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Il numero di ricoveri ospedalieri in Svizzera continua a crescere

infermiera spinge letto di ospedale
Keystone-SDA

Il numero di ricoveri stazionari negli ospedali svizzeri l'anno scorso è stato di 1,5 milioni, in crescita dello 0,9% rispetto al 2022, mentre il numero di visite ambulatoriali è leggermente diminuito passando nel giro di 12 mesi da 24,4 milioni a 23,9 milioni.

Lo ha comunicato martedì l’Ufficio federale di statistica (UST) aggiungendo che i nosocomi hanno registrato una perdita di esercizio di 0,8 miliardi, più ampia del 2022, e impiegano quasi la metà dei medici e un terzo del personale di cura diplomati all’estero.

La flessione nelle visite ambulatoriali è riconducibile al fatto che circa 0,6 milioni di quelle effettuate nel 2022 erano correlate esclusivamente alla tariffa pandemica, precisa la nota.

Allo stesso tempo, secondo l’UST, nel 2023 i costi operativi hanno continuato ad aumentare – di circa 2,2 miliardi di franchi rispetto all’anno precedente. Complessivamente, gli ospedali hanno registrato costi di 36,1 miliardi di franchi e ricavi di 35,3 miliardi: l’esercizio annuale ha quindi chiuso con una perdita di 0,8 miliardi per l’insieme dei nosocomi, di cui 743 milioni di franchi per gli ospedali di cure generali e 41 milioni di franchi per le cliniche specializzate. L’anno precedente, gli ospedali avevano registrato una perdita di 288 milioni di franchi.

Dipendenza dagli specialisti stranieri

Nel 2023 gli ospedali svizzeri hanno impiegato il 2,7% in più di personale rispetto al 2022 – l’equivalente di 4960 posti a tempo pieno – per un totale di 185’800 posti a tempo pieno. Per il loro funzionamento i nosocomi fanno affidamento in ampia misura su professionisti con qualifiche estere: quasi la metà (45,6%) di medici che vi lavora e quasi un terzo del personale di cura (31,9%) ha conseguito le proprie qualifiche all’estero. Entrambe queste quote sono leggermente aumentate rispetto al 2022.

Nel caso dei medici, il 19,3% aveva conseguito un diploma in Germania, il 3,1% in Francia, il 5,1% in Italia e il 16,9% in un altro Paese. Nel caso del personale di cura, i diplomi erano prevalentemente francesi (12,3%), seguiti da quelli tedeschi (8,6%) e da quelli italiani (2,0%), mentre quelli ottenuti in un altro Paese erano il 7,5%.

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