Il taglio della BNS, una buona notizia per proprietari di case e inquilini
La riduzione del tasso guida avrà effetti positivi sull'economia, soprattutto quella d'esportazione, ma anche per i titolari di ipoteche e locatari. I commenti degli esperti/e.
La mossa della Banca nazionale svizzera (BNS), che ha allentato la stretta monetaria riducendo di un quarto di punto il tasso di riferimento all’1,5%, ha colto di sorpresa analiste e analisti finanziari.
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Il contesto particolare elvetico, connotato da un’inflazione relativamente bassa – a febbraio è scesa all’1,2% – rispetto all’Eurozona – e dalla forza del franco ha dischiuso maggiori spazi di manovra che le autorità monetarie di Berna hanno immediatamente colto. Una decisione che anticipa analoghi interventi attesi nei prossimi mesi anche dalla FED statunitense e dalla Banca centrale europea (BCE).
L’obiettivo non era quello di anticipare la FED e la BCE, ma di prendere una decisione al “momento giusto” per la Svizzera, ha affermato davanti ai media a Zurigo il presidente uscente della BNS Thomas Jordan. Si tratta di garantire “le condizioni monetarie adeguate”, in considerazione del fatto che dal giugno 2023 i prezzi al consumo hanno continuato a scendere in Svizzera, evoluzione questa che rientra ampiamente nell’obiettivo di un rincaro contenuto tra lo 0 e il 2% perseguito dalla BNS.
Le analiste e gli analisti, la maggior parte dei quali sono stati colti di sorpresa, tendono a riconoscere una certa logica nell’iniziativa dell’istituto di emissione. Nella sua valutazione la BNS ha dato maggiore peso alle cifre contenute dell’inflazione che alle ragioni della prudenza, ha osservato l’economista di UBS Alessandro Bee. Un passo che i suoi colleghi attribuiscono anche all’apprezzamento, in termini reali, del franco.
Fase di riassestamento
La situazione difficile vissuta dalle imprese attive sui mercati esteri ha rappresentato un argomento ulteriore in favore dell’abbassamento del tasso di riferimento e di una valuta elvetica più debole in futuro, ha scritto Karsten Junius, della banca Safra Sarasin.
“Non parlerei di una tendenza ma piuttosto di una fase di riassestamento”, ha indicato prudentemente Sascha Kever (PKB Private Bank), secondo il quale si tratta di trovare il giusto bilanciamento, laddove i tassi sono neutrali, tra controllare l’inflazione e stimolare la crescita. “I nostri modelli di PKB mostrano un tasso neutrale tra l’1 e l’1,25% e mi attendo che la BNS possa procedere a ulteriori tagli una – o forse due volte – dei tassi entro la fine dell’anno”.
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L’inflazione fa meno paura, tassi giù all’1,5%
Per i consumatori, aggiunge Sascha Kever, che “hanno subìto l’inflazione in maniera importante, con prezzi che, come abbiamo visto tutti, sono lievitati”, dovrebbero beneficiarne poiché “i costi di finanziamento, tra cui le ipoteche che fanno da riferimento agli affitti, dovrebbero continuare nella discesa che è già iniziata”.
Mossa non del tutto inattesa
“Non ce lo aspettavamo al 100%, ma non lo avevamo neanche escluso”, sostiene invece Gianluigi Mandruzzato, economista della banca EFG. Secondo mandruzzato si era notato che, con il rallentamento dell’inflazione, scesa intorno all’1% e la crescita debole degli ultimi tre trimestri, “le condizioni macroeconomiche erano già state raggiunte per almeno considerare una riduzione dei tassi”.
Va comunque sottolineato, ha continuato l’esperto finanziario, che i fondamentali dell’economia svizzera, in particolare quelli relativi al tasso di cambio “sono ancora solidi e nel medio termine continuano a favorire un franco che rimane forte, se non più forte di quello che ad esempio quota quest’oggi”. L’effetto, ha precisato, è destinato a riverberarsi immediatamente sui costi delle ipoteche, soprattutto per quelle a tasso variabile o quelle di nuova stipula.
Per quanto riguarda gli affitti, “probabilmente ci vorrà un po’ più di tempo e forse qualche altro taglio dei tassi” per vedere un effetto più evidente sull’indicizzazione degli stessi. “La buona notizia” è però che con la mossa di oggi “ulteriori aumenti dei tassi sono in pratica scongiurati”.
Rimbalzo sui mercati
Del resto l’allentamento monetario della BNS non ha tardato a produrre i primi effetti sulla divisa svizzera, che è sensibilmente arretrata rispetto all’euro e al dollaro. Verso le 12:40 la moneta unica si era già apprezzata dello 0,6% a 0,9742 franchi, vale a dire su livelli osservati nel mese di luglio del 2023, e il biglietto verde dello 0,7% a 0,893 franchi.
Anche le quotazioni dei listini alla Borsa di Zurigo sono lievitate oltre l’1% per poi ripiegare leggermente nella seconda parte della giornata.
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