 3,2 miliardi). L’export verso Italia e Francia, sceso in aprile ai livelli più bassi in circa 20 anni, si è ulteriormente ridotto: -16%, rispettivamente -11%.
Sul fronte delle importazioni, sono in crescita Asia (13% a 3,1 miliardi) ed Europa (12% a 9,6 miliardi), dove spicca la ripresa dell’attività con Italia (+32%) e Francia (+18%). Il Nordamerica segna invece una diminuzione del 12%, ma su valori contenuti (0,8 miliardi).
America Latina, Africa e Oceania hanno, per il commercio estero svizzero, rilevanza limitata: eccetto le esportazioni verso il Sudamerica (445 milioni di franchi), nessun valore di import-export per un intero continente supera i 250 milioni.
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