Il ritorno delle farine animali (all’origine della mucca pazza)
Le farine animali, bandite in seguito alla crisi legata al morbo della mucca pazza negli seconda metà degli anni Novanta, stanno per fare il loro ritorno negli allevamenti. L'Unione Europea ha deciso di reintrodurle concedendo di usarle nei mangimi per talune categorie di animali e la Svizzera potrebbe fare lo stesso entro breve.
La modifica di un allegato del regolamento UE che vietava la somministrazione di proteine animali trasformate (PAP) agli animali d’allevamento non ruminanti diversi dagli animali da pelliccia è stata adottata lo scorso giugno dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo. La nuova versione ne autorizza – in estrema sintesi – l’uso nell’alimentazione di pollame e suini vietando però il cosiddetto “riciclaggio intraspecie”. I mangimi con scarti animali resteranno inoltre vietati per i bovini, per evitare l’insorgere di encefalopatie.
L’Unione svizzera dei contadini, come conferma il direttore Martin Rufer, è favorevole a poter usare gli scarti di macelleria. “L’utilizzo di questi sottoprodotti di origine animale avrebbe senso da un punto di vista ecologico: da un lato si chiude un ciclo, dall’altro potremmo in parte sostituire i mangimi importati ad esempio la soia”, afferma.
I produttori di mangimi, da parte loro, vedono alcune difficoltà pratiche, data la necessità di garantire produzioni separate, ma la via è percorribile anche per i consumatori. “Queste preziose materie prime vanno integrate nella catena alimentare, altrimenti – sottolinea Sara Stalder direttrice della Fondazione per la protezione dei consumatori SKS – si devono importare moltissimi altri prodotti”.
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